Malpensa, il turismo e la provincia di Varese chiusa per ferie

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Suggestioni delle provincia di Varese. Che ad agosto chiude per ferie

Varese Land of tourism, recita lo slogan che, in lingua inglese per internazionalizzare il messaggio, ammicca soprattutto ai passeggeri di Malpensa. Che Varese e la sua provincia siano davvero “terra di turismo” è probabilmente vero in parte. Perlomeno sulla carta e, anche, per via dei suoi quattro – ben quattro – siti Unesco, cioè patrimonio dell’umanità. Manco a dirlo, patrimonio di tutti noi che vi abitiamo attorno e che, forse forse, li conosciamo per sentito dire. Senza dimenticare gli scorci da cartolina che offre il Varesotto, sui quali si sono soffermati scrittori, poeti e pittori. Uno su tutti, Sthendal, estasiato dalla vista che ha potuto godere dal Sacro Monte: “… al calar del sole, noi vedemmo sette laghi. Credetemi amici, ho potuto girare in lungo e in largo Francia e Germania senza ricavare simili sensazioni”. Sarebbero sufficienti le parole del grande autore francese per chiudere ogni discorso sulle bellezze di questa nostra “terra di turismo”.

Invece, lo apriamo, il discorso. Cominciando da Malpensa, l’aeroporto della brughiera che, in molti, considerano volano per la promozione della provincia di Varese e non solo. Da lì passano milioni di persone ogni anno, con punte di presenze proprio in estate, esattamente in agosto. Dovremmo essere capaci di intercettarne una parte, dirottandola nelle nostre città e nei nostri “luoghi del cuore”. D’accordo, chi atterra sulle piste dello scalo varesino pensa di essere a Milano (dove, se no?), non sa di aver toccato aree dei comuni di Lonate Pozzolo, Somma Lombardo, Samarate. Il primo cartello toponomastico che incontra uscendo dal terminal 1 è quello di Ferno. “What is, Ferno?”. Appunto, Ferno cosa? Milano, caso mai. Per il passeggero americano, giapponese, cinese, una volta anche russo, la brughiera è periferia del capoluogo lombardo. Punto.

Poi, è vero, i numerosi alberghi cresciuti in fretta in funzione dello scalo dichiarano a volte il tutto esaurito, ma sono circostanze dovute alle attese del volo, presenze spesso momentanee e casuali o, appunto, obbligate dalle necessità di partenze posticipate. Niente a che vedere col turismo in senso stretto. Ma se ci fosse – e c’è – chi intende trascorrere qualche ora nelle vicine Busto Arsizio, Gallarate, Varese? Beh, la “land of tourism” ad agosto chiude per ferie. Che ci va a fare un cittadino del Nebraska a Gallarate o a Busto in una sera d’agosto? Che cosa può attrarlo? La basilica, un palazzo? Al massimo trova qualche bar aperto in centro, poche pizzerie, ancora meno ristoranti. Per non dire dei musei, delle occasioni di svago, ludiche o culturali che dir si voglia. Non prendiamoci in giro, la provincia di Varese non ha una reale vocazione turistica, perlomeno non l’ha ancora realizzata appieno. Forse non ne sente l’esigenza o, molto più semplicemente, ha una classe dirigente che coltiva altre priorità. E ad agosto, come tutti, dichiara forfait.

Alcuni anni fa, poco prima del Covid, la Camera di Commercio lanciò una campagna promozionale proprio a Malpensa. Turismo a tutto tondo nel Varesotto. I risultati, secondo il centro studi camerale, furono abbastanza confortanti. Ma nel conto è doveroso includere il turismo sportivo, legato cioè a manifestazioni di settore, come il turismo d’affari. Il grosso del turismo, diciamo così, tradizionale è concentrato sui laghi. Il Maggiore, evidentemente. Con la sponda grassa, quella piemontese, a farla da padrona. Perché è lì, verso Arona e Stresa, che si dirigono in maggioranza i turisti in uscita da Malpensa. Se non altro, oltre alle suggestioni dell’intorno, sanno di trovare attività e attrazioni a loro dedicate. E’ lì che va a segno quell’altro gioco di parole, sempre in rigoroso, sussiegoso e inutile inglese, coniato all’ombra del Sacro Monte: “#Do youLake?”. Ti piace il lago? In provincia di Varese la risposta è scontata: mi piace, purché non sia agosto.

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