Uniti contro l’antisemitismo, bandiere e qualche polemica a Milano

MILANO – Una sola voce per affermare con forza la lotta all’antisemitismo, seppur con qualche polemica dovuta alle diverse posizioni rispetto a quanto sta accadendo a Gaza, ha contraddistinto il presidio contro l’antisemitismo organizzato dal consigliere comunale milanese Daniele Nahum (Azione), ieri pomeriggio. 5 maggio, in piazza Cordusio a Milano. Presenti i rappresentanti di tutte le forze politiche del Comune di Milano, oltre al presidente della comunità ebraica Walker Meghnagi, attiviste iraniane e ucraine e l’onorevole Mariasetella Gelmini.

Il clima si è scaldato poco prima dell’inizio del presidio, quando i consiglieri comunali dei Verdi Tommaso Gorini e Francesca Cucchiara sono arrivati con al collo un cartello con la scritta “contro le minacce agli ebrei e contro il genocidio a Gaza”, per cui sono stati contestati. Gorini, che poi ha parlato al microfono su invito dello stesso Nahum, è stato identificato dalla Digos insieme a Cucchiara quando Meghnagi ha chiesto loro di non “stuzzicare i presenti”. 

Il pericolo antisemitismo

“C’è più il pericolo di antisemitismo che di fascismo in Italia, e la politica italiana si deve dare una svegliata – ha detto Nahum a inizio presidio – non c’è alcuna volontà da parte del Governo israeliano di cancellare il popolo palestinese. Questa iniziativa è importante perché ci sono tutti gli esponenti di Palazzo Marino – ha proseguito prima di invitare due contestatori a non disturbare e chiedendo alla platea di non cedere alle provocazioni – una battaglia che dobbiamo combattere tutti insieme. Ai contestatori voglio chiedere come mai non dite nulla sulle 850 condanne a morte in Iran nel 2023 e le università italiane hanno accordi con quelle iraniane? Noi non ci lasceremo intimidire – ha aggiunto – andremo nelle università italiane e non permetteremo che ci sia un altro 1982 in Italia”.

Proprio sul convegno sull’antisemitismo cancellato per “ragioni di sicurezza” dall’Università Statale di Milano è intervenuto Alessandro Litta Modigliani, presidente dell’Associazione milanese Pro Israele, ribadendo di aver inviato una lettera al rettore dell’ateneo, per ribadire la volontà di “fissare una data per il convegno che è stato cancellato – precisando di non voler accettare veti e minacce dopo – aver ascoltato la voce di Moni Ovadia, Francesca Albanese, una catena di cattivi maestri, vogliamo anche noi tenere un convegno su Israele, unica Repubblica Democratica del Medioriente”. Modigliani ha anche parlato di un rischio boicottaggio in occasione della presentazione del libro dello scritto israeliano Eshkol Nevo, prevista per oggi a Milano.

“Io volevo solo ricordare la Brigata Ebraica, prima c’erano i negazionisti che negavano la Shoah, ora ci sono negazionisti dei centri sociali e di estrema sinistra che negano l’esistenza della Brigata Ebraica – ha detto Davide Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica, ricordando poi Liliana Segre che deve girare con la scorta, dopo tutto quello che ha vissuto, e Pietro Cividalli, che da Gerusalemme a 18 anni è tornato in Italia, ha messo in gioco la sua vita per liberarla, oggi ha paura di tornare per quanto sta succedendo nelle università e alle presentazioni dei libri – descrivendo questa come una prepotenza – da atteggiamento mafioso – e definendo – la trattativa Stato mafia che non ci piace, quando vedo i rettori o altri trattare con questi mafiosi”.  

La polemica per l’assenza dell’Anpi

Grande assente il presidente provinciale dell’Anpi, Primo Minelli, criticato apertamente da Luca Bernardo, capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale, che ha detto: “doveva essere qua, si vergogni”, e dalGianmaria Radice (Italia Viva), che parlando del “cessate il fuoco ora” dell’Anpi, ha detto che l’associazione “dovrebbe citare tutti i Paesi del mondo in cui ci sono conflitti, e non solo di due guerre – spiegando che – nessuno di noi è per la guerra, ma non sopporto il pacifismo di facciata, neppure uno di coloro che scende in piazza urlando le peggiori cose contro la Brigata ebraica è mai sceso in piazza per le migliaia di morti in Siria, in Yemen, o in tutto il mondo”. Gli ha fatto eco anche Francesco Ascioti (Azione): “vorrei dire al Presidente dell’Anpi di venire qui, perché è qui che si riunisce il vero comitato antifascista milanese e non in riunioni per pochi intimi, siamo stanchi che vengano distribuite patenti di liberatori”. 

La necessità di restare uniti

Una ferma condanna al razzismo e all’antisemitismo è stata espressa da Filippo Barberis, capogruppo Pd a Palazzo Marino, il quale ha sottolineato come non ci “sia modo più folle per criticare la politica israeliana del sabotare i rapporti con le Università israeliane – e anche – non c’è nulla di più folle e fuorviante del criticare le politiche di Israele, di venire a fischiare la brigata ebraica, significa non conoscere nulla della storia”. Alessandro Verri, capogruppo Lega a Palazzo Marino ha ricordato la necessità di “combattere uniti contro l’odio verso l’autodeterminazione del popolo ebraico e l’occidente”, mentre Riccardo Truppo capogruppo Fratelli d’Italia, ha parlato di un “un fallimento culturale di 80 anni, per cui siamo entrati per anni nelle scuole e sono bastate poche settimane per distruggere qualsiasi fondamento formativo”.

Mariastella Gelmini ha invece sottolineato l’impossibilità di accettare che “le Università, che sono luoghi simbolo del pluralismo, diventino luoghi dove ai cittadini ebrei venga impedito di parlare – precisando che – quello che è capitato Molinari, a Parenzo è un qualcosa di estremamente grave e inaccettabile, che deve essere stigmatizzato – in un’Italia – l’Italia libera, democratica, amica d’Israele, che lotta contro il terrorismo e che non dimentica l’Ucraina”.  

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