“Salviamo la Manifattura” di Legnano: Brumana presenta la sua raccolta firme

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LEGNANO – Più di 600 firme raccolte in soli 8 giorni con il passaparola, «fra tutte le categorie sociali e molte di persone del mondo industriale e culturale della città e dei dintorni». Obiettivo: fare pressione sull’amministrazione Radice perché riveda i suoi piani di demolizione per due edifici storici nella ex Manifattura di Legnano non compresi fra quelli tutelati dalla Soprintendenza nel vasto complesso industriale dismesso nel centro città, passato in mani private.

«Non è una petizione qualsiasi – ha esordito il consigliere comunale Franco Brumana nel presentarla oggi, lunedì 30 ottobre (nelle foto) insieme alla pagina social dell’iniziativa – perché le osservazioni saranno depositate in Comune ed entreranno nel fascicolo del Pgt. Vogliamo arrivare almeno a mille firme, numero simbolico. Ma quello che importa – ribadisce Brumana riprendendo le opinioni già espresse in più sedi, anche istituzionali, sul destino dell’ex Manifattura legnanese – sono le motivazioni. Occorre salvare quegli edifici, che hanno un valore storico e architettonico oltre che emozionale e identitario».

«Monumento unico di archeologia industriale»

Brumana ha parlato di «peculiarità di questo monumento di archeologia industriale, ultime vestigia rimaste della Legnano che ha fatto la storia dell’industria, con l’ultima ciminiera sopravvissuta nel centro città. Con una valutazione che riteniamo sbagliata, la Soprintendenza non ha vincolato direttamente questi edifici, ma non significa che possano essere abbattuti: sta alla sensibilità dell’amministrazione comunale tenere conto della memoria e dell’affetto che i legnanesi hanno per essi. La responsabilità non ricade sulla Soprintendenza né sulla proprietà, che avrà solo costi dalla demolizione: abbatterli per farci al loro posto una piazza e un giardino è una scelta politica e (in)culturale del Comune. Comune che doveva esercitare il diritto di prelazione, o investire qui i soldi stanziati ad esempio per il museo dei bambini».

A chi parla di “battaglia di retroguardia” perché i piani per l’area sarebbero ormai decisi, il fondatore e consigliere del Movimento dei Cittadini ribatte pronto: «Faremo di tutto, comprese manifestazioni pubbliche, perché quei piani vengano revocati». Brumana cita come modelli il Villaggio Crespi d’Adda, patrimonio Unesco, e il museo del tessile realizzato a Busto Arsizio nell’ex cotonificio Ottolini. Suggerisce diverse idee: «Un Its di grandi dimensioni, laboratori artigianali e artistici con spazi espositivi, il mercato coperto, un centro congressi, una piazza coperta, il museo dell’industria locale o quello delle biciclette Legnano». E ammonisce: «Occorrono tipologie edilizie che non disturbino il complesso monumentale, altro che le ingenti volumetrie residenziali previste».

Tante idee per il riutilizzo

A sostenerlo nella sua crociata, fra gli altri, l’architetto Claudia Colombo, legnanese, della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese e già guida, con i Ciceroni volontari di Legnano, nella Manifattura aperta per le scuole nel 2015. «Pochissimi conoscono l’interno della Manifattura – osserva Colombo – e quelle visite riscossero grande interesse, perfino da parte del Politecnico di Milano che ne ricavò uno studio pubblicato in un libro andato esaurito. L’interesse architettonico e storico del convitto, del teatro e delle strutture pure non tutelate è indubbio, e si possono riutilizzare in tanti modi».

I precedenti in città non sono incoraggianti, dalla De Angeli Frua, di cui non resta quasi più nulla, alla Cantoni di cui sono state mantenute solo le facciate lungo corso Sempione. Ma i promotori di “Salviamo la Manifattura” guardano anche al recupero, dopo una lunga battaglia, dei solarium nel parco ex Ila.

E domani focus su via Liguria

Domani il contestato Pgt tornerà in commissione per discutere un’altra proposta di variante generale, quella relativa a via Liguria: l’intenzione dell’amministrazione comunale è insediare in un terreno boschivo e agricolo un centro commerciale di 17.500 metri quadri e sul resto un gigantesco (più di 90.000 mq di superficie) campo fotovoltaico.

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