Cure palliative, a Varese Lilt e Life Cure unite per formare e informare

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VARESE – “Prendersi cura di chi si prende cura”. Il mantra che ha guidato l’attività della società Life Cure nell’assistenza integrata a domicilio, ricordato dall’ad Michele Piovella, ispirerà l’alleanza stabilita con la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori per formare equipe e volontari che aiuteranno chi affronta gli ultimi momenti della sua vita. Il progetto, che punta anche a informare e sensibilizzare sull’argomento delle cure palliative, è stato illustrato oggi, venerdì 19 marzo, in un incontro online alle presenza di Ivanoe Pellerin, presidente della sezione varesina dell’associazione, e Nicola Mosca, responsabile d’equipe di Life Cure.

La casa come primo luogo di cure

«Si tratta di una forma di assistenza che richiede livelli di attitudine, attenzione, preparazione e formazione particolari; perciò vede spesso sorgere difficoltà nel garantire adeguati livelli di servizi e di cure», ha esordito Mosca. «La collaborazione con Lilt ci aiuterà a rafforzare la nostra attività che si colloca tra l’ambito sociosanitario e il volontariato».
Piovella ha richiamato le parole del premier Draghi che, nel riformare la sanità territoriale, ha indicato la casa come primo luogo di cure: l’iniziativa punta a creare vere e proprie equipe integrate per un’assistenza multidimensionale, in continuità con l’ospedale, che spazi dalla somministrazione dei medicinali al monitoraggio.
«Life Cure è attiva dal 2004, abbiamo raccolto la sfida del territorio: si tratta di servizi indispensabili nell’emergenza Covid. L’iniziativa presentata oggi permetterà di implementare un servizio formativo specifico, a fronte di un ambito che vede una carenza di medici e in cui serve rapidità nell’intervento».

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Un’operazione culturale

L’equipe di Mosca lavora per le cure palliative dal 2012: «Un sostegno che viene fornito nel territorio in modo disomogeneo e a macchia di leopardo: manca l’ospedalizzazione a casa e non è garantita la presa in carico. È invece un diritto che va garantito e le cure palliative sono un tema di cui bisogna parlare prima che ce ne sia bisogno». Possono essere richieste da pazienti, caregiver, familiari, medici di famiglia e specialisti: «Si tratta anche di un’operazione culturale, sono argomenti che riguardano tutti, come cittadini e persone: riguardano il poter assicurare un fine vita di qualità. La morte fa parte della vita e ha bisogno di una dignità equivalente».
La convenzione per le unità di cure palliative domiciliari è prevista dalle norme per l’accreditamento, con regole concordi con le associazioni di volontariato: «Possono essere di grande supporto alle famiglie. E vogliamo estendere i nostri percorsi formativi ad altre equipe, enti e strutture come le Rsa». La priorità è la formazione ma, come ha concluso Pellerin, sarà altrettanto decisivo l’impegno nell’informazione.

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