Somma al Centro decreta la scissione: «I paladini del sindaco facciano un gruppo proprio»

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SOMMA LOMBARDO – «Entrambi possono inventarsi il gruppo politico che meglio si addice loro, ma non rappresenteranno mai più Somma al Centro». I vertici di Sac (in alto, la foto fatta in campagna elettorale nel 2020) decretano la scissione del gruppo civico che da otto anni sostiene la coalizione di centrosinistra. Se l’assessore Edoardo Piantantida Chiesa e la capogruppo Maria Teresa Pandolfi ribadiscono il loro diritto mantenere il loro incarico (grazie ai voti delle ultime Amministrative), i leader della lista non ci stanno e disconoscono i due «paladini» del sindaco Stefano Bellaria.

La vicenda

La vicenda è ormai nota. Tutto nasce dalla lettera che i vertici Sac hanno inviato al primo cittadino per chiedere il ritiro delle deleghe di Piantanida Chiesa. Missiva sottoscritta anche da Pandolfi, che poi ha deciso di cancellare la firma e di sostenere Bellaria e la giunta.
I due esponenti del gruppo hanno replicato a tono: una controlettera con cui garantiscono di avere dalla propria parte la maggiora parte dei candidati in lista. E, quindi, per mettere in chiaro che non se ne sarebbero andati.

«Sfiduciati»

Ora sono i leader di Somma al Centro a prendere posizione. In riferimento a Piantanida Chiesa, dicono: «Se una volta che il candidato viene eletto assessore o consigliere pensa di poter agire liberamente con la totale esclusione del gruppo fondatore e dei candidati della lista elettorale, non solo sbaglia ma merita di essere sfiduciato e mandato a casa. Per l’assessore è più facile ottenere ciò se il sindaco rispetta il parere e la posizione del gruppo dei fondatori. Altrimenti è da sfiduciare anche lui». Mentre, nei confronti di Pandolfi e della scelta di schierarsi, aggiungono: «Di fronte a questa decisione, qualsiasi partito le direbbe “da questo momento non sei più dei nostri, prendi armi e bagagli e tornatene a casa”. Ma l’arroganza dei dilettanti allo sbaraglio spesso ti stupisce fino all’assurdo». In sintesi: «Occorrerebbe, prima di mettere in lista certi personaggi, mandarli a scuola di politica. La signora Pandolfi può di certo rimanere lì dov’è a fare anch’essa la paladina del sindaco, ma non più a nome di Somma al Centro che ha sfiduciato lei e l’assessore».

La nota di Sac

Ecco la nota integrale diffusa da Sac:

È proprio vero!! Prima che qualsiasi cittadino vada ad amministrare un comune, se non ne sa già abbastanza, bisognerebbe mandarlo a scuola di politica e a studiare un minimo di legislazione amministrativa. Tutto ciò per esibire che ognuno, appena eletto, si consideri oltre che inamovibile, anche titolato a inventarsi le regole del proprio ruolo, a prescindere da quelle più elementari che la politica ha da anni codificato.

In ogni lista che si presenta ad un’elezione vi sono persone che hanno fondato quel gruppo e che sono le vere responsabili dell’operato non solo politico di esso. Inoltre le liste si aprono a persone della società civile, che condividono il percorso e le finalità del programma elettorale. Esse però non hanno né responsabilità, né tessera di partito poiché il gruppo fondatore non chiede la tessera, ma solo la condivisione del percorso relativo a quelle elezioni.

Altra questione fondamentale é quella del ruolo dell’eletto nel rapporto con i fondatori del gruppo politico. Quest’ultimo, insieme ai componenti interessati della lista elettorale restano unico vero riferimento per ogni verifica.

L’assessore riferimento del gruppo ha il dovere di portare all’attenzione preventiva del gruppo stesso le problematiche, le iniziative, nonché i progetti che ci si avvia a concretizzare. Quante volte l’assessore Piantanida ha fatto ciò in questi otto anni?? Mai!! Ha sistematicamente escluso da ciò anche il Presidente del Consiglio che é stato presente quasi tutti i giorni in Municipio.

Se, una volta che il candidato viene eletto assessore o consigliere, pensa di poter agire liberamente con la totale esclusione del gruppo fondatore e dei candidati della lista elettorale, non solo sbaglia, ma merita di essere sfiduciato e mandato a casa. Per l’assessore è più facile ottenere ciò se il sindaco rispetta il parere e la posizione del gruppo dei fondatori, altrimenti è da sfiduciare anche lui.

Se inoltre il consigliere, che non può essere mandato a casa, pensa di poter continuare ad agire come crede, anche in Consiglio, può farlo, ma i fondatori possono vietare al suddetto di agire a nome del gruppo politico che l’ha accettato in lista o addirittura espellerlo dal gruppo stesso, a prescindere dal numero dei voti personali di preferenza che egli ha riportato.

L’assessore Piantanida e la consigliera Pandolfi meritano percorsi critici differenti, anche se il giudizio negativo finale é identico.

L’assessore non ha mai fatto parte del gruppo dirigente di Somma al Centro perché non ne è un fondatore e perché negli anni ha ritenuto di non doversi mai riferire a chi Somma al Centro l’ha fatto nascere e crescere. Ma in questi otto anni si é comportato sempre da battitore libero, in ogni senso. ed è stato solo fido paladino di Carlo Magno. Oggi non si riesce a comprendere perché, visto che in otto anni di responsabile dei lavori pubblici non l’ha mai fatto solo ora che vede traballare lo scranno, tira miseramente in ballo alcuni componenti della lista delle amministrative del 2020 chiedendo loro di appoggiarlo e riportando numeri e percentuali del tutto falsi. Perché in questi otto anni non ha mai chiesto incontri di gruppo per discutere di seri problemi del comune e lo fa ora per salvarsi la cadrega e quel che resta della sua reputazione di politico di alto livello?? Ora ribadisce che il suo peso corrisponde a 113 voti personali contro i soli 26 del 2015. Questo vale relativamente poco poiché il Piantanida é oggi giudicato per ciò che ha fatto e come lo ha fatto e per quel che fa e come Io fa e non per il consenso che ha portato a casa tre anni fa. E qui converrebbe che egli scendesse in piazza per sentire i pareri della gente comune che esprime un voto che vale quanto il suo e capire se il suo appeal sale ancora 113 voti. Queste sono alcune delle motivazioni fondamentali per cui egli non pini più rappresentare, né in giunta, né sul territorio, Somma al Centro, non avendo rispettato gli impegni sottoscritti e controfirmati di suo pugno e di cui esiste documento.

Gli impegni firmati di proprio pugno riguardano anche la consigliera Pandolfi. Anche lei non è tra i fondatori di Somma al Centro e come cittadina della società civile aderì alla lista del 2015. Riportando oltre settanta voti contro la cinquantina delle elezioni del 2020. Chiaro è che, non essendo il gruppo fondatore una spa, neanche lei (oltre che Piantanida ) ha mai potuto né può rivendicare l’acquisto di una quota azionaria di esso, quindi anche lei fa parte di quella società civile di cui sopra. Di suo pugno ha firmato la lettera al sindaco con la quale si sono chieste le dimissioni di Piantanida, ma poi, come si sa, ha cambiato idea ed ha cancellato il suo nome e cognome. Di fronte a questa decisione qualsiasi partito le direbbe “da questo momento non sei più dei nostri, prendi armi e bagagli e tornatene a casa”. Ma l’arroganza dei dilettanti allo sbaraglio spesso ti stupisce fino all’assurdo. Nessuno si sarebbe aspettato che ci venisse detto : Somma al Centro sono io e non me ne vado.

Ecco perché occorrerebbe, prima di mettere in lista certi personaggi, mandarli a scuola di politica. La signora Pandolfi può di certo rimanere lì dov’è a fare anch’essa la paladina del sindaco, ma non più a nome di Somma al Centro che ha sfiduciato lei e l’assessore. Entrambi possono inventarsi il gruppo politico che meglio si addice loro, ma non rappresenteranno mai più Somma al Centro.

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