Lonate, marcia per la legalità. Alla ‘ndrangheta un calcio nel sedere

Lonate marcia legalità rosa

LONATE POZZOLO – Gli onesti sono di più. E’ lo slogan scritto, ma forse varrebbe la pena di dire inciso, sui cartelli sventolati dai partecipanti alla fiaccolata che questa sera, martedì 9 luglio, ha attraversato Lonate Pozzolo per dire no alla ‘ndrangheta. Cinquecento persone, forse di più, hanno simbolicamente abbracciato il municipio, manifestando la loro ferma condanna alla presenza delle cosche, così come appare dall’inchiesta della procura di Milano che, nei giorni scorsi, ha fatto piazza pulita dei veri o presunti boss che hanno messo radici nell’area di Malpensa, eleggendo Lonate come base principale delle loro attività criminose.

Gli onesti sono di più

Una condanna e una risposta a chi dipinge il paese e l’intera zona come territorio dominato dai clan. Invece, gli onesti sono di più. Orgogliosamente di più, pronti a testimoniare con atti e parole la distanza abissale che separa la stragrande maggioranza dei cittadini dalla melma mafiosa. Che si intreccia, purtroppo, con il malaffare politico, se non lo pervade lo avvicina, lo sfiora e, in qualche modo, lo condiziona. Due inchieste, Mensa dei poveri e Krinisa, nate anche dalle rivelazioni di un ex sindaco lonatese, Danilo Rivolta, mentre era agli arresti; due inchieste che sporcano l’immagine e il tessuto stesso delle comunità locali. Le quali si ribellano e, mettendoci la faccia marciando come questa sera su input dell’amministrazione civica e della sindaca Nadia Rosa, ripropongono, anzi, ostentano le cifre della correttezza e, appunto, della legalità.

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Busto e Gallarate assenti ingiustificate

Bisognerebbe ora parlare di chi c’era, dei sindaci di Somma Lombardo (Stefano Bellaria), Ferno (Filippo Gesualdi) e Samarate (Enrico Puricelli), del vice sindaco di Varese Andrea Civati, dell’assessore regionale Riccardo De Corato, dei rappresentanti dei partiti, a cominciare da Fratelli d’Italia, toccato nel profondo con l’arresto di un suo consigliere comunale a Ferno. Invece parliamo degli assenti. Di Busto Arsizio e Gallarate, che non hanno aderito, quanto meno non c’erano in forma ufficiale questa sera. Perché? Eppure, le due città principali del territorio hanno maggiore voce in capitolo e ragioni profonde per affrancarsi recisamente dal malcostume imperante. Un vuoto che si è fatto notare, benché ci diranno che da Gallarate è arrivata l’assessore Francesca Caruso, senza però le insegne istituzionali e soltanto in rappresentanza del suo partito, FdI. Transeat.

I discorsi del sindaco e del parroco

Significativi i discorsi conclusivi di Nadia Rosa e del parroco don Gianbattista Inzoli. Un doppio, preciso richiamo a non nascondersi, al coraggio della denuncia e, quindi, di farsi sentire. Un no urlato all’omertà. Don Gianbattista ha citato papa Francesco, un suo discorso dedicato proprio al desiderio di opporsi alla delinquenza, agli illeciti, alle mafie. Nadia Rosa si è soffermata sulla cifra migliore di Lonate Pozzolo, sulla necessità impellente di scrollarsi di dosso pregiudizi e cattiverie per affermare il loro opposto. Impresa tutt’altro che facile alla luce di quanto accaduto e scoperto dalla magistratura e dalle forze dell’ordine. Ma anche un impegno al quale non si può derogare.

Largo agli onesti, insomma. E ai disonesti un “calcio nel sedere”, come propone, semplificando, Modesto Verderio (Grande Nord), lonatese doc che, nella sua semplificazione, tutto sommato offre una soluzione. Metaforica fin che si vuole, ma sotto sotto nemmeno tanto.

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