Politica inconcludente, l’esempio di Cassano Magnago

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Volete un esempio dell’inconcludenza della politica? Riguarda l’urgenza di interventi per prevenire gli incidenti in via Marconi a Cassano Magnago. Ma potrebbe essere in qualunque altra città italiana, piuttosto che a Cassano: cambierebbero i fattori, non il risultato. Alle corte: nella sua ultima seduta, l’assemblea civica cassanese avrebbe dovuto discutere una mozione del Partito democratico, ora all’opposizione, per attivare la giunta a porre immediato rimedio ad uno degli incroci più pericolosi del comune, già teatro di gravi incidenti, quello appunto di via Marconi.

Gli esponenti di maggioranza hanno però presentato una serie di emendamenti più o meno pertinenti che, secondo il parere del segretario municipale, avrebbero snaturato nel merito la mozione stessa. Quindi, invalidandola. Giusto? Sbagliato? Il nodo non è burocratico ma di sensibilità procedurale. La proposta del Pd, subito ritirata dai proponenti toccati nel vivo, non è stata discussa. Nel frattempo ne verrà presentata un’altra che, se non abbiamo inteso male, recepirà parte delle “correzioni” e delle “aggiunte” suggerite dal centrodestra.

Per dirla in un altro modo, nessuno vuole che a mettere il cappello sul tema in questione siano gli avversari politici. Tema peraltro concreto, tutt’altro che da sottovalutare e da rinviare a causa delle ubbie dei partiti. I quali, tutti compresi, badano più alle primogeniture che al resto, si perdono in disquisizioni di principio che lasciano irrisolti i problemi. Chi frequenta le aule dei consigli comunali conosce quali siano lessico e sintassi delle mozioni, traboccanti di “considerato” “rilevato” “assodato” “constatato” e via con questa musica per innumerevoli pagine inutili. Per poi arrivare, finalmente, alla conclusione.

Nel caso di Cassano Magnago sarebbero bastate due righe condivise: “Il consiglio comunale impegna la giunta ad effettuare immediati interventi per la sicurezza in via Marconi. Firmato: l’assemblea civica all’unanimità”. Fantascienza? No, se si ha coscienza del proprio ruolo, che, superando le appartenenze, badasse al sodo, alla collettività. La sicurezza stradale non ci risulta sia una faccenda né di destra né di sinistra, ma di tutti. E tutti, a cominciare dalla politica, dovrebbero concorrere ad affrontarla e, possibilmente, risolverla fin dove si può.

La percezione della priorità però è un’altra, finalizzata ad apparire i più bravi in funzione del consenso elettorale. Poi ci si chiede perché la gente rifugge le urne, sbeffeggia i partiti con l’astensionismo e non crede più nelle istituzioni. Certo, ci sono ben altre questioni che concorrono alla diserzione elettorale (vogliamo parlare del caso Santanché o della compravendita dei voti a Bari?), ma chi vive in una piccola comunità guarda a ciò che gli succede davanti casa. E a volte, anzi, spesso, si accorge che sindaci, assessori e consiglieri scimmiottano in tutto e per tutto i loro referenti a Roma. Con il risultato che i problemi restano, le parole volano e la gente ne ha piene le scatole, per non dire altro.

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