Un’altra tassa sui biglietti aerei? A Malpensa la vorrebbero di scopo

MALPENSA – Una nuova tassa sui biglietti aerei? Solo se davvero di scopo. Per il territorio di Malpensa, che attende ancora gli arretrati dell’addizionale d’imbarco e l’applicazione dell’imposta sul rumore, sarebbe meglio applicare il principio “più inquini, più paghi”. Per ridurre l’inquinamento acustico e atmosferico nei Comuni dell’intorno aeroportuale.

Tassare i voli? Per il premier è «praticabile»

Si profila l’ennesimo balzello su chi vola: con le merendine e le bibite zuccherate, è una delle fantasiose ipotesi che il governo sta studiando per rastrellare le risorse necessarie per mantenere gli innumerevoli impegni presi alla vigilia di una manovra che già dovrà trovare i ben noti 23 miliardi per disinnescare le clausole di salvaguardia dell’IVA. Un’idea definita «praticabile» dal premier Giuseppe Conte, prima che Luigi Di Maio, capo politico del Movimento Cinque Stelle, azionista di maggioranza dell’esecutivo giallorosso, tirasse il freno a mano, ricordando che «le tasse si devono abbassare, non aumentare». Una proposta che ha fatto registrare subito grande scetticismo tra le compagnie aeree, in particolare le low cost che già da tempo lamentano il peso della cosiddetta “tassa d’imbarco”, del tutto anti-concorrenziale.

Sabato, al convegno della Rete Comitati Malpensa, i vari rappresentanti del territorio che si sono confrontati hanno condiviso l’ipotesi di una tassazione “green” di scopo, finalizzata ad incentivare il rinnovo delle flotte degli aeromobili nella direzione di una riduzione dell’inquinamento atmosferico e acustico generato dai vettori. Un nuovo balzello indiscriminato da 1 euro o 1 euro e 50, che è quello di cui invece si sta parlando, non sarebbe altro che la riproposizione del fallimento dell’addizionale comunale sui diritti d’imbarco, ribattezzata «addizionale comunale Alitalia» dal sindaco di Somma Lombardo Stefano Bellaria.

La beffa dell’«addizionale comunale Alitalia»

Dei 6 euro e 50 a tratta, che oggi pesano sulle tasche di ogni passeggero, ben 5 euro finiscono nelle casse dell’Inps, per coprire gli ammortizzatori sociali del personale di Alitalia, altri 50 centesimi sono finalizzati ai servizi antincendio negli aeroporti, mentre del restante euro solo una quota del 30% finisce effettivamente (al netto degli scandalosi ritardi e arretrati da riscuotere) ai Comuni di sedime, per i quali quella tassa era stata originariamente creata. A conti fatti, solo 6,5 milioni all’anno, appena l’1,2% su oltre mezzo miliardo di gettito annuo. Servirebbero piuttosto «mirate politiche tariffarie e fiscali» secondo il sindaco Bellaria. A partire dalla richiesta a Sea di «differenziare le tariffe di handling in base alle classi di aeromobili, secondo il principio che “chi più inquina, più paga”». Sarebbe un incentivo alle compagnie che puntano su velivoli più sostenibili, come l’Airbus A321neo, i cui motori inquinano il 20% in meno e dimezzano l’impatto acustico, che easyJet entro fine anno introdurrà anche sulle rotte operate da Malpensa.

easyjet a321 neo rumore

Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’assessore al verde del Comune di Milano Pierfrancesco Maran: «Nessuno decide di prendere o non prendere l’area se il biglietto aumenta di 7-8 euro, ma occorre una tassazione non fine a se stessa, ma volta a spingere al rinnovo del parco aerei e ad accelerare la riduzione dell’inquinamento acustico e atmosferico».

Il Cuv vuole la “tassa sul rumore”

Da parte dei sindaci del Cuv si leva ancora una volta l’invocazione a Regione Lombardia, affinché proceda con la «reintroduzione dell’Iresa», la cosiddetta “tassa sul rumore” che fu congelata ai tempi della crisi post-dehubbing, ma che oggi potrebbe generare «risorse da destinare ad azioni di monitoraggio e mitigazione del rumore». Anche in questo caso, una tassa di scopo, che però forse non è quello che serve oggi ad un governo alla disperata caccia di risorse, anche per la scuola. Ora non resta che attendere che la “giostra” della manovra finanziaria decida quale tassa istituire.

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