Masterplan Malpensa, l’esperto: “Bocciata Cargo City perché manca il Piano d’area”

Nel riquadro, l'avvocato Antonio Chierichetti

MALPENSA – «L’ampliamento di Cargo City è stato bocciato perché manca una pianificazione territoriale d’area vasta attorno a Malpensa». A fare l’esegesi della “sentenza” del Ministero dell’Ambiente sul Masterplan dell’aeroporto è Antonio Chierichetti, avvocato amministrativista, dottore di ricerca in diritto urbanistico e dell’ambiente all’Università Statale di Firenze, tra i principali esperti della materia del Piano d’area, in passato seguita anche per conto dei comuni del CUV. «Definire un masterplan dell’aeroporto senza avere prima, a monte, un Piano territoriale d’area (PTRA) è stato un errore». Chierichetti smentisce così ogni tesi “complottista” contro Malpensa: «La Provincia di Brescia lo ha predisposto, il Piano d’Area. A seguito di VAS, potrebbe benissimo prevedere, tra le possibili scelte, anche l’espansione dell’aeroporto al di fuori del sedime attuale. Va avviato il procedimento urbanistico senza indugi».

Avvocato Chierichetti, qual è la motivazione fondamentale per cui il ministero dell’Ambiente ha bocciato l’ampliamento esterno dell’area cargo?
La carenza di una specifica pianificazione territoriale dell’area vasta che gravita intorno al nostro aeroporto internazionale consegue alla decadenza del primo vecchio piano d’area Malpensa risalente al 1999 e mai più rinnovato. La pianificazione sovracomunale di un nuovo PTRA, come ho evidenziato in questi anni, non solo è interesse generale che venga predisposta dagli enti pubblici locali ma avrebbe ovviamente dovuto precedere e orientare il masterplan di SEA che invece è uno specifico progetto che riguarda soltanto il sedime aeroportuale e non l’area vasta circostante sulla quale è comunque destinato a produrre importanti effetti conseguenti. Proprio per questo definire un masterplan dell’aeroporto senza avere prima, a monte, un PTRA è stato un errore. Era quindi ovvio che il ministero dell’ambiente abbia ora respinto l’ampliamento dell’area cargo merci previsto dal masterplan addirittura al fuori dal sedime aeroportuale. A questo proposito la commissione ministeriale, con chiarezza, ha infatti espressamente stigmatizzato nel suo parere sul masterplan che “rileva l’assenza di una previsione pianificatoria a monte, corredata da VAS, che legittimi la collocazione dell’area cargo al di fuori del sedime aeroportuale, la cui localizzazione non risulta coerente con la pianificazione di riferimento”. La motivazione di tale “bocciatura” all’ampliamento dell’area cargo non riguarda quindi una questione di merito ambientalista ma un difetto di impostazione della procedura amministrativa, cioè l’assenza di pianificazione. Lo si legge a pagina 206 del parere ministeriale.

Al di là delle polemiche di questi giorni sulla questione masterplan, da un punto di vista amministrativo come andrebbe inquadrato, secondo la vigente legislazione, il problema dello sviluppo di Malpensa?
L’aeroporto di Malpensa è un’infrastruttura assolutamente strategica per lo sviluppo economico del nostro territorio e come tale deve essere valorizzata da tutti i livelli di governo per i vantaggi che può arrecare ai cittadini e alle imprese. Perché tale obiettivo possa essere raggiunto e governato, attraverso investimenti finanziari e nuove opere pubbliche che tutelino anche l’ambiente e la salute, serve avere prioritariamente un ordinato assetto di pianificazione urbanistico territoriale su scala sovracomunale. Un assetto che per assolvere a tale funzione non può certo derivare dalle variegate decisioni che i singoli Comuni assumono nei propri PGT ma richiede, come prevede la legge urbanistica regionale del 2005, un nuovo Piano Territoriale PTRA sull’area vasta intorno a Malpensa, ovviamente molto più ampia dei Comuni del CUV, che come minimo ricomprenda Busto Arsizio, Gallarate, oltre una parte dell’alto milanese, del Verbano e proiettandosi fino al confine svizzero.

A questo punto quale potrebbe essere l’iter amministrativo per uscire dall’attuale situazione di stallo?
Lamentarsi adesso per una bocciatura prevedibile accusando l’amministrazione statale, evocando complotti contro Malpensa e magari prendendosela anche contro presunti favoritismi verso altri aeroporti, non ha alcun fondamento. La Provincia di Brescia, ad esempio, a differenza nostra, ha predisposto il proprio PTRA riguardante l’area vasta intorno all’aeroporto di Montichiari mentre non esiste più, ormai da quindici anni, quello per l’area vasta di Malpensa. 

La soluzione è quindi un nuovo Piano d’Area Malpensa?
Per sbloccare l’attuale situazione di stallo e arrivare poi magari a realizzare proprio l’ampliamento dell’area cargo merci serve quindi avviare il procedimento amministrativo per la redazione del nuovo PTRA di Malpensa. Il PTRA, infatti, a seguito di VAS, potrebbe benissimo anche prevedere appunto, tra le possibili scelte, anche l’espansione dell’aeroporto al di fuori del sedime attuale. Ora però, per non mettere il carro davanti ai buoi, sarebbe prematuro discettare sui possibili contenuti di un futuro PTRA ma semmai avviare senza indugi il suo procedimento di formazione. Durante tale procedimento è inoltre prevista un’ampia partecipazione per definire e concertare seriamente le previsioni del PTRA coinvolgendo i Comuni di tutta l’area vasta e non solo quelli in prima fascia del CUV, tutti gli enti pubblici e le parti socioeconomiche interessate, a cominciare da quelle ambientaliste, sindacali e di impresa, gli operatori dei vari settori (finanza, servizi, trasporti, logistica, industria, artigianato, agricoltura, commercio, turismo, ecc.). A questo riguardo la legge vigente consentirebbe alla giunta di Regione Lombardia di deferire tutta l’elaborazione del PTRA Malpensa alla Provincia di Varese per la parte territorialmente interessata.

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