Mensa dei poveri, Comi: «Sentenza ingiusta. Lotterò per dimostrare la mia innocenza»

processo lara comi condannata

MILANO – «Impugneremo una sentenza che ritengo ingiusta e lotterò in ogni sede per dimostrare la mia innocenza». Queste le prime parole dell’eurodeputata di Forza Italia Lara Comi dopo la condanna a 4 anni e 2 mesi nel maxi processo “Mensa dei poveri” a carico di oltre 60 persone imputate. 

Stupita della condanna 

Se oggi, 2 ottobre, subito dopo il pronunciamento della sentenza Comi non ha voluto parlare, poche ore dopo ha affidato a una nota il suo pensiero, dicendosi «stupita della sentenza di condanna», in quanto «tutti gli elementi emersi nel corso del dibattimento militavano per una pronuncia assolutoria». 

Gli episodi contestati

Entrando nel merito degli episodi contestati, «L’accusa di corruzione del direttore generale di Afol si fonda su dichiarazioni rese dall’avvocato Bergamaschi in corso di istruttoria» e sono state «Confutate da riscontri oggettivi», ossia i messaggi WhatsApp ritrovati sul telefono dell’avvocato ligure. La quale «In dibattimento ha dichiarato espressamente di non avere mai avuto richieste» da Comi «Di riconoscimento di somme al direttore generale di Afol, scagionandomi dalle accuse mosse». Per quanto riguarda invece la truffa che sarebbe stata perpetrata con l’aumento di stipendio riconosciuto al suo addetto stampa, «sono stati prodotti tutti i documenti attestanti le maggiori attività da lui svolte» e che hanno legittimato «tale aumento retributivo», ritenuto congruo da una consulenza.
Riguardo infine all’altro episodio di truffa, «Gli emolumenti riconosciuti al collaboratore Saia, sia la guardia di finanza che Banca d’Italia hanno accertato che le somme percepite da detto collaboratore non sono mai state riversate in alcun modo all’onorevole Comi, come peraltro lo stesso Saia ha dichiarato al dibattimento».

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