In Duomo a Milano, l’ex parroco di Sumirago è diventato vescovo

MILANO – «Lo sguardo grato e adorante non può non rivolgersi alla Santa Trinità, in cui c’è tutto quello di cui ognuno di noi ha bisogno, che per un imperscrutabile disegno del suo amore ha voluto mostrare la sua forza e porre il mirabile ed inestimabile tesoro del ministero apostolico nella mia debolezza». Questi i primi sentimenti di monsignor Roberto Campiotti al termine della cerimonia in Duomo, presieduta (oggi, sabato 26 febbraio) dall’arcivescovo, monsignor Mario Delpini, nel corso della quale ha ricevuto l’ordinazione episcopale.

Ricordo e gratitudine

Il nuovo vescovo di Volterra, nominato da Papa Francesco il 12 gennaio scorso, ha inoltre avuto un «ricordo grato per le persone che sono state segno e tramite dell’opera del Signore nella mia vita. Innanzitutto – ha continuato il presule – per i miei genitori (mamma Marisa e papà Ambrogio ndr) dai quali ho ricevuto i due doni più preziosi: la vita e la fede cristiana».

Particolarmente significative le parole rivolte da monsignor Campiotti ai numerosi giovani di Azione cattolica della diocesi toscana che al termine della celebrazione lo hanno festeggiato mostrando uno striscione con la scritta “Vescovo Roberto, il cuore dei giovani Ac è aperto”: «Siete importanti perché siete, in Cristo, la speranza della Chiesa».

Dopo la lettura, da parte di don Emmanuele Rotundo, della bolla papale di nomina, monsignor Delpini e, con lui i due vescovi coconsacranti, monsignor Paolo Martinelli, vescovo ausiliare della diocesi ambrosiana, e il vescovo emerito di Volterra, monsignor Alberto Silvani, hanno imposto le mani sul capo di monsignor Campiotti conferendogli l’ordinazione episcopale. Tra i numerosi sacerdoti che, con tredici vescovi, hanno concelebrato il rito di ordinazione vi erano anche l’arciprete del Duomo, monsignor Gianantonio Borgonovo, e il rettore del Pontificio Seminario Lombardo in Roma, monsignor Ennio Apeciti, compagni di messa, nel 1979, del vescovo di Volterra. In Duomo, erano presenti i sei fratelli del nuovo vescovo varesino.

Con loro, una schiera di cugini e nipoti ai quali si sono aggiunte le rappresentanze delle varie parrocchie dove, prima del conferimento dell’incarico di rettore del Collegio ecclesiastico internazionale San Carlo Borromeo e di primicerio dell’Arciconfraternita dei Santi Ambrogio e Carlo della Nazione Lombarda a Roma, dodici anni fa, monsignor Campiotti ha svolto il suo ministero pastorale. In prima fila, anche il sindaco di Volterra, Giacomo Santi.

Assenti le istituzioni varesine

Non è passata inosservata, invece, la totale assenza di rappresentanti delle istituzioni cittadine varesine. L’arcivescovo Delpini, all’omelia ha sottolineato che il vescovo eletto, «capace anche di discorsi coraggiosi, di proposte forti, di affermazioni perentorie». Domani, domenica 27 febbraio, alle 10 nella basilica di San Vittore a Varese, monsignor Campiotti presiederà la sua prima messa da vescovo mentre, la presa di possesso della diocesi è in programma, nella cattedrale di Volterra, domenica 27 marzo alle 17.