Putin e i fantasmi del passato

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di Luigi Patrini

Putin ama mostrare i muscoli, cioè la sua forza. Abbiamo visto tante foto sue con il fucile imbracciato, qualche giorno fa lo abbiamo visto con la “valigetta atomica” mentre dava il via a missili ipersonici di ultima generazione. Putin è un duro. O meglio, ha bisogno di mostrarsi e apparire duro, perché soffre della propria debolezza, della debolezza propria di ogni autocrate. L’attacco all’Ucraina, preparato con cura e con meticolosità, ma tanto “folle” che, anche chi lo prevedeva, si aspettava che non avvenisse, proprio per la pericolosità della situazione ingenerata da questo evento, mostra a tutto il mondo la sua debolezza.

Bene ha fatto Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, ad evidenziare subito che questo fatto cambierà radicalmente i rapporti tra l’Europa e l’ex URSS. La caduta del Muro di Berlino, esattamente 200 anni dopo l’inizio della Rivoluzione Francese, ha messo in luce una situazione che i “potenti della terra” (gente come Putin, Xi Jinping, Biden, BoJo, Macron e altri), inclini a vedere le situazioni con occhiali che alterano la realtà e vedono solo il presente immediato, non riescono a capire.

Di fatto il mondo è oggi un grande Villaggio Globale, come Marshall McLuhan aveva intuito più di 60 anni fa, e non si può più giocare a fare la guerra; occorre instaurare rapporti diversi tra le nazioni. La fine dell’URSS, avvenuta all’improvviso nel giro di pochi anni, ha creato un senso di sottile vergogna e rimpianto negli eredi della grande Potenza Mondiale che, pur essendo riuscita a mandare per prima l’uomo nello spazio, non è mai riuscita a creare le condizioni per un Paese veramente libero e democratico, tradendo le promesse fatte dalla Rivoluzione d’Ottobre e con il sogno del “Sol de l’avvenire” che in quel Paese non è mai riuscito a farsi vedere.

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Luigi Patrini

Putin è forse l’ultimo frutto avvelenato del comunismo sovietico! Ci sono delle “costanti” nella storia dei popoli: Vladimir Putin è legato al sogno di Pietro il Grande, che agli inizi del 1700 unificò ampi territori e pose le premesse perché la Russia diventasse una grande potenza. Grande fu il ruolo della Russia nei secoli successivi, ma nel Villaggio Globale odierno la logica dei rapporti tra Stati deve cambiare. Putin coltiva il sogno di Pietro, che fu anche quello di Lenin e di Stalin, che si erano illusi di rendere grande la Russia, mentre la impoverirono culturalmente (il patto di Stalin con Hitler alla vigilia della II Guerra mondiale lo conferma) e spiritualmente, cercando di sottomettere sempre più la Chiesa Ortodossa all’egemonia dello Stato secondo il progetto che già Pietro il Grande aveva avviato.

La sottovalutazione del ruolo del fattore religioso è pericolosa: i comunisti Russi se ne sono accorti, quelli Cinesi lo scopriranno presto; ma anche Biden, che pure si ostenta cattolico, e Boris Johnson, erede di una tradizione che fece decapitare Sr. Thomas More, e Macron, che assumendo la Presidenza di Turno della UE ha promesso di impegnarsi a garantire tutti quei “diritti” (aborto, ecc.) che ogni religione contrasta, se ne accorgeranno. Le tre vere grandi potenze mondiali (USA, Russia e Cina) devono capire che i tempi stanno cambiando. Ma per convincerle occorre che ognuno faccia la sua parte: i loro alleati, tutti gli Stati – piccoli o grandi che siano – le Comunità locali e regionali, le singole Persone. E’ la cultura che deve cambiare, cioè il modo di pensare a sé e al proprio vero bene: le guerre del 900 sono sempre cominciate con l’idea che sarebbero state brevi, invece durarono a lungo e le conseguenze negative da esse prodotte furono sempre causa di disagi e difficoltà per molti anni anche dopo la pace.

Negli anni 60, nel pieno della guerra fredda (giusto un paio d’anni dopo la crisi dei missili sovietici a Cuba dell’ottobre 1962) Stanley Kubrick girò un celebre film, Il dottor Stranamore , nel quale, in modo un po’grottesco e macabro, si prospetta la possibilità di una guerra atomica scatenata per errore. Memorabile l’interpretazione in tre ruoli diversi di Peter Sellers, che, nei panni di Presidente degli Stati Uniti, ha un dialogo telefonico esilarante con il Capo del Cremlino. Il romanzo di Peter George, da cui il film è tratto, ha una curiosa prefazione (che nel film evidentemente non c’è) in cui l’Autore immagina che il romanzo sia stato scritto da Extraterrestri che, arrivati sul nostro pianeta, hanno trovato tracce di una civiltà scomparsa. Esaminandone i resti, hanno dedotto che gli antichi abitanti del pianeta avevano costruito un numero di bombe atomiche capaci di distruggere centinaia di volte il pianeta stesso. Erano rimasti stupiti, quegli Extraterrestri, ​e non sapevano trovare una spiegazione al fatto che gli umani avessero voluto distruggere così tante volte il loro pianeta.

Benedetto XVI fece diverse volte una riflessione interessante: osservato che, ai tempi di Kant si era tentato di costruire un’etica su principi razionali, con la sola ragione umana (“come se Dio non esistesse”), Egli propose ed invitò anche i non-credenti a pensare a delle regole di vita “come se Dio esistesse”. Era la saggia logica dell’antico detto “Timor Domini, initium Sapientiae”: il timore di Dio provoca l’inizio di comportamenti più saggi. “Il timore di Dio – Egli spiegò nel 2006 – non è angoscia, è tutt’altra cosa. Come figli, non abbiamo angoscia del Padre, ma abbiamo il timore di Dio, la preoccupazione di non distruggere l’amore sul quale è collocata la nostra vita. Timore di Dio è quel senso di responsabilità che noi dobbiamo avere, responsabilità per la porzione del mondo che ci è affidata nella nostra vita. Responsabilità di amministrare bene questa parte del mondo e della storia che siamo noi e così servire all’edificazione giusta del mondo, servire alla vittoria del bene e della pace”.

Ah se Putin sapesse guardare avanti e non si fermasse ai fantasmi di un passato ormai concluso e finito, ma sempre pronto a riemergere! Come appare “ragionevole” la breve e immediata riflessione di Francesco, che si appella “a quanti hanno responsabilità politiche perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra, il padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici” e conclude: “Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, screditando il diritto internazionale”. Caro Putin, non vuoi far appello alla fede? Va bene, appellati almeno alla ragione! Alla ragione, per favore, non alla forza!

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