Malpensa, il ministero approva il Masterplan ma boccia l’ampliamento della Cargo City 

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MALPENSA – Le voci che si rincorrono da mesi vengono confermate oggi, 8 giugno, dal decreto ufficiale del ministero dell’Ambiente. Viene espresso «giudizio positivo sulla compatibilità ambientale del “Masterplan 2035” dell’aeroporto di Milano-Malpensa», ma viene bocciato l’ampliamento del sedime e dunque il consumo di suolo previsto per fare spazio ai nuovi capannoni della Cargo city. 

Le condizioni ambientali 

Per il gestore aeroportuale si tratta di una notizia storica. Dopo il primo tentativo andato a vuoto dieci anni fa ora ha il via libera per mettere in atto il Piano industriale di espansione previsto fino al 2035.
Per Sea la nota amara è che «devono essere ottemperate le condizioni ambientali di cui al parere della Commissione tecnica e del ministero della Cultura».
Ed è proprio il Mic, nelle sue osservazioni, a stoppare l’ampliamento di Cargo City, consentendo di fatto l’edificazione di nuovi capannoni soltanto all’interno dell’attuale sedime. Si legge infatti: «Non è ammessa la soluzione “7“ che impegnerebbe un’estesa porzione della “Brughiera del Gaggio“ o “Brughiera di Tornavento” con la conseguente modifica del tracciato della Sp 14; dovranno essere percorse le alternative già prefigurate, più aderenti all’attuale perimetro aeroportuale, quali quelle denominate “2“ e “2a”».

La posizione di Sea 

La posizione di Sea è delineata ormai da mesi. Se il parere da parte della Commissione ministeriale di Valutazione di Impatto Ambientale al Masterplan da un lato viene considerato un positivo segnale per il futuro dell’aeroporto di Malpensa, perché mette il gestore nelle condizioni di adeguare progressivamente le infrastrutture dell’attuale sedime, accompagnando la crescita del traffico passeggeri, previsto in oltre 40 milioni nel 2035, dall’altro non autorizza l’espansione programmata nelle aree a sud per ospitare quelle nuove destinate alle merci. Un mancato via libera che non consentirà quindi all’aeroporto di accogliere tutta la potenziale crescita del relativo traffico previsto al 2035.
Le alternative di sviluppo, interne all’attuale sedime, indicate dalla Commissione Via, come scritto nella documentazione presentata da Enac e Sea in sede ministeriale, erano state attentamente valutate e esplicitamente escluse. In più di una occasione le analisi prodotte hanno indicato chiaramente come le alternative ipotizzate, che in ogni caso occuperebbero parte di brughiera, raddoppino i rischi connessi alla Safety Aeronautica. Consapevoli della crescente richiesta che arriva dal territorio e dal Paese per il trasporto merci, ora tocca a Sea fare del proprio meglio migliorando al massimo procedure, infrastrutture attuali e investimenti tecnologici per soddisfarla almeno parzialmente; dovrà lavorare con ancora maggiore determinazione per sviluppare la vocazione intercontinentale di Malpensa aumentando i collegamenti di lungo raggio, in considerazione del posizionamento sempre più globale di Milano e della Lombardia.

L’accordo con i Comuni 

Coniugare lo sviluppo con l’attenzione all’ambiente è stata la stella polare che ha guidato Enac e Sea nella stesura del Masterplan. Per questa ragione è stata presentata una soluzione che passasse dagli oltre 400 ettari della precedente proposta di Masterplan agli attuali 44, recependo le richieste del territorio. L’iter sembrava incanalato verso un’approvazione senza vincoli quando lo scorso giugno era stato firmato insieme a Regione Lombardo e ai nove sindaci del Cuv un protocollo condiviso dove era stato esplicitamente indicato che la soluzione proposta fosse l’unica percorribile dal punto di vista della safety, prevedendo tra l’altro anche un corposo piano di mitigazioni, attuabili a fronte del consumo di suolo, in grado di soddisfare le esigenze e i bisogni del territorio. 

Esultano gli ambientalisti 

«E ora i sindaci e i loro consigli comunali cosa diranno?». Come sottolinea Jimmy Pasin, attivista che dal primo istante ha lottato contro l’ampliamento di Malpensa, proprio quell’accordo è stato duramente criticato dal ministero. «Il Protocollo – si legge nei documenti – non si considera rappresentativo di tutto il territorio interessato dal Masterplan e non è sottoscritto neanche dal “Parco del Ticino”. Mancato coinvolgimento della popolazione, numerose contestazioni su quanto affermato nel Protocollo e nelle integrazioni volontarie soprattutto in merito alle compensazioni e mitigazioni ritenute prive di tale natura, impegni sottoscritti di poco conto e non definiti in termini temporali o di spesa».
Esultano anche gli ambientalisti in una nota congiunta firmata da Lipu, Wwf, Fai, Italia Nostra Lombardia, Legambiente Lombardia, Life Drylands, Centro Italiano Studi Ornitologici, Ecoistituto della Valle del Ticino, Coordinamento Salviamo il Ticino e Viva via Gaggio: «La brughiera è salva: La Cargo City potrà espandersi solo nel sedime interno all’aeroporto. La battaglia per salvare l’ultimo lembo della brughiera più meridionale d’Europa, un ambiente prezioso e insostituibile, è stata vinta e ripaga degli sforzi fatti. Adesso aspettiamo la costituzione del SIC per una tutela definitiva e per frenare l’impermeabilizzazione del territorio nel Parco del Ticino». 

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