Rai: il no a Fazio, patrimonio dell’Unisco

lodi rai fazio
Fabio Fazio

di Massimo Lodi

Sei bravo? Allora ti mandiamo a casa. Così tira il vento alla Rai, parola di Fiorello. Uno che, miracolosamente, alla Rai ci lavora, nonostante sia bravo. Ma Fazio no. Guai a lui. L’anima prevalente nel destracentro non lo giudica funzionale al sentiment dell’attuale governo, e allora tanti saluti (“Belli ciao”, lo stiloso bye bye di Salvini a Fabio e Littizzetto). Nessuna accettabile proposta di rinnovo del contratto, nessun rimorso a disfarsi d’una luminosa star che fa ascolti e miete pubblicità, nessuna remora a sbattere contro la ragione. Un gravissimo errore editoriale, ha sentenziato Ferruccio De Bortoli. E basterebbe una tal parola a chiudere qualunque discorso. Però l’aggiuntina ci sta.

E dunque. Fazio vien giubilato perché, narra l’accusa, portavoce d’un pensiero politico unico. Però la realtà attesta il contrario. Ne sono storico documento anni di spettacolo e informazione nei quali c’è stato spazio per chiunque avesse qualcosa d’interessante da testimoniare e volesse farlo. È infatti capitato che alcuni, pur se invitati a dir la loro, si siano negati all’intervistatore, temendo di rimanere in panne, tra una domanda spinosa e una risposta imbarazzata.

lodi rai fazio
Massimo Lodi

La maggior azienda culturale del Paese dovrebbe (deve) preservare i suoi tesori, e Fazio vi figura di diritto. Un patrimonio dell’Unisco, cioè del tenere insieme, dell’assemblare con perizia e originalità, del cogliere l’anima d’un Paese e allo stesso tempo gli spigoli del suo profilo. Lo dimostrano la varietà dei generi/dei personaggi proposti dal presentatore-giornalista e il trasversalismo del pubblico. Curiosamente intrigato dal mix di serietà e leggerezza su cui si fonda il talento popolare d’un atipico anchorman

In anni lontani, mi capitò la ventura d’assistere di persona a una puntata di “Quelli che il calcio”, programma che Fazio conduceva negli studi di corso Sempione a Milano. Fui colpito dalla semplicità dell’uomo: prima e dopo la trasmissione s’intrattenne amabilmente con noi della “qualunque”, spettatori occasionali/tifosi rapiti d’uno spettacolo che dietro gl’infingimenti della passione pedatoria rivelava l’arteria pulsante del costume nazionale, lo scorrere di mode e prevenzioni, il confliggere sguaiato (e quindi comico) di progressisti e retrogradi. Insomma, faceva il check d’una nazione tramite disinvolta noncuranza, che in realtà era un profondissimo studio corredato da ispirazione artistica. Ciò di cui il deus ex machina ben si guardava dal mostrare vanto, un po’ per felpata astuzia un po’ per intima certezza.

Detto che di martirio non è il caso d’argomentare, ma solo d’un avvicendamento improvvido e sgangherato, seguiteremo ad apprezzare Fazio -e la sua bizzarra carovana, immagine d’un affascinante spaccato del nostro vivere sociale- sul canale tv dove lo aspettano con entusiasmo. Che tempo che continuerà a fare? Certamente bello, grazie al meteo soccorso del mercato libero, sempre alla scoperta (Discovery) di grandi risorse rifiutate dalla piccineria altrui.

lodi fazio rai – MALPENSA24