Il forfait di Melis spiazza i Fratelli della Valle Olona. Niente lista a Solbiate?

Luigi Melis

SOLBIATE OLONA – Nel gioco di abilità della torre di legno, l’uscita di scena di Luigi Melis assomiglia al pezzo necessario a tenere in piedi la costruzione. Tolto quello, tutto crolla. Ed è proprio l’effetto domino che si potrebbe scatenare sullo scenario politico solbiatese.

Fino a l’altro ieri (mercoledì 3 aprile) in campo c’erano due schieramenti: da una parte l’ex sindaco ora tesserato in Fratelli d’Italia con il suo gruppo La Voce solbiatese e dall’altra parte il “resto del mondo”, ovvero esponenti storici di Forza Italia, Lega e Pd. Tutti sotto l’insegna civica e senza simboli di partito, ma di fatto una Santa Alleanza.

E ora?

Questa è la domanda che tutti si pongono. I primi chiedersi cosa stesse accadendo in quel di Solbiate sono stati proprio i Fratelli d’Italia della Valle Olona. A quanto pare, infatti, nessuno in “casa Meloni” era informato sul colpo a sorpresa preparato da Melis. Che ha avuto l’effetto di tramortire, non tanto gli avversari che locali (che hanno accolto la notizia con un sorriso), ma i suoi maggiorenti locali.

Bocche cucite. Tra i Fratelli della Valle Olona non parla nessuno. Il colpo è stato duro, ma soprattutto mancino: su Melis il partito ci contava, ora invece il bolide del quasi 30% di consensi rischia di non correre alle amministrative di Solbiate. Ovvero, non una bella figura, dopo aver sventolato a destra e a manca di avere il candidato sindaco forte.

Però…

Ma come detto all’inizio se Melis in campo compattava (gli altri), Melis in panchina potrebbe sparigliare e scompigliare. Tanto che a destra c’è chi predica calma: «Dobbiamo lavorare per mettere insieme una squadra nuova. Niente riesumazioni dal passato e bisogna giocare la partita. Anche perché – aggiunge – chi mi dice che a questo punto non si possa aprire un dialogo anche con i nostri naturali alleati in quel di Solbiate?». Possibile, se non che forse, a questo punto è un po’ troppo tardi, visto che dall’altra parte bisognerebbe prendere cappello è dire a Lucio Ghioldi, candidato sindaco della maggioranza uscente: “E’ stato bello, ma il partito chiama”.

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