Frontalieri e smart working: Il Senato impegna il Governo ad aprire negoziato con la Svizzera

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ROMA – Frontalieri e smart working: il Senato della Repubblica ha oggi approvato l’ordine del giorno che impegna il Governo ad aprire il negoziato con la Svizzera per disciplinare il lavoro agile. Pd e Movimento 5S accusano: «Il Governo Meloni non ha fatto nulla per sostenere i lavoratori».

Ordine del giorno

«L’azione politica di queste settimane che ho portato avanti con l’Onorevole Stefano Candiani – ha dichiarato Andrea Pellicini – ha trovato pieno riconoscimento nell’aula del Senato. Ora compete al Governo dare esecuzione all’impegno assunto attraverso la convocazione degli organismi bilaterali competenti. Ovviamente la nostra azione non si ferma qui. Continueremo ad offrire tutto il nostro supporto all’azione governativa, continuando a fare sentire la voce del territorio».

Prolungare l’accordo del 2020

Diametralmente opposta la posizione dei 5Stelle: «Il Movimento 5 Stelle non lascerà i 90mila lavoratori lombardi frontalieri da soli e senza l’opportunità dello smart working che permetteva loro di lavorare da casa senza perdere il posto di lavoro in Svizzera. Il Governo Meloni non ha lavorato per rinnovare l’accordo sul telelavoro con le autorità elvetiche siglato durante il governo Conte, e  scaduto oggi. Sono settimane che chiediamo al governo di impegnarsi su questo fronte e ci siamo sempre scontrati contro l’indifferenza di chi si candida a governare la Lombardia. Grazie all’iniziativa del senatore del Movimento 5 Stelle Bruno Marton abbiamo presentato un ordine del giorno che chiede il prolungamento dell’accordo del 2020. Ci appelliamo a tutte le forze politiche affinché lo sostengano per dare una risposta concreta a questi lavoratori discriminati rispetto ai loro colleghi che possono usufruire dei vantaggi dello smart working», così in una nota Maria Angela Danzì, europarlamentare del Movimento 5 Stelle.

Fare squadra oltre i partiti

«Quando il PD era al Governo, temi come lo smart working erano presidiati e abbiamo impedito che i nostri lavoratori pagassero più tasse – dichiara il senatore varesino del Partito Democratico Alessandro Alfieri – Poi è arrivata la destra al Governo e ha deciso di non rinnovare più l’intesa con Berna che tutelava i lavoratori in smart; non so se consapevolmente o per scarsa attenzione al tema. Sono però contento che oggi il governo abbia cambiato idea e che sia stato approvato il mio ordine del giorno, insieme a quello dei colleghi, che impegna il Governo a rinnovare l’intesa con la Svizzera sul lavoro da remoto e a costruire nel frattempo un modello strutturale simile a quanto fatto tra Svizzera e Francia. Adesso però é il momento di passare dalle parole ai fatti – conclude Alfieri – va fatta squadra tra tutti i parlamentari del territorio per spingere il Governo ad approvare in tempi rapidi il nuovo accordo così da non penalizzare i lavoratori che utilizzano lo smart working».

Zona Economica Speciale per la Lega

Sull’argomento sono intervenuti anche Stefano Candiani, deputato di Varese, ed Eugenio Zoffili, deputato e vice segretario della Lega Lombarda.

Siamo soddisfatti dell’approvazione in Senato del ddl per la ratifica degli accordi Italia-Svizzera per i lavoratori transfrontalieri, migliorato grazie all’intervento della Lega e all’interlocuzione svolta in questi anni da Regione Lombardia. Rispetto al trattato originario, con un emendamento a prima firma Garavaglia, inseriamo per la prima volta una norma che prevede che i fondi che derivano dalla tassazione dei frontalieri restino nei territori dei Comuni di confine, in forma di assegno a sostegno dello stipendio degli Italiani che lavorano nei nostri territori di confine. Nel passaggio alla Camera ci prefiggiamo anche di impegnare il governo a sostegno delle imprese, con regole che aprono la strada a una Zona Economica Speciale o una Zona Logistica Speciale, mettendo i territori nella condizione di essere finalmente competitivi a burocrazia zero, e scongiurando il problema della desertificazione economica. Riteniamo anche urgente intervenire strutturalmente sulla modalità di telelavoro, un’opportunità che deve essere normata, riflettendo quello che è stato fatto per gli accordi Francia-Svizzera.

Quello di oggi è un passo importante per tutelare aree penalizzate dalla concorrenza degli altri Paesi e ringraziamo il presidente Attilio Fontana per aver ascoltato le istanze dei territori coinvolti, ora concretizzate in un accordo che dovrà migliorare le condizioni dei lavoratori e rilanciare l’economia locale.

Telelavoro è un’opportunità

L’intervento di Maria Chiara Gadda, deputata e segretaria regionale lombarda di Azione-Italia Viva, nel corso della replica al question time in diretta televisiva con il ministro dell’economia e finanze

Il Governo italiano, come anche confermato dal ministro Giorgetti, a differenza della Francia ha scelto di non rinnovare gli accordi fiscali amichevoli con la Svizzera su telelavoro, nati in modo sperimentale nel periodo pandemico. Una scelta da rivedere con urgenza. In questi mesi imprese e famiglie hanno riorganizzato i flussi di vita e lavoro. Di questo bisognava tenere conto almeno allineandoci alla data del 30 giugno definita a livello UE sul piano contributivo. Lo stesso ministro ha promesso che valuterà una soluzione di transizione attraverso un emendamento, in attesa che gli attesi accordi con la Svizzera oggetto di confronto da anni vengano definitivamente ratificati dalle Camere. Certo è stata una scelta del governo italiano non intervenire per tempo, nonostante le richieste che sindacati e imprese di entrambi i Paesi avevano avanzato, attendendo la scadenza del 31 gennaio. Ma se la promessa verrà mantenuta, il gruppo di Azione-Italia Viva sosterrà ogni misura che sarà nell’interesse di migliaia di lavoratori italiani dei territori di frontiera. Perché su questi temi non ci sono bandierine politiche da piantare, ma soluzioni.

Il voto al Senato sugli accordi con la Svizzera

Sul tema interviene anche la senatrice di Azione-Italia Viva Giusy Versace, a margine del voto che in Senato ha ratificato il nuovo accordo Italia-Svizzera sui lavoratori frontalieri:

Il voto unanime con cui oggi il Senato ha dato il via libera, in prima lettura, al disegno di legge di ratifica dei nuovi accordi Italia-Svizzera sui lavoratori frontalieri, è merito di un lavoro trasversale che ha coinvolto tutte le forze politiche e che va incontro non soltanto ai 90.000 lavoratori italiani frontalieri con la Svizzera, evitando loro la doppia imposizione fiscale, ma assicura anche i necessari finanziamenti ai comuni di frontiera che in questi anni hanno subito entrate inferiori al necessario.
Con questo nuovo Accordo che aggiorna quello in vigore dal 1974, si passerà ad un sistema di tassazione concorrente, che non penalizza i lavoratori, né i Comuni italiani di residenza lungo la frontiera. Una volta entrato in vigore, l’accordo riguarderà i nuovi frontalieri, cioè assunti a partire dal 2018, mentre i Comuni di frontiera fino al 2033 continueranno a ricevere dalla Svizzera il contributo compensativo pari al 40% delle imposte versate dai lavoratori italiani. Ai nuovi frontalieri, infine, verrà riconosciuto un credito d’imposta pari al totale delle imposte versate in Svizzera e una franchigia esentasse che salirà a 10.000 euro annui (dagli attuali 7.500). Il fatto che il testo attuale escluda lo smart-working e il telelavoro, ragion per cui anche nell’esame in commissione sono stati richiesti i necessari correttivi, può essere l’occasione per ripensare e aggiornare alle nuove modalità di lavoro, anche gli altri accordi sui lavoratori frontalieri che l’Italia ha stretto con i suoi paesi confinanti. Proprio su questo, un nostro ordine del giorno a prima firma Paita ha chiesto di aggiornare le convenzioni con altri paesi confinanti, come il Principato di Monaco o la Francia, cogliendo l’occasione per avviare un ragionamento più complessivo sulla situazione degli altri lavoratori frontalieri. L’auspicio, come ha ricordato anche il collega Marco Lombardo nel suo intervento in Aula, è che il passaggio di oggi sia il primo di una serie di atti dovuti verso quei lavoratori italiani che quotidianamente attraversano i confini di stati che devono essere sempre più integrati e sempre più oggetto di accordi bilaterali, evitando disparità di trattamento”

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