Una canzone, il cimitero e Busto “città delle mezze verità”

busto cimitero verità
Un frammento del video al cimitero di Busto Arsizio

Abbiamo trovato un nuovo argomento di discussione. Perlomeno a Busto Arsizio e dintorni, dove, dopo la vera o farlocca separazione dei Ferragnez, si dibatte, sui social e non solo, se sia stato giusto oppure no concedere di girare un video musicale all’interno del cimitero principale. Concesso, il camposanto di via Lonate, a Emma Marrone che si esibisce nel ritornello dell’ultimo brano di Fabri Fibra, rapper che – spiegano i colleghi della redazione – va fortissimo tra i giovani, e anche tra i boomer più evoluti. Insomma, un artista che piace alla generazione Z o giù di lì, che acchiappa le folle con ritmi che, tanto per restare in tema funebre, fanno sobbalzare nella tomba Claudio Villa e Nilla Pizzi.

Insomma, i loculi nuovi del cimitero bustocco, esempio del cosiddetto brutalismo architettonico, fanno da quinta alla signorina Marrone. Qui sta il nodo del contendere, prima ancora che nei contenuti musicali: doveva, il Comune, dare l’autorizzazione a che si girasse un filmato del genere in un luogo sacro? Manco a dirlo, i pareri sono i più diversi: c’è chi grida allo scandalo, al mancato rispetto verso i defunti e chi, invece, sottolinea come si stia parlando di un falso problema. La questione si presta alle più disparate interpretazioni: quelle dei bacchettoni, quelle degli irriverenti, quelle del chi se ne frega, e quelle che così e così. Insomma, un florilegio di pareri che finisce soltanto per suscitare un confronto fumoso, che non porterà da nessuna parte.

Salvo che non entri in scena la politica, anche se la politica bustocca è refrattaria alle polemiche, ma se stimolata da un simile chiacchiericcio popolare potrebbe persino dire la sua. Magari non si accorge dei grandi temi amministrativi, ma potrebbe accendersi su una faccenda di principio, con poco costrutto e molta aria fritta. Che però infiamma il popolo e, caso mai, se presa dal verso giusto potrebbe portare consensi.

Attenzione, c’è già chi è pronto a chiedere le dimissioni del sindaco e dell’assessore che hanno firmato le autorizzazioni, tanto per gradire. “Il cimitero non è il palcoscenico di Sanremo” scrivono in un post su Facebook. Dovremmo pensare che in un cimitero, non soltanto a Busto Arsizio, non debbano mai entrare cineprese e telecamere? E allora, i tantissimi film (ci passa per la mente l’inarrivabile Monicelli di Amici miei) che hanno sullo sfondo un luogo sacro? Tutti blasfemi, tutti oltraggiosi? Non esageriamo. C’è una misura per ogni cosa, anche nel doveroso rispetto per chi è passato a miglior vita.

Certo, il testo del brano proposto da Fabri Fibra, col sostegno canoro di Emma e di BabyGang, non è dei più incoraggianti, parla di un Paese, l’Italia, con mille e mille guai. Scenario sconfortante, con una logica sintattica non esattamente da Accademia della Crusca. Ma è lo stile dei moderni cantastorie, che ci fanno sapere, guarda guarda, di abitare “nel Paese dei corrotti e della mafia”. Ancora: “Lo Stato ci discrimina soltanto per la faccia, lo sanno che una penna fa più male di un’arma”. Avanti così con altre rivelazioni/provocazioni sulle condizioni di un’Italia sfasciata e irrecuperabile: “Ci sono cose che nessuno ti dirà: sei nato e morto qua, nato nel Paese delle mezze verità”. Un’accusa al sistema. E agli italiani. Più che per il set al cimitero, Busto dovrebbe indignarsi per ben altro. A meno che, anche Busto Arsizio sia una “città delle mezze verità”, dove si monta la panna su tutto ma si tralasciano le cose più vere.

busto cimitero verità – MALPENSA24