Pistole, machete e droga 13 ore al giorno. Lo spaccio “industriale” nei boschi di Mornago

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MORNAGO – Spaccio nei boschi di Mornago, Casale Litta e Crosio della Valle (immagine d’archivio): non solo i machete, sempre in pugno per far capire chi comanda, i carabinieri sequestrano anche due pistole. Una delle due armi, con matricola non abrasa, sarebbe collegata ad una rapina messa a segno nel 2007 a Mondragone. I militari ne stanno anche cercando una terza. Il gruppo criminale smantellato all’alba di ieri, lunedì 17 gennaio, dai carabinieri della compagnia di Gallarate “lavorava” con un’organizzazione aziendale.

Pistole e machete

Tutto era organizzato nei minimi dettagli. I numeri, del resto, spiegano bene quanto il sistema “industriale” di spaccio funzionasse: in tutto i militari, coordinati dal pubblico ministero di Busto Arsizio Francesca Parola, hanno documentato oltre 4.500 cessioni di droga ai clienti dell’associazione criminale. Un supermercato ben fornito che smerciava dall’hashish all’eroina. Con orari rigidi regolati su 13 ore al giorno: lo spaccio avveniva ogni giorno dalle 9.30 alle 22.30. Quando il traffico lungo le strade che costeggiano i boschi dentro i quali i pusher si erano asserragliati era maggiore e le auto degli acquirenti che accostavano a bordo strada per il tempo sufficiente a ritirare a droga davano meno nell’occhio. Più semplice notare una macchina ferma nel cuore della notte.

Sette fantasmi

Il volume d’affari è da centinaia di migliaia di euro. E i sette arrestati, tutti cittadini marocchini tra i 29 e i 19 anni, sono anche in questo caso dei “fantasmi”. Nessun precedente, nessun domicilio, nessun radicamento sul territorio. Per assurdo non è nemmeno chiaro come siano arrivati in Italia. Non dai centri d’accoglienza altrimenti sarebbero stati segnalati. Di loro non c’è traccia precedente al momento dell’arresto.

Turni di un mese nei boschi

Con una disciplina quasi militare il gruppo osservava turni estremamente rigidi. Per un mese i pusher vivevano in tende allestite all’interno dei boschi. Non abbandonavano mai il riparo offerto dalla fitta vegetazione evitando così di incappare in eventuali posti di controllo. Senza mai potersi lavare o cambiare. Anche la droga veniva approvvigionata e nascosta all’interno dell’area boschiva in modo di non esserne trovati in possesso. Al termine del turno il gruppo tornava nell’alloggio base di Locate Varesino per ripulirsi, salvo poi tornare “al lavoro”, dopo una settimana circa di riposo.

Il direttore e il livello superiore

Soltanto uno dei sette arrestati restava fisso nell’appartamento di Locale quasi avesse una posizione dirigenziale. Potrebbe essere lui il tramite tra gli spacciatori al dettaglio nei boschi e i grossisti che garantivano un rifornimento continuo di stupefacente. Un livello superiore che, però, non viene mai palesato. Domani, mercoledì 19 gennaio, gli arrestati saranno interrogati dal Gip. E’ molto probabile che si avvalgano della facoltà di non rispondere.