Sul carro del vincitore, ma quante incoerenze

bottini meeting meloni
Giorgia Meloni, tutti sul suo carro

di Gian Franco Bottini

Dalle cronache di questi ultimi giorni viene l’idea che il  Meeting ciellino/ riminese  di fine agosto possa essere  divenuto, per la politica italiana, quello che per il cinema è il Festival di Venezia: la vetrina più attesa dell’anno, con tanto di “red carpet” ed applausometro sempre in azione per pesare gli umori della platea. Applausi, più o meno generosi , per quasi tutti i presenti, ma addirittura delle “standing ovation”, a distanza di poche ore fra loro, per Draghi, il premier defenestrato, e per la Meloni, una fra i suoi defenestratori.

Una situazione piuttosto curiosa questa, che se vogliamo possiamo  anche far finta che non ci abbia sorpreso (e di cosa ci si può stupire in questa campagna elettorale?) ma che  merita perlomeno un tentativo di interpretazione. Per giustificare l’evidente incongruenza insita nell’episodio, qualcuno potrebbe affermare che se si potesse realizzare l’improbabile situazione di affiancare  Mennea e Jacobs sul medesimo palco, ambedue meriterebbero i medesimi applausi e dunque… di che stupirsi ? Ci si dimenticherebbe però che in questo caso si tratterebbe di  esaltanti campioni sportivi del tutto separati fra loro nel tempo e nello spazio, mentre nel caso in questione le vicende Meloni/Draghi si legano fra loro, molto strettamente e con un notevole livello di conflittualità .

A meno che si  voglia pensare che i “meetinghini” abbiano voluto omaggiare, come nel caso degli olimpionici, due vincenti; nel qual caso si sarebbe già verificato l’usuale salto sul “carro del vincitore”, visto un evidente anticipo, almeno per quanto riguarda la signora Meloni. Temiamo  che i 3.000 presenti al Meeting, che potrebbero rappresentare un campione dell’elettorato, abbiano proprio  ragionato così, dimostrando però una imbarazzante superficialità non sicuramente adatta alle cose della politica, che nelle sue valutazioni non può ignorare fatti, affermazioni e comportamenti, ancor più se di fresco avvenimento.

Un episodio, questo, del quale dobbiamo comunque  prendere atto e che ancora una volta segnala la necessità urgente e prioritaria che l’elettorato abbandoni l’antica e irresponsabile abitudine del “proviamo anche questi” e alzi il proprio senso critico, perché ai “signori della politica” le cose, messe come stanno, vanno più che bene così . 

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Gian Franco Bottini

Date a tal proposito uno sguardo alle schede elettorali che ci troveremo davanti il 25 settembre e vi renderete conto che l’elettore è chiamato unicamente ad avallare supinamente ciò che è già stato deciso dai partiti. A noi elettori  è data l’unica e semplice possibilità di apporre una croce (quella degli analfabeti!) per scegliere un partito, avallando  in toto l’elezione di coloro che questo ha  deciso e che, nella maggior parte dei casi, è rappresentato da personaggi sconosciuti e lontani dalla vita quotidiana di chi stà mettendo la croce.

Dicevamo che gli elettori dovrebbero elevare il loro spirito critico,  chiedendosi, per esempio,  quale credibilità possano avere Lega e Forza Italia che, dopo essere stati determinanti per la caduta di Draghi, oggi chiedono addirittura una tregua elettorale affinchè Draghi stesso  metta tutti intorno a un tavolo per risolvere il più preoccupante dei  problema del momento : quello energetico e delle relative “bollette” per industrie e famiglie? Cosa può essere questa se non una implicita confessione di aver causato la caduta del governo Draghi non certo per gli interessi del Paese ma unicamente per sfruttare un momento favorevole agli interessi elettorali della loro “bottega”?

Anche in questo caso non deve però sfuggire agli elettori l’incongruenza rappresentata dalla non adesione all’iniziativa da parte di Fratelli d’Italia, che pure fa parte, e anche in maniera maggioritaria, della medesima coalizione dei due proponenti.

Di queste “incoerenze”, nell’ambito della campagna di centrodestra, ne potremmo elencare in quantità, non certo per una nostra preconcetta avversione politica, ma perché parliamo della parte che probabilmente ci governerà nel prossimo futuro. Questi segnali di discrasia interna alla coalizione  durante la campagna elettorale possono solo far danno alla stessa (cosa che non ci riguarda !),  a noi preoccupano per il dopo, cosa che ci riguarda  …eccome!

Il punto nodale della questione è che la Meloni, dopo anni di fedele “gregariato”,  sorprendendo quelli che si ritenevano i “capitani”, è proditoriamente “andata in fuga”, infliggendo loro un grande distacco. Questi, ancor oggi, non hanno digerito l’inattesa sconfitta e la cosa verrà a galla immediatamente dopo la presumibile vittoria, in occasione della indicazione del “premier”.

Possiamo essere certi che Salvini, se ancora sarà a capo della Lega, continuerà ,secondo il suo stile, a fare corsa a sé (assistito dal “commovente” Berlusconi ridotto al ruolo di “portaborracce”)  e questo renderà la vita assai difficile alla probabile Prima Ministra, già alle prese con enormi problemi pratici oltre che con le diffidenze di chi vorrà capire di quale atlantismo, di quale europeismo e di quale presidenzialismo lei ha cercato di dare ampie assicurazioni. Una previsione di “fuoco amico” non certo rasserenante per un Paese come il nostro, già in pieno temporale!

Come si è detto , in questo frangente,  pochi diritti sono rimasti a noi elettori, ma quello di essere critici e riflessivi ce lo potremmo negare solo noi!

bottini meeting meloni – MALPENSA24