Bollette affisse in piscina e al Palasomma. Spes: «Così tutti sanno: costi alle stelle»

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SOMMA LOMBARDO – Anche il mondo dello sport a Somma Lombardo deve fare i conti con il caro vita. Lo confermano i numeri, esposti in bella vista all’ingresso sia della piscina comunale che del Palasomma (nella foto in alto, sono affisse quelle di luglio. Nei prossimi giorni verranno sostituite da quelle più recenti). La municipalizzata Spes, che ha in gestione gli impianti sportivi, ha infatti affisso le bollette fuori dalle strutture. Un modo per «far capire alle persone in che condizioni ci troviamo», spiega l’amministratore delegato dell’azienda specializzata Massimiliano Albini. E in questo modo sensibilizzare gli utenti degli impianti sportivi a un uso adeguato dei servizi. Come nel caso delle docce della piscina comunale.

I costi crescono, le tariffe no

L’incremento dei costi della vita sta mettendo in ginocchio enti pubblici, privati e cittadini. E Spes non è immune da questa difficile condizione. Ecco perché ha la municipalizzata ha chiesto un aumento del canone riconosciuto per la copertura delle maggiori spese sostenute. Di fatto, si tratta di un maggior importo di 69.600 euro, che porta il canone da 122.550 a 192.550 euro.
«Le fatture di conguaglio sono molto pesanti, anche superiori ai 35mila euro. E i costi sono aumentati in maniera esponenziale», dice Albini. Pesano le spese per le docce, solo per fare un esempio: «Abbiamo oltre 1600 utenti, è evidente che c’è un impatto economico notevole». O il consumo dell’energia elettrica, che «è impegnativo». Da qui, «la massima attenzione del sindaco (Stefano Bellaria, ndr), che ha voluto avere occhio di riguardo per le utenze. Senza toccare le tariffe per l’utilizzo degli impianti sportivi e per la piscina da parte di associazione e squadre».

Le cifre

Quindi è stata messa a bilancio una somma per far fronte a questi incrementi definiti nella delibera di giunta «imprevisti e imprevedibili», che vanno ad aggiungersi al canone che il Comune riconosce per la gestione. Si tratta, appunto, di 69.600 euro. Più l’Iva l 22%.
Nel 2019, infatti, è stato emesso il canone di 122.950 euro, poi mantenuto anche per il 2020, il 2021 e il 2022. «Anche in considerazione del fatto che l’emergenza Covid, con i conseguenti oneri di chiusura impianti ha limitato le possibilità di previsione dei piani operativi per l’anno successivo», prosegue il documento. Lo scorso anno, poi, c’è stato l’incremento dei costi con la conseguente richiesta di un aumento del canone riconosciuto.

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