Olgiate, Circolino Santo Stefano in difficoltà: 95 anni di storia a rischio

Il Circolino Santo Stefano di via Colombo

OLGIATE OLONA – Ci sono storie la cui grandezza la si comprende solo nel momento in cui non resta che il rimpianto. E una di queste storie è quella della Cooperativa rurale Santo Stefano: il “Circolino” per tutti gli olgiatesi. Una storia che a 95 anni dalla sua fondazione rischia di dover fare i conti con la parola “fine” senza arrivare a festeggiare i 100 anni di vita. Motivo? Le difficoltà economica da un lato, la revoca dell’uso dei locali dall’altro. Incudine e martello.

La Cooperativa rurale Santo Stefano nasce nel 1927, davanti al notaio bustocco Luigi Visentin, dove viene depositato lo statuto, che recita in uno dei suoi punti: “Promuovere con mezzi idonei il miglioramento morale, religioso, intellettuale e materiale dei soci”. E non si può certo dire che negli anni il Circolino, come tutti conoscono quei locali di via Colombo, sia venuto meno all’adempimento di quel “comandamento” morale.

Associazioni, politica e tre sette

Certo, non tutti i 95 anni di vita sono filati via lisci. Nel 1936, ad esempio, per evitare che l’edificio della cooperativa finisse in mano ai fascisti venne donato alla parrocchia. E due anni dopo (1938) venne messo nero su bianco il passaggio di proprietà alla Curia. La cooperativa però mantenne tra quelle mura la propria sede. E le sue porte vennero aperte ai soci, ai clienti del bar che si intrattenevano in lunghe partite a carte e in chiacchiere, ma anche a tante associazioni olgiatesi. Il Circolino fu la prima sede del Cai, ma anche del Gruppo Esperia, realtà che organizzava i campeggi estivi per gli olgiatesi. Tradizione che poi venne portata avanti dall’oratorio. Ma in via Colombo trovarono accoglienza anche il Moto club Ganna; l’A.s.c.o., ovvero la società di calcio fondata negli anni Settanta; la Pro Loco prima che le venissero assegnati gli attuali spazi e gli Amici del Gamba. Attualmente e sede dell’Anpi e della biblioteca storica dell’associazione partigiani.

Bianchi e rossi

Il “Santo Stefano” ospitò molte riunioni e incontri di sindacati e fu anche “casa” anche della politica. Il Circolino era “bianco”, sede della Democrazia Cristiana e contrapposto al “Giuseppe Verdi”, battezzato, forse le più ampie dimensioni, il Circolone, storicamente “rosso”, poiché ritrovo dei partiti di sinistra quali il Pci e il Partito socialista. Mondi che oggi vivono più che altro nei ricordi.

La revoca dei locali

La Dc non c’è più. I sindacati non si riuniscono più in via Colombo e le associazioni che sono passate in quella stretta via del centro, o si sono sciolte o hanno trovato sede altrove. C’è rimasta la “Cooperativa rurale”, con la sua bella storia e con i suoi brutti problemi. Si dice che da tempo non navighi in acque tranquille. Anzi. E i tentativi messi in campo negli anni per dare carburante al Circolino non sono mai stati risolutivi. In più c’è stata la pandemia. Il Covid non solo si è portato via il suo presidente, Adriano Bonza, ma ha assestato un colpo durissimo.

Al punto che, si racconta sottovoce quasi per esorcizzare il destino, la parrocchia (che li ebbe in dono) abbia deciso di revocare l’uso dei locali alla Cooperativa. E la conferma arriva anche dai soci, i quali non vogliono ancora rassegnarsi alla parola fine e nutrono la flebile speranza che l’amministrazione, in qualche modo, possa metterci una pezza o trovare una soluzione. Per far sì che la storia in quell’angolo di via Colombo continui a scorrere per non lasciare spazio al rimpianto sulla grandezza, a dispetto del nome, del Circolino.