Omar Pedrini incanta Busto: lo Zio Rock fa cantare il bar del parco Comerio

BUSTO ARSIZIO – Metti una domenica sera al parco Comerio con Omar Pedrini, l’ex leader dei Timoria. E il Caravanseray di via Magenta canta “Sole spento” e “Senza vento”. «Gran bel pubblico, a questo punto sono io che devo chiedere di tornare» la promessa di Pedrini, che dopo quattro interventi chirurgici al cuore il 27 ottobre darà il via al suo nuovo tour.

Sul palco del Caravanseray

Un colpaccio per il bar del parco Comerio gestito da Matteo Sabba: più di un centinaio i fans seduti ai tavoli – rigorosamente sold out – che hanno assistito all’aperitivo con parole e chitarra con Omar Pedrini intervistato dal fotografo, bustocco d’adozione, Cristiano Zabeo, “poeta dell’immagine e musico” come lo definisce l’artista bresciano. È colui che aveva già portato a Busto dieci anni fa l’ex frontman dei Timoria. Ma con i fans, al termina della sua performance, Pedrini ricorda anche le frequentazioni giovanili di Varese e dintorni, dove aveva una zia e una fidanzatina, e un concerto di qualche anno fa al Rugby Sound di Legnano.

Omar Pedrini con Matteo Sabba e lo staff del Caravanseray

Parole e chitarra

Un’ora e mezza intensa di parole e musica sul palco del Caravanseray: più una chiacchierata che un vero concerto, tra riflessioni esistenziali, aneddoti di 35 anni di carriera musicale, brani del nuovo album “Sospeso” e alcune delle hit dei Timoria che ancora scaldano il cuore e mandano in delirio quella “generazione X” cresciuta con le canzoni della band dello “Zio Rock“. E poi l’immancabile fila per farsi un selfie o un autografo con il disponibile e sorridente Omar che si concede ai fans per una battuta e un abbraccio. «Il 27 ottobre parto con il mio tour» annuncia Pedrini. Si chiamerà “Goodbye Rock ‘n roll” per segnare una svolta in una vita, artistica e non solo, segnata negli ultimi anni da quattro interventi al cuore. «Quando mi chiedono “come stai?” non so se devo rispondere in maniera clinica, e allora dico solo “sto abbastanza bene”».

Riflessioni e aneddoti

Nella chiacchierata con Cristiano Zabeo, Omar Pedrini si svela al pubblico bustocco. Parlando anche dell’attualità: «Oggi vediamo persone uccidersi per la religione o la politica. Sono cose medievali, per come vivo io la vita. Mi sono sempre definito anarchico pacifista, ho sempre pensato fosse una gran “cagata” litigare con uno che non pensa come te». Sul problema dell’ambiente, minato dal riscaldamento globale, dice: «Sta diventando una roba di partito, ma i figli di quelli di destra e di sinistra dovranno respirare la stessa aria. È una guerra che dobbiamo fare tutti insieme, al di là dei colori. Così ho scritto “Basta parole, è il momento di fare”, perché abbiamo imparato un po’ tutti a risparmiare, chiudendo il rubinetto quando ci laviamo i denti e facendo la raccolta differenziata, ma dalla politica invece c’è stallo». E sulla musica di oggi rivela: «Mi va benissimo che i giovani facciano la trap – in fondo anche per mio papà era solo rumore Jimi Hendrix, un Cristo pagano per la mia generazione – però mi da noia che non imparino uno strumento. Nella disciplina della musica impari tanto della vita». Immancabile un aneddoto su Sanremo ’91, la prima volta con i Timoria: «C’era l’eliminazione diretta e veniamo eliminati subito – racconta Omar Pedrini – torno a casa a Brescia distrutto dopo cinque ora e mezza di viaggio e c’è mia madre che dal balcone urla come una pazza “devi tornare a Sanremo”. Non c’erano i telefonini e non sapevamo che i giornalisti indignati dalla nostra eliminazione avevano deciso di istituire un premio della critica giovani per premiarci».

busto arsizio omar pedrini – MALPENSA24