Utero in affitto, Reguzzoni: «Da egoisti. A Busto 600 bimbi sono in cerca di famiglia»

BUSTO ARSIZIO – «L’egoismo di diventare genitore, e quello di portare avanti la nostra genetica, non può superare 600 bambini, nostri concittadini, che chiedono una famiglia. Oggi, a Busto». Così l’assessore all’inclusione sociale Paola Reguzzoni, intervenendo in commissione servizi sociali sulla mozione di Fratelli d’Italia contro l’utero in affitto da «mamma» dei minori che il Tribunale affida al Comune (i cosiddetti “figli del sindaco”), riporta un tema di dibattito nazionale alla realtà della città. «È un problema che riguarda da vicino anche Busto» rimarca l’assessore in risposta ai dubbi del segretario del Pd Paolo Pedotti sulla mozione.

La situazione di Busto

«Anche a Busto ci sono comunità culturalmente molto chiuse in cui la nascita di un bambino e la perdita di un bambino dichiarato perso in gravidanza non sono così trasparenti – fa notare Paola Reguzzoni (nella foto) – in queste comunità i parti non avvengono in ospedale e le donne possono essere incinta e dichiarare un aborto e non dichiarare la nascita di un bambino. Di recente ad esempio ci è capitato un caso sospetto su cui non si riesce a venire a capo». E dunque per l’assessore all’inclusione sociale «all’egoismo ci deve essere un limite», pensando che a fronte della “domanda” di maternità surrogata ci sono «quasi 600 bambini sotto la tutela del Comune» che cercano un affido per trovare una famiglia in cui essere accolti.

La mozione di FdI

Il documento presentato dal gruppo di Fratelli d’Italia ha acceso il dibattito nella commissione convocata dal presidente Matteo Sabba. La mozione offre «sostegno alla legge Varchi sulla maternità surrogata come reato universale» e chiede di «non consentire la registrazione anagrafica, a Busto, di figli nati da coppie omogenitoriali tramite la pratica della maternità surrogata». Sintetizza il capogruppo meloniano Luca Folegani: «La vita non si può mercificare e il bambino non può essere un capriccio per signori ricchi».

Il dibattito

L’iniziativa divide la commissione. Per Santo Cascio (Progetto in comune) «si semplifica un tema complesso, che non si può risolvere con un colpo di spugna. Altrimenti si cade nella propaganda». Paolo Pedotti (PD) contesta il riferimento «pleonastico e poco utile» ad una «legge già approvata alla Camera». Gigi Farioli (PRL) si dice «contrario alla pratica della gestazione per altri» ma fa «un distinguo sul reato universale e sul riconoscimento dei diritti dei bambini». Per Emanuele Fiore (gruppo misto) «è giusto che il consiglio parli di questi temi» e cita «Papa Francesco che ha definito l’utero in affitto una pratica inumana». Alessandro Albani (Lega), pur ammettendo che «non è certo la mozione di Busto che può determinare una legge nazionale», rimarca l’importanza del tema che cela «un grave problema di sfruttamento delle donne in difficoltà». E se Gianluca Castiglioni (BaC) invita a «superare gli schieramenti di maggioranza o minoranza», per «un voto che dovrà tenere presente le convinzioni personali di ognuno», il sindaco Emanuele Antonelli sottolinea che «la mozione serve tantissimo, serve a far sentire la nostra voce. Anche all’interno della maggioranza possono esserci visioni diverse, ma sono convinto che vada portata avanti».

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