Parabiago, ex vice preside del Maggiolini a processo: chi mente?

PARABIAGO –  «La falsa testimonianza è un reato . Rischia un giro in carcere che a qualcuno fa anche bene». Ora far perdere la pazienza ad un giudice equilibrato con Rossella Ferrazzi, presidente del collego nel processo che vede quale principale imputato l’ex-professore dell’istituto maggiolini di Parabiago Alfonso Cocciolo, è cosa estremamente rara.

L’accusa d falsa testmoninza

Ci è riuscito oggi, giovedì 13 luglio, non soltanto l’imputato Cocciolo, ma anche uno dei testimoni. Un imprenditore che, a detta sua, soffre di ansia con amnesia. Ma oggi, incalzato dal pubblico ministero Ciro Caramore, ricordava benissimo date e nomi a favore dell’imputato, accusato di aver fatto da tramite per dei prestiti a tasso di usura (120% in alcuni casi) ma si è parecchio confuso sul resto, Tanto da rischiare, il giudice lo ha ripetuto più volte, mentre il pm ha definito il teste falso, una denuncia per falsa testimonianza. Il teste ha ammesso: «Ero schiavo dei videopoker e la mia azienda andava male. Ho chiesto diverse volte a Cocciolo di prestarmi cifre tra i 1000 e i 3 mila euro che restituivo in base alle vincite che facevo alle macchinette, di solito entro un mese». Il teste ha ammesso solo dopo diverse contestazioni dei verbali di interrogatorio la presenza di interessi che in un mese variavano dai 100 ai 200 euro «ma non mi sentivo strozzato da Cocciolo».

Pressioni dalla Gdf?

Il Pm Caramore ha contestato almeno 35 contestazioni tra quanto ha dichiarato il teste alla Finanza di Legnano e quanto dichiarato oggi. Il teste ha dichiarato in aula di aver ricevuto pressioni dalla Gdf per fare dichiarazioni contro Cocciolo pressioni subite durante gli interrogatori da parte del luogotenente della Guardia di Finanza che conduceva le indagini. «Mi diceva che mi avrebbe fatto un culo così se non avessi ammesso e che mi avrebbe mangiato la casa».

I rapporti con la malavita

In aula è emerso il tema di documenti falsi con la testimonianza dell’ex-direttrice amministrativa del Maggiolini nel periodo 2016-2017. «Sin dall’inizio ho percepito che qualcosa non andava guardando i fascicoletti relativi ai lavori effettuati nella scuola. Mancavano parecchi documenti per molti lavori svolti. Cocciolo interveniva sempre nelle procedure contrattuali e tutto era sempre urgente ma spesso non si capivano i motivi dell’urgenza». In sintesi l’ex amministrativa, che è stata indagata e ha patteggiato, ha ammesso la creazione di documenti falsi per giustificare lavori e acquisti fatti da tre ditte con le quali, stando all’accusa, avrebbero avuto rapporti con Cocciolo. La teste ha dichiarato molto de relato. Ma ha descritto il clima a scuola: tutti piangevano, tutti avevano paura di Cocciolo che millantava? rapporti con la criminalità. Anche questo è de relato. E Cocciolo ha sempre negato ogni accusa.

La difesa

Il controesame da parte degli avvocati si è concentrato sul far emergere che i documenti falsificati erano relativi solo a quelle tre aziende i cui responsabili oggi sono accusati di corruzione e sul minare la credibilità della teste che ha preso parte attiva alla falsificazione dei documenti che poi sono stati ritrovati dai finanzieri (pare a seguito di una soffiata da parte di qualcuno all’interno della Guardia di Finanza stessa ma non è mai stato accertato l’autore).

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