Masterplan Malpensa, 68 firme contro Giorgetti: «Delegittima il ministero con un decreto?»

Malpensa convegno no masterplan

MALPENSA – E’ una lettera collettiva, spedita da Sonia Scandolara (prima firmataria) e altre 67 persone di Casorate Sempione e del Gallaratese. Ci sono ex amministratori locali, attuali consiglieri comunali, attivisti dei comitati ambientalisti e semplici cittadini. Difendono la Commissione Via del ministero dell’Ambiente che ha espresso parere favorevole al Masterplan ma bocciato l’espansione della Cargo city fuori dal sedime («non è frutto di “burocratismi” come da alcuni affermato, ma di analisi di tecnici competenti e super partes») e attaccano il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che vorrebbe superare la decisione con un decreto: «Siamo allibiti di fronte alla sfacciata disinvoltura con cui personalità politiche e figure istituzionali tentano apertamente di vanificare la decisione di una Commissione che ha agito nella piena legittimità e imparzialità del suo ruolo. Al di là delle opinioni nel merito, mettere in discussione i suoi esiti e delegittimare gli organismi tecnici significherebbe consegnare la valutazione ambientale alla pura discrezionalità dei decisori politici».

La lettera dei 68 

Ma soprattutto, i 68 firmatari vogliono riscrivere lo storytelling delle ultime settimane secondo cui sono state tarpate le ali dello sviluppo a Malpensa: «La valutazione ministeriale non cancella l’area Cargo, come si continua falsamente ad affermare, ma impone che Sea scelga un progetto meno impattante, forse più costoso e complesso, ma previsto tra le alternative presentate, e concretamente realizzabile, come le associazioni ambientaliste e lo stesso Parco del Ticino hanno dimostrato con studi di tecnici aeroportuali».

Di seguito la lettera integrale:

Siamo un gruppo di cittadine e cittadini impegnati in Comitati locali per la tutela del verde pubblico e dei boschi del nostro territorio. Sentiamo l’esigenza di pronunciarci sulle reazioni seguite al parere della Commissione tecnica su Masterplan 2035, che ha bloccato l’espansione Cargo su 44 ettari di brughiera per il suo pesante impatto ambientale. Numerosi e autorevoli soggetti politici ed economici hanno definito questo blocco una decisione catastrofica per lo sviluppo e persino per il futuro della provincia e invocano a gran voce che si aggiri il parere della Commissione, imponendo con un colpo di mano governativo l’esecutività del progetto nella sua forma originaria. La stampa locale ha dato vasta eco e spesso ha sposato queste posizioni, culminate nelle dichiarazioni del ministro Giorgetti. Noi non possiamo più tacere di fronte alla gravità di queste voci, che ipotizzano di elevare l’espansione Cargo a “interesse nazionale” con un decreto che metta a tacere chiunque voglia tutelare la brughiera, fosse anche un’istituzione dello Stato. Siamo allibiti di fronte alla sfacciata disinvoltura con cui personalità politiche e figure istituzionali tentano apertamente di vanificare la decisione di una Commissione che ha agito nella piena legittimità e imparzialità del suo ruolo. Al di là delle opinioni nel merito, mettere in discussione i suoi esiti e delegittimare gli organismi tecnici significherebbe consegnare la valutazione ambientale alla pura discrezionalità dei decisori politici. Un colpo di mano sarebbe una condanna a morte per qualsiasi meccanismo regolatorio e di tutela minima dell’ambiente di fronte agli scempi sul territorio, sulla natura e sulla salute dei cittadini. Il processo di VIA sul Masterplan 2035 non è frutto di “burocratismi” come da alcuni affermato, ma di analisi di tecnici competenti e super partes. La Commissione tecnica ha accolto alcune delle circostanziate osservazioni inviate in pieno agosto dello scorso anno da associazioni e cittadini che da tempo studiano e difendono la brughiera. Questi cittadini hanno rappresentato il loro territorio e si sono civilmente mobilitati dimostrando in modo argomentato che il progetto Cargo si può realizzare all’interno del sedime aeroportuale senza distruggere un patrimonio naturale unico in Europa. Questi cittadini e associazioni hanno organizzato iniziative per far conoscere la brughiera che sarebbe devastata irreparabilmente da Cargo City. Migliaia di persone hanno camminato in quell’ambiente meraviglioso che da alcuni è stato definito “brullo”. Sicuramente chi lo ha descritto così non ha mai camminato con noi nel periodo della fioritura della brughiera, non ha mai ascoltato il verso del succiacapre, uccello rarissimo che la popola, e non sa nulla della ninfa della brughiera, una farfalla che ha scelto il nostro territorio come uno degli ultimi lembi d’Europa in cui potersi riprodurre. Difendere questo patrimonio non è poesia, è la nostra sopravvivenza e il nostro futuro. Siamo indignati dal fatto che oggi si tenti nuovamente di contrapporre lo sviluppo economico alla tutela dell’ambiente. La valutazione ministeriale non cancella l’area Cargo, come si continua falsamente ad affermare, ma impone che Sea scelga un progetto meno impattante, forse più costoso e complesso, ma previsto dalla stessa Sea tra le alternative presentate, e concretamente realizzabile, come le associazioni ambientaliste e lo stesso Parco del Ticino hanno dimostrato con studi di tecnici aeroportuali. Non è la valutazione ambientale a creare disoccupati, ma è un’idea di sviluppo senza regole a creare lavoro di bassa qualità, precario e sottopagato, come ormai ripetono molti sindacati che a Malpensa abbiamo ritrovato al nostro fianco a difendere un buon lavoro e, insieme, una buona qualità della vita per tutti. Come abbiamo trovato al nostro fianco tanti sindaci che hanno dichiarato la loro contrarietà al Protocollo Sea, che invece i pochi sindaci coinvolti hanno sottoscritto in tutta fretta e senza una minima consultazione dei cittadini e dei Consigli comunali. Certo disturba che una Commissione di esperti abbia ascoltato i tanti cittadini, sindaci, associazioni, naturalisti che invece sono stati e sono tuttora ignorati o screditati da logiche e gruppi di interesse. Da queste logiche è guidato chi rifiuta un sistema aeroportuale equilibrato e diffuso sul territorio, a favore dell’idea insensata di un unico aeroporto per il 65% del traffico cargo nazionale, in un Paese lungo più di mille chilometri e al centro di una Pianura padana estesa per altre centinaia. Capiamo bene che cittadini e associazioni mobilitati per salvare la brughiera non abbiano il potere dei soggetti che occupano oggi le prime pagine dei giornali. Ma non smetteremo di impegnarci, perché siamo consapevoli che la salvaguardia del nostro territorio non è per nulla garantita. Siamo certi che, se si tenterà di sovvertire illegittimamente i vincoli ambientali posti dalla VIA, ci ritroveremo ancora più numerosi per difendere quella brughiera che appartiene a tutti noi e in cui vogliamo continuare a camminare nei decenni a venire e per le future generazioni.

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