Strage di Samarate, le prime parole di Maja: «Ho fatto una cosa imperdonabile»

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SAMARATE – «Eravamo una famiglia bellissima. Quello che ho fatto è imperdonabile. Quindi io, oggi, chiedo perdono. Ma non so quanto possa valere questa mia richiesta. Ormai non si può più tornare indietro. Non penso al suicidio ma non so come scusarmi. Penso alla mia adorata Giulia. Penso a mio suocero Giulio, a Ines e Mirko che si stanno prendendo cura di Nicolò. E penso a te, Nicolò: mi hai conosciuto come padre, ora sono una persona orribile. Chiedo perdono anche a te». Sono le prime parole di Alessandro Maja, il geometra di 57 anni che, nella notte tra il 3 e il 4 maggio del 2022, sterminò la propria famiglia a Samarate.

Il fatto

Maja ha pronunciato queste parole in aula questa mattina, venerdì 19 maggio, in tribunale a Busto Arsizio. Maja, quella notte di maggio dell’anno scorso uccise la moglie Stefania Pivetta e la figlia Giulia, di soli 16 anni. E ferì in modo gravissimo il figlio Nicolò (unico sopravvissuto).
Giudicato capace di intendere e di volere Maja ha reso esame per oltre un’ora. È stato lucidissimo pur nel suo pianto. Incalzato dalle domande del pubblico ministero Susanna Molteni ha ricostruito la notte della mattanza: prima ha ucciso la moglie Stefania. Poi la figlia Giulia al primo piano. Quindi ha colpito Nicolò, che credeva di aver ammazzato, senza però verificare che il ragazzo fosse morto.
Quello apparso oggi, venerdì 19 maggio, davanti alla Corte d’Assise presieduta da Giuseppe Fazio era un uomo che piangeva lacrime lucide così diverse da quelle di Nicolò, che a tratti tentava di trattenere per celare il suo dolore.

Ossessionato dal denaro

Maja era un uomo ossessionato dal denaro. Sapeva quanto la moglie spendesse in carte di credito. Sapeva quanto c’era sui conti: 100mila euro sul primo e 184mila euro sul secondo. Non ha sostenuto l’idea che la moglie diventasse imprenditrice, convinto potesse essere un fallimento. Ha descritto Stefania come una donna disattenta, che in due occasioni ha perso la calma danneggiando la casa. Una donna insoddisfatta che voleva acquistare un attico. Cambiare casa, cambiare vita. Un’immagine che stride con quella raccontata da parenti e amici. 

Nessun perdono

Una coppia infelice 

Negli ultimi tempi era diventata insomma una coppia infelice, con Maja sempre più ossessionato dal lavoro e da un errore fatto su un progetto che lo lacerava, nonostante le rassicurazioni ricevute dal legale.
L’imputato ha definito la sua famiglia «bellissima», eppure l’ha distrutta. La perizia lo ha definito narcisista, mentre lui si è dipinto come umile, uno che stava in disparte. Che non veniva notato. Ma sono state le parole con cui ha descritto la moglie oggi a lasciare attoniti, quasi come se Maja ritenesse di essere lui la vittima. Ha detto di aver compiuto un gesto atroce e imperdonabile, ma per un’ora davanti ai giudici ha cercato soltanto scuse.

Non lo odio 

Al termine dell’udienza Nicolò ha detto che è stato difficile ascoltare quelle parole e che il perdono invocato dal padre per ora non ci sarà. «Ma non lo odio», ha aggiunto il ragazzo. Per la famiglia di Maja non ha risposto alla domanda che li tormenta da un anno: perché lo ha fatto? «Anche oggi non c’è stata risposta», ha concluso il padre di Stefania, Giulio Pivetta. 

Perché?

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