Pro Patria, campi in sintetico: una terra promessa. Quando i lavori?

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BUSTO ARSIZIO – Era il 1984 quando Eros Ramazzotti vinceva il Festival di Sanremo fra le nuove proposte con la canzone “Una terra promessa“. Era invece il 30 maggio 2021, quando il Sindaco Emanuele Antonelli – intervenuto alla cerimonia di chiusura del Comitato 100 anni di Pro – dichiarava così, in merito ai campi in sintetico promessi alla Pro Patria: “Non so francamente se riusciremo a realizzarli entro quest’anno (2021 ndr), probabilmente ci riusciremo per l’anno prossimo. Ho parlato personalmente con il presidente Attilio Fontana: ci sono già stati i sopralluoghi del caso. Stiamo solo aspettando che i fondi per l’opera vengano sbloccati e resi disponibili per fissare una data d’inizio lavori. I campi saranno due: quello principale dello “Speroni” e uno secondario per gli allenamenti“.

Dai campi promessi alla solita fossa

Cosa sia successo dal 30 maggio 2021 ad oggi, con la Pro in piena bagarre societaria, i tifosi biancoblù (due dei quali raggiunti purtroppo da Daspo) lo sanno purtroppo bene: gli unici lavori che si sono svolti nella zona “Speroni” sono stati quelli per la realizzazione – al posto del terreno impropriamente adibito a parcheggio stadio – di due campi d’allenamento per l’Antoniana. Società di prima categoria (quest’anno retrocessa purtroppo in Seconda) che, nella città di Busto Arsizio, la città Europea dello Sport 2023, conta più campi della pluricentenaria Pro Patria, le cui giovanili sono costrette a giocare fuori città, mentre i baby tigrottini si allenano in un’umiliante fossa a bordo strada (e a rischio investimento per i genitori).

Basta inchini: c’è una Pro Patria da tutelare

Non vogliamo né ritornare sulla vicenda campi dell’Antoniana, sebbene chi ha pensato e firmato la convenzione potrebbe e dovrebbe fare… chiarezza, né tantomeno rimarcare che le giovanili tigrotte in questi anni sono state costrette ad allenarsi e a giocare fra Turbigo (a mezz’ora di distanza…) e San Vittore Olona. Ci limitiamo soltanto a dire che a Busto Arsizio, dove si è concesso il titolo di serie D al Varese, regalato la presidenza al Novara e benedetto la proprietà campana instauratasi in via Ca’ Bianca, forse sarebbe il caso di iniziare a tutelare e valorizzare realmente e seriamente la Pro Patria, la squadra per cui Busto è conosciuta in tutta Italia.

Dalla Cittadella dello Sport al Palaghiaccio

Se uno “Speroni” senza parcheggio è come “un appartamento senza garage” (copyright Bottini), una Pro Patria senza campi e strutture per allenarsi, cosa mai potrebbe essere? E soprattutto quali investitori potrebbe mai attrarre? I Vender, già negli anni duemila, furono i primi a parlare di Cittadella dello Sport. Vent’anni dopo, a Busto – dove nel frattempo si discute di altri milioni di euro per ridare forma allo scheletro del Palaghiaccio – siamo allo stesso punto di partenza. Peccato perché fra spot (il bello di vivere a Busto), selfie, promesse elettorali e annunci in pompa magna (Busto Città Europea dello Sport 2023), la realtà sia sempre la stessa. Un’info di servizio: se si intende davvero realizzare i campi in sintetico promessi, occorre iniziare adesso coi lavori. I campionati si sono appena conclusi, a fine agosto inizia la nuova stagione, e i tempi per la realizzazione richiedono almeno tre mesi.

Pro Patria campi promessi – MALPENSA 24