Brunini (Sea): «Malpensa a -87%. Chiederò al ministro di chiudere Linate»

MALPENSA – Chiudere Linate per concentrare tutto il traffico aereo milanese su Malpensa. Proprio come accaduto durante il primo lockdown. Armando Brunini, amministratore delegato di Sea, lo ha già chiesto due volte, ma ci riproverà per la terza con il nuovo ministro delle infrastrutture e dei Trasporti Enrico Giovannini. «In questo momento tenere aperti sia Linate che Malpensa è un inutile spreco di risorse. Che magari poi ci ristornano, seppur parzialmente, ma in ogni caso sono soldi dello Stato, soldi di tutti che vanno sprecati».
Invitato dal sindaco Andrea Cassani, il numero uno degli aeroporti è intervenuto questa sera, 25 febbraio, come relatore della Commissione speciale Malpensa del Comune di Gallarate per fare il punto sulla crisi e gli scenari futuri del trasporto aereo.

Milano è d’accordo

La riapertura di Linate dello scorso luglio, imposta dal precedente governo su pressione di Alitalia, sollevò proteste in brughiera ma trovò estimatori a Milano. Questa volta, assicura Brunini, Palazzo Marino è favorevole alla chiusura temporanea del Forlanini: «Il Comune di Milano è d’accordo:  è un’azionista razionale che capisce esattamente le nostre argomentazioni e spalleggia la nostra richiesta. Farò un terzo tentativo con il nuovo ministro: in questi bui mesi invernali che sono già di bassa stagione non ha senso tenere aperti entrambi gli aeroporti con le attuali  restrizioni in vigore. In passato ci hanno risposto in modo negativo, in buonafede credevano che la crisi stava ormai finendo. Ma i numeri oggi dicono altro. E poi non è un grande sacrificio per il passeggero di Linate andare a Malpensa, non lo è stato durante il Bridge e non lo è ora. E’ uno spreco di risorse».

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Il 2021 di Malpensa

La necessità di chiudere Linate è suffragata dai numeri di traffico di gennaio e febbraio, inferiori rispetto alle previsioni. «Nel 2021 – ha reso noto Brunini – siamo partiti peggio di quello che pensavamo. Il traffico passeggeri è stabile a -87%. E’ una percentuale leggermente migliore della media nazionale, ma da parte mia mal comune equivale a nessun gaudio». Segnali positivi invece arrivano dal Cargo, con percentuali di crescita superiori al 25%, trainate dal boom dell’e-commerce, dal trasporto di materiale sanitario necessario per far fronte all’emergenza sanitaria e dagli investimenti di importanti player (la nuova base Dhl e i voli Amazon). «Il volume delle merci è in aumento, è un dato estremamente positivo che mostra un vorticoso sviluppo». Alla Cargo City nel 2021 non soltanto si tornerà ai livelli pre-Covid, ma con ogni probabilità si supereranno. Per il traffico passeggeri invece prima di rivedere un segno positivo bisognerà attendere il 2024 almeno.

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