“Milano non avrà più medici di base”, la protesta delle ‘coccarde gialle’ in Regione

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MILANO – In prima linea contro il Covid, “eroi” da idolatrare, poi bistrattati se hanno curato a domicilio, i medici di famiglia di Milano hanno organizzato una protesta per domani, alle 10 davanti al palazzo di Regione Lombardia. Sono i camici delle “coccarde gialle”, che vogliono mettere in guardia cittadini e politica sul fatto che entro 5 anni ” il 40% delle persone sarà senza medico”.

Hanno combattuto in prima linea, senza dimenticare mai di ricordare a tutti che la sanità territoriale è stata dimenticata, e per questa ragione hanno deciso di creare un movimento spontaneo che non ha alcuna sigla politica o sindacale, ma che ha solo l’obiettivo di sensibilizzare l’Italia sul problema della necessità di riorganizzare la medicina territoriale. In prima fila il medico milanese simbolo della lotta al Covid a domicilio: Andrea Mangiagalli.

Le loro istanze sono state presentate a Regione Lombardia, ma sono rimaste lettera morta, nella canonica “lotta” tra maggioranza e opposizione.
Sabato 26 marzo quegli stessi medici hanno organizzato una grande manifestazione in piazza Duca D’Aosta, con al fianco i loro pazienti e con l’obiettivo di “esprimere il disagio non più accettabile di non poter svolgere la professione con la tranquillità e l’impegno necessario a garantire una appropriata assistenza”.

Cosa chiedono i medici delle coccarde gialle?
“Che il medico di famiglia torni ad essere figura centrale e fondamentale nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura del paziente, riducendo la burocrazia che porta via moltissimo tempo per le visite. Pretendono che nessuno denigri il loro operato, come avrebbe fatto “la stampa e persino la vicepresidente regionale e assessore al Welfare Letizia Moratti, che dichiara un nostro impegno
lavorativo di solo poche ore alla settimana”.

I medici sostengono che, senza un vero cambiamento, “entro 5 anni il 40% dei cittadini sarà senza medico di fiducia e sarà costretto a ricorrere a prestazioni private pagando di tasca propria”, perché “Regione Lombardia ha approvato una riforma che si occuperà solo di edificare sul territorio strutture ambulatoriali, senza pensare a risolvere il vero problema della medicina territoriale che è la carenza di medici”.

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