Mensa dei poveri, i giudici su Lara Comi: “Mala gestio in Ue, rischio reiterazione”

processo lara comi condannata

MILANO – “Tutto il percorso europeo” di Lara Comi “è stato caratterizzato, sin dall’inizio da una gestione illecita del regime delle erogazioni da parte del Parlamento e da palese e consapevole violazione di tutte le regole scritte”. Lo scrive il Tribunale di Milano nelle 654 pagine di motivazioni della sentenza per il processo Mensa dei poveri che lo scorso 2 ottobre aveva portato a una condanna in primo grado per l’europarlamentare saronnese a 4 anni e 2 mesi.

Il fil rouge in Europa

“Dal novembre 2022 (Comi) è ritornata ad essere parlamentare Europeo, e lo è tuttora nonostante la mala gestio che gli atti hanno messo in evidenza”. Nelle motivazioni della sesta sezione penale del Tribunale, presieduta da Paolo Guidi, si legge che i reati contestati a Lara Comi sono stati “commessi a distanza di quasi un anno l’uno dall’altro, il primo perfezionatosi nell’autunno 2016 e consumatosi nel dicembre 2017, il secondo perfezionatosi nell’autunno 2018 e consumatosi nel maggio 2019; essi sono espressione di un medesimo disegno criminoso, potendosi tratteggiare un fine specifico illecito immanente (…) volto a ricavare dalle casse del Parlamento Europeo proventi illeciti truffaldini a beneficio di se stessa, della famiglia, degli amici e del partito”. “Si tratta di un fil rouge che ha caratterizzato tutto il percorso europeo” della esponente politica, che avrebbe incamerato “ingenti somme a favore di se stessa e della sua famiglia (o bypassando il conflitto di interessi o mediante contratti truffaldini e successive distrazioni per molte centinaia di migliaia di euro)”, prosegue il giudice estensore.

Secondo i giudici Comi, alla quale non sono state concesse le attenuanti generiche, avrebbe “illecitamente incamerato nel tempo una parte dei profitti truffaldini, per la somma di 354.342,39 euro“. Inoltre la madre “ha usufruito” di “oltre 120.000 euro“, mentre nel periodo precedente gli anni per cui è stata giudicata con sentenza di condanna, il danno che avrebbe “cagionato alle casse del Parlamento Europeo (…) è molto maggiore” e si aggira attorno ai “600.000 euro“.

Sentenza ingiusta, sono innocente

Ritengo che la sentenza sia ingiusta e contraddittoria: l’affermazione di responsabilità si fonda solo su elementi indizianti opinabili. Quanto sopra sarà dimostrato nell’atto di appello che il mio difensore presenterà. Quel che più mi colpisce è la violazione, in mio danno, della presunzione di innocenza, in quanto si ipotizza che potrei, come parlamentare eletto direttamente dai cittadini, commettere altri reati in danno del Parlamento Europeo. Istituzione che ho sempre servito con dedizione e passione nell’interesse dei cittadini“, commenta l’Onorevole Lara Comi nel giorno del deposito delle motivazioni della sentenza di primo grado.  

L’Avvocato Gian Piero Biancolella, difensore di Lara Comi, ha dichiarato che dalla lettura della sentenza emerge come non siano stati tenuti in debita considerazione i criteri indicati dalla Suprema Corte di Cassazione in tema di valutazione degli indizi. Inoltre, non è stato tenuto in debita considerazione l’apporto probatorio documentale prodotto dalla difesa a riprova della trasparenza dell’operato dell’On. Comi e segnatamente l’analisi dei conti correnti personali e l’analisi che di detta documentazione bancaria ha effettuato sia la Banca d’Italia che la G.d.F. senza riscontrare alcuna anomalia. D’altronde l’On. Comi ha sempre dichiarato in varie fasi del dibattimento: “non ho nulla da nascondere e ho sempre operato nel rispetto della Legge. A riprova di ciò non mi sono avvalsa della immunità parlamentare lasciando alla Magistratura, che non aveva richiesto nessuna autorizzazione, l’utilizzo di conversazioni, chat, email, nella consapevolezza che tale documentazione comprovasse la mia innocenza”. 

Pronto l’Appello

Inoltre, l’Avvocato Biancolella, ha aggiunto che “desta particolare perplessità e stupore l’inutile coinvolgimento della madre dell’Onorevole Comi nelle motivazioni della sentenza. Nel corso del dibattimento è stato infatti ampiamente dimostrato che l’assunzione di quest’ultima, quale assistente parlamentare, è il frutto di un errore del terzo erogatore e che in ogni caso l’ammontare di quanto erroneamente percepito è stato interamente restituito al Parlamento Europeo dal terzo erogatore”. 

Una sentenza, quindi, ha concluso l’Avvocato Biancolella, “che offre ampi spazi argomentativi in fatto e in diritto per richiedere, con l’atto di appello, il riconoscimento dell’innocenza dell’On. Comi dalle accuse per le quali è stata inflitta una condanna che è certamente ingiusta e priva di solido supporto probatorio.” 

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