Malnate e il caso maglietta. L’ideatore: «Lasciate il sindaco fuori dalle polemiche»

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Riceviamo e pubblichiamo due contributi in merito al “caso” della maglietta indossata dal sindaco di Malnate Irene Bellifemine, che ha scatenato una polemica politica in consiglio comunale.

Sono qui per esprimere tutto il mio rammarico per essere stato la causa inconsapevole di tutto questo “rumore”. Ora vi voglio raccontare la vera storia di come è nata la maglietta, oggetto di questa mozione. Sono io, si, il ragazzo che ha preso a cuore il campetto di Viale delle Vittorie, dove ha giocato notte e giorno ai tempi, un campetto che mi ha sempre insegnato, nonostante le difficoltà che ho passato da giovane (e chi mi conosce sa di cosa sto parlando), che nella vita bisogna sempre raggiungere un obiettivo.
Da 14 anni non abito più a Malnate, il paese che mi ha visto crescere di cui andrò sempre fiero, ma vi assicuro che io ci vivo ancora qui, con tutto il mio cuore, anche se da poco se n’è andata l’ultimo pezzo della mia famiglia che mi legava a voi, i cittadini di Malnate.
Ho sempre reputato VOI cittadini veri e capaci di dare tanto per sostenere il proprio paese, dal “buongiorno” alla mattina, anche se neanche ti conosco, al “la aiuto io signora a portare la spesa”. Io, almeno sono sempre stato così, perché? Perché me l’ha insegnato mia mamma Gloria. Non ho mai avuto un padre, ma mia mamma mi ha insegnato a vivere, ma soprattutto ad aspirare al meglio per me e per la comunità. Ho preso a cuore così il Bellavista, un parco bellissimo che è stato la mia casa per anni da giovane e vi assicuro che dormire lì, quest’anno, durante il torneo, è stata una delle esperienze più significative della mia vita.
Ci ho messo l’anima per collaborare a restaurarlo, Carola sa quanto. Dopo il restauro sono stato chiamato dai ragazzi della 167: “Ciao Chris, sono Mattia, abbiamo visto come vi siete presi cura del Bellavista e vorremmo capire se fosse possibile restaurare anche il nostro campo, da anni abbandonato”.
Subito mi sono prodigato per questo, quella zona merita una “via di fuga”, un obiettivo, lo stesso che ho avuto io la fortuna di avere da giovane quando dovevo scegliere tra una strada o l’altra. Tutti ci arriviamo prima o poi a questo bivio nella vita.
Preventivi su preventivi, per spuntare i prezzi migliori per il restauro e nel frattempo passano 2 anni. Nulla si muove. Capisco quanto sia importante gestire il budget comunale nel modo migliore, soprattutto durante il periodo Covid. Intanto si amplifica la fama del rinnovato Bellavista Playground, parlando la stessa lingua dei giovani, Facebook e Instagram.
Il campetto di Malnate si ripopola così, dopo anni da incompreso.
Arriviamo quindi al primo trofeo 3×3, dopo esattamente 29 anni da quel primo torneo in onore dell’amico Riccardo Frangi.
Dopo il successo della prima edizione, mi balena in testa un’idea: perché non coinvolgere la comunità nel prossimo torneo nel rinnovo di tutti i campetti di Malnate? Un qualcosa tipo “se il campetto è cambiato tutti possono cambiare”. E come arrivare ai giovani? Parlando ancora la loro stessa lingua.
Nei campetti, non so se lo sapete, esiste da sempre la “parlata sporca”, il cosiddetto “Trash Talking”, per esprimere tutto il desiderio di arrivare a tutti i costi al tuo obiettivo. Dopo un canestro verso l’avversario “AND1” significa “ancora uno, un passo avanti, un passo più vicino al mio traguardo”.
E allora perché non creare delle magliette che parlino proprio questa lingua, per risvegliare in tutti noi Malnatesi e non, la voglia di partecipare a una raccolta fondi per costruire insieme qualcosa per il nostro paese, il paese dei giovani? E così, passa un anno della mia vita speso per questa iniziativa, a disegnare magliette fino alle 2 di notte, fare e rifare fino ad arrivare a ben 12 design diversi per questa raccolta fondi, che è stata chiamata “Malnate Playground Remake”.
Ho deciso perciò nei giorni del torneo di esporre materialmente i 12 design facendo scegliere, a chi voleva partecipare alla raccolta fondi, il modello e la taglia.
Purtroppo, essendo un’iniziativa totalmente privata, anche se avrei voluto, non disponevo della forza economica per avere già pronte diverse magliette in larga scala, causa soprattutto la scelta design e l’incognita taglie, ma dovevo inventarmi qualcosa, per sostenere questa iniziativa. E allora mi sono detto “perché non fare indossare da persone presenti nello staff organizzativo queste magliette con delle frasi create apposta per loro?”
Ho ideato quindi delle magliette con design creati ad hoc, anche ad esempio per il capitano di Varese Basket Giancarlo Ferrero e per il nostro chef Sergio Barzetti, che hanno accolto l’iniziativa con grande entusiasmo, realizzando insieme un video promozionale, molto gradito.
Ho perciò pagato di tasca mia 25 magliette con design dedicato tra cui 15 per la scuola di ballo 167, che ha partecipato con una splendida esibizione gratuita ed il resto per lo staff partecipante in quel giorno.
Tutti insomma dovevano capire che era un messaggio forte alla comunità.
Ve lo confesso, è stato un anno sofferto questo per me, ho dovuto creare questi design proprio nell’anno in cui mia mamma si è aggravata e poi è mancata.
C’è stata però una persona che vi voglio far riscoprire, una persona che non vi dirà mai questo perché le vere Signore sono così, una Signora che mi è stata particolarmente vicina.
Una persona che in questi anni ho imparato a conoscere e ad apprezzare, a partire dalla nascita di mio figlio 5 anni fa, quando ha accompagnato mia moglie nel corso pre-parto e nei primi mesi di vita del nostro bambino, che a causa della prematurità, non sono stati una passeggiata. Lei ci ha dato consigli e incoraggiamento.
In seguito, mi ha sempre supportato, ma soprattutto omaggiato contro tutto e tutti, una persona che risponde ai miei messaggi da rompiscatole alle 6:00 del mattino, una persona che ti manda una sincera e personale lettera di condoglianze a casa dopo la morte di una mamma, una persona che sa ascoltare NOI, il suo paese. È difficile essere sindaco di qualsiasi paese, voi lo sapete meglio di me. Il sindaco è il paese ma il sindaco è anche, scusate il termine ,“il pisciatoio delle critiche e delle lamentele”.
Non crediate che io, da ex concittadino, non legga tutti i giorni quei brutti commenti sui social rivolti gratuitamente senza sapere cosa c’è dietro alla fatica di pensare a tutto.
Io, ve lo dico chiaramente, anche se ho le palle, non sarei in grado di fare il sindaco. Credetemi, ci vogliono altro che due palle per farlo.
Ecco finalmente spiegato, che vi piaccia o no, il design della maglietta indossata da Irene. Sono stato io a pregarla fortemente di indossarla, lei, l’ho letto nei suoi occhi di “pisciatoia di critiche”, non avrebbe voluto.
L’ho pregata di farlo per 3 motivi:
Il Primo era perché serviva per una buona causa, soprattutto per creare qualcosa che potesse dare una sana opportunità di svago a quei ragazzi (non vi nascondo che quel giorno Mattia e i 167 c’erano, hanno partecipato attivamente e sportivamente al torneo e hanno partecipato anche alla raccolta fondi acquistando alcune magliette);
Il secondo per dare maggiore visibilità all’iniziativa;
il terzo, naturalmente di cui Irene era all’oscuro, ma il più importante, era perché penso veramente che nessun altro l’avrebbe potuta indossare, soprattutto con lo stemma di Malnate.
Ora capite quanto vale per me quello stemma, ma soprattutto quanto vale la persona che lotta tutti i giorni per quello. Voglio perciò scusarmi in prima persona per aver usato inappropriatamente, ma in buona fede, quello stemma. Credetemi, lasciate fuori Irene da tutto questo, perché ha solo esaudito una mia richiesta di cittadino e, come un sindaco con le palle deve fare, non si è tirata indietro, vista la causa.
Quella maglietta l’ho creata io e quello stemma ce l’ho messo io e oggi sono qui per prendermene tutte le responsabilità, come mi ha sempre insegnato mia madre. Punto.
Ricordo a voi tutti, comunque, che quel giorno TUTTO era, tranne che una cosa politica, quindi per me, assodata la buona fede, il nostro stemma meritava eccome di essere sul campo, al Bellavista, per lanciare quel forte messaggio di sostenibilità verso tutta la comunità.
Non vi nascondo che quando rientro a Malnate in questi giorni, per svuotare casa di mia mamma, ogni persona che incontro fa complimenti a me e al Comune per questo evento e soprattutto per la grande iniziativa proposta.
I complimenti sono arrivati anche da Varese, dall’organizzazione “Basket Siamo Noi”, da cui sono stato appena contattato per replicare a Varese con un torneo a settembre al campo di Casbeno e per poter continuare la raccolta fondi per il rifacimento del campetto di Giubiano…
Complimenti che sono giunti già alla prima edizione, dal mio amico nonché sindaco di Varese, Davide Galimberti, anche lui giocatore di basket e mio compagno di classe ai tempi dei Salesiani.
Non dimentichiamoci poi che il tutto ha avuto anche un ottimo riscontro mediatico oltre che partecipativo, tra gli iscritti, c’erano ragazzi di Cantù, di Firenze e di Milano, per citarne alcuni.
Ha elevato Malnate, e soprattutto quello stemma, motivo di discussione oggi, addirittura in tutta Italia. A conferma del successo dell’iniziativa che ha ampiamente oltrepassato i confini di Malnate, sono stato contattato personalmente dall’associazione italiana 3 contro 3 per inserire i nostri finalisti nel torneo nazionale Italia 3 × 3 a Roseto degli Abruzzi.
La loro associazione ha seguito tutti i nostri post e svariati sono stati i complimenti che abbiamo ricevuto per tutta l’eccellente organizzazione, per la raccolta fondi (sono molto piaciute le nostre magliette) ma soprattutto per lo spettacolo di campo creato in questo nostro splendido Comune italiano. Quindi adesso la palla è a voi: spendiamo le nostre energie per essere utili e costruire qualcosa di buono per la nostra Comunità, nient’altro.
Partecipate alla raccolta fondi, organizzata esclusivamente da me come privato cittadino, con il supporto di Varese Sport, i cui ricavi saranno interamente devoluti attraverso l’acquisto di attrezzature sportive al Comune di Malnate. Vi invito a dare un’occhiata presso Graphic Store in via Kennedy, chiedendo di Fabiola che vi mostrerà i design e le magliette da scegliere e ….sfoggiatele! Vi assicuro che lo stemma sulla maglietta di Irene sarà l’ultima cosa che noterete.
Di me cosa posso dirvi, mio nonno mi ha sempre insegnato in tutte le cose di metterci l’anima ma poi, ve l’assicuro, l’anima vien da sé.
Un’ultima cosa: datemi retta, ascoltate i giovani, mettetevi al loro pari, scendete in campo con loro, non abbiate paura, abbiate le palle, anche a costo di quello stemma, oggi è un mondo difficile e delicato per loro ma dobbiamo fare di tutto per aiutarli…perché? perché loro sono il nostro futuro, ma soprattutto saranno loro la vostra Malnate.
Questo sono io, questa è la mia parola e ve la lascio qua. Grazie a tutti voi per avermi dato questa opportunità.

Christian Henry, ex cittadino di Malnate

Ho partecipato alla seduta del consiglio avente al punto primo dell’odg la maglietta ironica con il logo comunale indossata dal sindaco all’evento di basket del campetto bellavista del 17 e 18 giugno 2023.
Bene… da cittadino e uomo di sport ne esco avvilito e depresso. Vi ho visto dibattere per due ore sul nulla , tristemente concentrati e contorti nel cercare di giustificare la mozione e le successive (ed assurde) motivazioni al voto. Siete ricurvi e non vi accorgete che ciò che state dibattendo non ha peso rispetto alla qualità del contesto generale. Solo voi vi siete accorti di quel logo caricaturale inserito nella maglietta (creata, come le altre, per raccogliere fondi a favore della riqualificazione di altri campetti malnatesi). Tutti gli altri, la gente che vi vota, ha vissuto due giorni di sport e di festa organizzati con estrema qualità ed attenzione alla comunità, nell’interesse dell’INTERA Malnate.
Voi giocate le partite più brutte e tristi, correte le gare più noiose ed attendete di vincere sulle cadute , anche involontarie, dell’avversario.
Non avete il coraggio e la forza dei grandi atleti, quelli veri di tutti i livelli, che si sfidano sulle grandi montagne, sui temi importanti. Non avete la capacità di volare più alto, non avete idea di cosa significhi vincere sul campo, tentate le vittorie al VAR, perfettamente allineati ai modi della società moderna e alla politica che guarda sempre più alla soddisfazione personale e meno all’interesse della comunità. Ne esce uno spettacolo deprimente, con sempre meno appeal, che non interessa più a nessuno se non a chi non ha altre soddisfazioni personali o agisce ancora condizionato da arcaiche logiche di partito.
Nelle vostre citazioni parlate di esempi… bene, l’esempio datomi l’altra sera è di come si possa spegnere in due ore di scambi tennistici tra pallettari di bassa lega l’entusiasmo di un gruppo di cittadini amanti dello sport e di tutta la sua enorme potenza nella comunicazione dei veri valori di vita
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Andrea Veronesi