Malpensa, ritorno al pre-Covid nel 2024. Ma con meno ricchezza e occupazione

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MALPENSA – L’aeroporto di Malpensa tornerà ai volumi di passeggeri pre-Covid non prima del 2024. Non è una previsione ma uno scenario basato su dati oggettivi, illustrato questa sera 25 febbraio alla Commissione Malpensa del Comune di Gallarate dall’amministratore delegato di Sea, Armando Brunini. Ma il numero uno degli scali milanesi è voluto essere fin troppo chiaro: «Dobbiamo prepararci ad anni in cui ci sarà meno occupazione». E anche la ricchezza generata sul territorio dalla “fabbrica” Malpensa rischia di essere inferiore rispetto a prima. La pandemia segnerà un solco.

Meno occupazione

L’accordo Sea-sindacati raggiunto nei giorni scorsi è un risultato eccellente in quanto prevede l’estensione della cassa integrazione fino al 2022 ma soprattutto zero licenziamenti in un periodo in cui Malpensa è ancora semideserta. Ma fa capire anche che quando si tornerà a pieno regime, il numero dei lavoratori necessari sarà minore. Dei 2800 attuali dipendenti di Sea, infatti, 500 usciranno dal perimetro aziendale attraverso incentivi all’esodo e accompagnamenti alla pensione. E’ il 18% di forza lavoro in meno, compensato soltanto da circa 100 nuove assunzioni di giovani con l’obiettivo dichiarato di abbassare l’età media dei dipendenti. Il saldo dunque resta negativo. «A pieno regime – ha detto Brunini – l’azienda sarà più piccola: dovremo essere più agili e snelli in un settore che sarà ancora più competitivo».
Quello che succede all’interno del gestore aeroportuale è evidente che accadrà anche per le altre aziende che gravitano su Malpensa e nel suo indotto, quasi certamente anche con minori cautele sotto il profilo occupazionale.

Meno ricchezza

La pandemia sta cambiando tutto e cambierà anche il modo di viaggiare. Smart working, videconferenze ed e-commerce – entrati ormai nelle abitudini di tutti – renderanno meno necessario spostarsi, in particolare in ambito lavorativo. La slide sui segmenti di traffico illustrata dall’ad di Sea a Gallarate dice tutto: «Secondo le nostre previsioni il segmento low cost passerà da 40% del 2019 al 51% del 2024. Gli uomini sono essere viventi che si adattano e alcune soluzioni entrate nelle nostre abitudini rimarranno anche quando l’emergenza sanitaria sarà finita. I viaggi d’affari potrebbero ridursi in modo strutturale».
Quanta percentuale di traffico business (il più ricco e redditizio) si perderà per sempre? Dalla risposta dipende il futuro di tantissimi settori strettamente collegati, quello alberghiero innanzitutto fino ad arrivare al catering e allo shopping in aeroporto.  «Il mercato – ammette Brunini – rischia di essere strutturalmente più povero».

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