Reguzzoni torna in prima pagina: “Quella volta che Napolitano mi minacciò”

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Giorgio Napolitano e, alle sue spalle, Marco Reguzzoni

“Napolitano mi minacciò. Non metterti contro di noi”.  Titolo a tutta pagina, in prima, de La Verità di Maurizio Belpietro. Il virgolettato è del bustocco Marco Reguzzoni, già presidente della Provincia di Varese, capogruppo della Lega a Montecitorio quando, nel 2010, la maggioranza del governo Berlusconi scalchignava sotto i colpi di Gianfranco Fini in rotta di collisione con il leader di Forza Italia. E, secondo diverse fonti, il presidente della Repubblica avrebbe voluto favorire un cambio al vertice di Palazzo Chigi, evitando di sciogliere le Camere. Con Reguzzoni a fare su è giù dal Colle per rappresentare i desiderata del partito di Umberto Bossi, deciso a tenere il punto a favore dell’esecutivo allora in carica.

Le tesi del complotto contro Berlusconi

Momento difficile, complesso della politica italiana, quel 2010. Reguzzoni ne ha scritto anche su Mega, l’online del suo movimento I Repubblicani, all’indomani della scomparsa a 98 anni di “re Giorgio”. E La Verità, affrancata per posizione ideologica dai peana per il comunista Napolitano, si è subito buttata a capofitto su quelle frasi. La fotografia che ne esce sembra deporre per la tesi del complotto contro Silvio Berlusconi. In qualche modo, l’ex capogruppo leghista lo fa credere, anche se in maniera marginale, sottotraccia, senza esplicitarlo.

“Mi ha un po’spaventato”

E la presunta minaccia? Testuale: “Congedandomi (Napolitano, ndr) mi disse: stia con noi, che ha tutta una carriera davanti, non si metta contro di noi”. Domanda di Carlo Tarallo, autore dell’intervista pubblicata oggi, mercoledì 27 settembre, sul giornale di Belpietro, a Reguzzoni: “Ma mettersi contro di noi chi?” Risposta: “Ma, forse intendeva il Quirinale, forse usava il plurale maiestatis… non so cosa intendesse (…). Magari era un modo più semplice per dire non metterti contro di me? Può essere, ma fu piuttosto inquietante”. Domanda successiva: “Ma in quel ‘non metterti contro di noi’, lei ha percepito un suggerimento o una minaccia? Risposta: “Tutte e due. Al momento un suggerimento, anche perché condito da qualche complimento personale. Ripensandoci mi ha un po’ spaventato. Oh, io non sono uno che si fa spaventare… ma il contesto (…). Non stavo mica parlando con l’ultimo arrivato (“Io ero un umile parlamentare di Busto Arsizio, lui il presidente della Repubblica”).

Un nipotino un po’discolo

Di nuovo Reguzzoni nel suo intervento su Mega: “Purtroppo poi la sorte ci fece litigare. Quando ci fu l’intervento in Libia, quando mi arrivarono ‘suggerimenti’ per le votazioni alla Camera, fino alla nomina dello stimato Mario Monti, in poche ore senatore a vita e premier. Ed infine ci scontrammo furiosamente, io contro le politiche di austerity volute dal ‘suo’ governo. E siccome ‘ubi maior minor cessat’ le nostre strade – e la mia con la politica – si separarono. Lo punzecchiai altre volte, votando la sfiducia a Monti, chiamandolo per primo in aula a Montecitorio ‘Re Giorgio’, criticando le troppe auto blu al Quirinale. Mi tollerava senza scomporsi, come un nonno con un nipotino un po’ discolo”.

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