Tadej Pogacar vince il Giro di Lombardia. E’ la terza volta di fila

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BERGAMO – Non c’è due senza tre. Un detto che al Giro di Lombardia vale per pochi, pochissimi: uno di questi è Tadej Pogacar, che a tratti non sembra aver la gamba dei giorni migliori ma con un colpo da maestro ai -31km vince la sua terza “classica delle foglie morte” consecutiva. 

Aggiudicandosi il secondo sprint in tre giorni dopo il vittorioso Gran Piemonte, Andrea Bagioli (Soudal QuickStep) è secondo davanti a Primoz Roglic (Jumbo Visma).

LA CRONACA

A Como si respira voglia di centrare la fuga prima delle asperità iniziali, si parte a 45 km/h e dopo cinque chilometri va via una vigorosa decina: Thomas De Gendt (Lotto Dstiny), Samuele Battistella (Astana), Mattia Bais (Eolo Kometa), Nicolò Buratti (Bahrain Victorious), Jacob Eriksson (Tudor), Simon Geschke (Cofidis), Asbjorn Hellemose (Lidl Trek), Paul Ourselin (Total Energies), Nicolas Prodhomme (Ag2r Citroen) e Kamil Malecki (Q36.5). Alle loro spalle si scatena una bagarre furiosa per inseguire, quasi nessuno vuole rimanere escluso.

Un nervosismo che, sulle strade della Brianza lariana, propizia una caduta eccellente: vanno giù Remco Evenepoel e Giovanni Aleotti, che parecchio doloranti ripartono, e un Sjoerd Bax che invece viene portato via in ambulanza (un uomo in meno per la UAE). Al km 30 i battistrada intraprendono la mitica scalata alla Madonna del Ghisallo, seppur dal più morbido versante di Asso, con un minuto di vantaggio su sei inseguitori: Nils Brun (Tudor), Ben Swift (Ineos Grenadiers), Tobias Bayer e Nicola Conci (Alpecin Deceuninck), Alex Tolio e Martin Marcellusi (Green Project Bardiani Csf Faizanè).

A tre quarti di salita avviene il ricongiungimento, Marcellusi scollina in testa e si aggiudica lo speciale premio Pier Luigi Todisco, i margine sul gruppo è di quattro minuti. In picchiata Mikkel Honorè prende in mano l’andatura svelando le bellicose intenzioni della EF, Guillaume Martin (Cofidis) casca ed è costretto a cambiar bici, intanto la corsa transita dalla Brianza lecchese alle terre orobiche dove si deciderà la contesa.

La fatica prende a serpeggiare già sulla Roncola, tra distacchi in coda e l’abbandono di Mathijs Paaschens (Lotto Dstiny) e Juanpe Lopez (Lidl Trek) ma è sulle pendenze di Berbenno che la situazione sterza davvero, con la Soudal QuickStep che si mette a menare con Bagioli, Masnada (che in tal frangente pedala dalle parti di casa sua), Cattaneo e Alaphilippe: gap dimezzato e selezione dura, con Enric Mas (Movistar) che dal secondo posto dell’anno scorso passa al ritirarsi oggi. Si segnalano pure diverse forature in casa Ineos, addirittura due per il solo Filippo Ganna.

Nell’uno-due Crocetta-Zambla, tra i km 150 e 175 dei 238 totali, in direzione del punto più alto di questo Lombardia, si rimescolano un po’ le carte: a Honoré subentra Andrea Piccolo e la EF esce allo scoperto, con Ben Healy che sfiamma e si porta dietro lo scozzese della DSM Oscar Onley. Mentre una caduta all’insù vede finire sull’asfalto Mikel Landa (Bahrain Victorious), Jakob Fuglsang (Israel Premier Tech) ed Esteban Chaves e Richard Carapaz della EF, i due contrattaccanti riacciuffano i sempre più sfilacciati battistrada e Healy in discesa stacca tutti… meno uno. Non è il più fresco Onley, ma uno splendido Marcellusi, che macina a braccetto col campione d’Irlanda le strade della val Seriana.

La strana coppia intraprende i decisivi 9km al 7% del passo di Ganda con un minuto scarso sui big, divario che viene polverizzato in poche rampe. Lì salgono in cattedra i fuoriclasse attesi… meno uno, anche qui. Un sofferente Evenepoel infatti manda avanti i suoi scudieri italiani, e ad andarsene per contendersi il successo sono questi undici signori: Aleksandr Vlasov (Bora Hansgrohe), Michael Woods (Israel Premier Tech), Richard Carapaz (EF) nonostante la caduta, Carlos Rodriguez (Ineos Grenadiers), Primoz Roglic (Jumbo Visma), Simon Yates e Chris Harper (Jayco AlUla), Tadej Pogacar e Adam Yates (UAE), Andrea Bagioli e Fausto Masnada (Soudal QuickStep).

A metà ascesa il gruppetto si spezza in due e tra quelli rimasti indietro c’è Pogacar. A un paio di chilometri dalla vetta, però, il fenomeno sloveno schizza a riprendere quelli davanti, resta in marcatura fino in cima e appena s’inizia a scendere pigia sull’acceleratore: laddove ci si aspetta la mossa in salita, lui la fa al primo metro di discesa. Et voilà: nonostante un crampo alla coscia destra porta a termine la solitaria, compreso lo stretto ciottolato di Colle Aperto. Sono tre di fila, roba da Coppi e Binda!

Dopodiché alcuni corridori attardati rinvengono (non Marc Hirschi, che cade arrotandosi maldestramente con Evenepoel il quale d’altro canto entrerà in top-10) e regalano ulteriore spettacolo al pubblico di Bergamo: Roglic lancia la volata per il podio ma prevale Bagioli di centimetri. Infine è momento di gloria per Thibaut Pinot, che si gode l’acclamazione dei suoi fantastici tifosi, una torcida di stampo più calcistico che ciclistico che saluta con cori, striscioni e persino qualche fumogeno le ultime pedalate della sua carriera.

Articolo a cura di Tuttobiciweb.it

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