A Varese, Azione ribolle. Angelo Senaldi: «Che figuraccia. Renzi ci mangerà»

VARESE – «Ero molto dubbioso sull’accordo con Letta e sono fermamente contrario all’alleanza con Renzi. Le ultime scelte di Calenda non solo hanno segnato un pesante arretramento su quanto costruito in questi mesi, ma consegnandosi nelle mani di Italia Viva, il più tattico tra i partiti, ha messo in serio pericolo la futura esistenza di Azione. Fuori dai denti: il rischio è che lo scaltro Renzi si mangi il nostro partito». Insomma: dalla padella alla brace.

Potremmo riassumere così il pensiero di Angelo Senaldi (foto sopra), commissario provinciale di Azione, rispetto al percorso politico imboccato da Carlo Calenda nelle ultime due settimane. Percorso che (almeno in apparenza) da largo e in discesa si è fatto stretto, tortuoso e in salita. Tanto che Senaldi confida: «Non so che futuro potrà avere Azione e io sto seriamente prendendo in considerazione la possibilità di lasciare tutti gli incarichi di partito». Non un addio, ma poco ci manca.

Angelo Senaldi, Azione di colpo è finita al centro del dibattito politico nazionale. E con l’ultima probabile scelta di Calenda di andare con Renzi, per lei è un po’ un ritorno al passato del suo percorso politico. Cosa ne pensa?
«In due settimane Calenda, con le sue scelte, ha determinato un pesante arretramento rispetto a quanto costruito in questi mesi. Dopo la dubbia scelta di andare con Letta e il Pd, arriva l’accordo con Renzi e Italia Viva. Io credo che un errore non si rimedia con un secondo errore. Ed è per questo che sono molto arrabbiato».

Arrabbiato con Calenda?
«Veda un po’ lei. Abbiamo fatto una doppia brutta figura. Ed è stata distrutta la percezione che la gente aveva di Azione, ovvero di un partito serio, con contenuti concreti, capaci di giocare con modi e strumenti diversi della tipica politica italiana. In due mosse invece, abbiamo dimostrato di essere come gli altri. In più ora ci alleiamo con il più tattico dei partiti presenti nell’arco costituzionale. Ovvero con ciò che non abbiamo mai voluto essere».

Italia viva è Renzi. E lei lo conosce bene per essere stato tra i suoi primi sostenitori. Poi però…
«Poi però l’ex sindaco di Firenze ha dimostrato di preferire l’apparenza alla sostanza e si è rinchiuso nel suo cerchio magico. Ecco, c’è una cosa che mi preoccupa: il Carlo Calenda di adesso assomiglia molto al Renzi di quel tempo».

In che senso è preoccupato, teme che Renzi possa politicamente, oltre che mediaticamente, “mangiare” Azione?
«Spero di no, ma temo che finirà così».

E lei a quel che punto, ma forse anche prima, cosa farà?
«Sto seriamente pensando di abbandonare tutti gli incarichi. Credo che si debba inviare un segnale a Roma e ai vertici di Azione. Un segnale di coerenza».

Scusi Senaldi, apriamo una parentesi territoriale: qual è l’umore dei militanti della Provincia di Varese?
«C’è chi con il passo indietro dall’accordo del Pd si è ringalluzzito e chi invece è scettico sull’abbraccio con Renzi».

Sta dicendo che in Azione ci sono le “correnti”?
«Non esageriamo. Ci sono sensibilità diverse».

Sensibilità diverse e che si sono manifestate davanti all’opportunità di far entrare o non fa entrare alcuni ex esponenti di Forza Italia. Almeno così racconta qualcuno. E’ vero?
«Credo che sulla questione ci sia stato un fraintendimento».

Scopriamo le carte. C’è stato o non c’è stato un caso Riganti? Chi parla di veto sull’ex sindaco di Solbiate Arno da parte dei vertici di Azione racconta una verità oppure rimesta nel torbido?
«Ne ho sentito parlare, ma qualora ci fosse stato un dialogo tra l’ex forzista e qualche esponente del nostro partito, questo non sono io. Il tema degli ex di Forza Italia invece, è stato oggetto di confronto. Nessuno ha posto veti. E’ stato però definito un metodo, ovvero i nuovi ingressi devono essere condivisi e seguire un percorso di conoscenza e dialogo reciproco. Ci sono persone nel partito che da due anni lavorano sodo e non è corretto che questi vengano scavalcati».

Lei dice che siete un partito aperto, che non ci sono veti, però sulla partecipazione di alcuni vostri esponenti agli incontri di Eupolis si è aperto il finimondo sulle chat. Anzi qualcuno ha anche lasciato gli incarichi. Come mai?
«Guardi, le dico con franchezza che il problema non è la partecipazione dei membri di Azione agli incontri di Eupolis. Il problema è capire quale collocazione politica ha Eupolis. Qualcuno mi deve spiegare se si tratta di un’associazione culturale e qual è la posizione politica. In maniera chiara. Noi non siamo contrari alle associazioni culturali – politiche se queste sono vicine ai nostri valori e alle nostre idee. Tanto che chi ha scelto di andare con Eupolis ha lasciato gli incarichi di Azione».

Un’ultima domanda. Lei ha preso la guida del partito dopo le dimissioni del segretario eletto solo qualche mese fa. Marin si è dimesso per vedute politiche differenti come traspare dalle sue motivazioni o per incompatibilità caratteriale con chi ha una visione “più ortodossa” del partito?
«Nelle dimissioni di Marin c’è anche una componente personale. Che per altro aveva già reso nota qualche mese fa. Sulle divergenze: ci sono state discussioni, non tanto sulla linea politica del partito quanto su questioni di posizionamento interno ad Azione. Però alla fine, pur passando attraverso anche confronti verbali duri, mi pareva si fosse trovato un equilibrio. Alla luce di questo dico che le sue dimissioni erano inaspettate».