Varese, giochi aperti per il consiglio provinciale: si preparano sei liste

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VARESE – Il listone, quello tra Forza Italia e i civici di Magrini (per intenderci e semplificare) non “s’ha da fare”. Quindi lo scacchiere elettorale per rinnovare il consiglio provinciale prevede, allo stato delle cose, sei liste. Con i due principali schieramenti (centrodestra e centrosinistra) in campo su fronti opposti. E con al loro interno una serie di distinguo che rendono il quadro assai liquido. A rendere fluida la situazione sono i civici da una parte e Italia viva (o meglio i moderati di Lavoriamo) dall’altra.

Il centrodestra

In vista delle elezioni di secondo livello per il rinnovo del consiglio provinciale il centrodestra si presenta sulla griglia di partenza con tre liste. Una della Lega, una di Fratelli d’Italia e una terza a trazione Forza Italia e che declina su Villa Recalcati lo schema adottato per le amministrative di Varese. Nessuna novità, ma solo all’apparenza.

Se si esclude la Lega, che già tre anni fa si era presentata con una propria lista eleggendo cinque consiglieri, nel resto del centrodestra è cambiato tutto. Ovvero dal Polo civico delle Libertà, sigla sotto la quale si erano presentati Forza Italia, Noi con l’Italia, Fratelli d’Italia e civici, si è staccata l’ala destra, quella del partito della Meloni. Compagine che questa volta farà corsa a sé con l’obiettivo di confermare Giuseppe De Bernardi Martignoni. Un “taglio”, quello dei Fratelli, che avrebbe dovuto garantire una maggior apertura al centro e il rinnovo dell’alleanza con l’anima civica. Taglio che, a quanto pare, non è bastato per mantenere nell’orbita della lista il gruppo di amministratori che fa riferimento a Marco Magrini.

I ben informati, infatti, dicono che l’intesa di massima era a un passo. Ma a quanto pare più lungo della gamba. E se da una parte (quella forzista) spiegano che le richieste dei civici sono politicamente inaccettabili, dall’altra (quella civica) raccontano che l’obiettivo dei berluscones sarebbe stato quello di cavalcare il voto dei sindaci moderati “senza bandiera” per portare in consiglio esponenti partiticamente targati. Insomma non si fa nulla, amici come prima e ognuno per la propria strada. Quella che garantisce le diverse identità, senza però mixarle in un più ampio progetto che, a quanto pare, trova condivisione finché non arriva il momento di fare nomi e parlare di posizioni o posti che dir si voglia.

Intanto Forza Italia incassa il ritiro della disponibilità a ricandidarsi di Marco Riganti, ex sindaco di Solbiate Arno e a Villa Recalcati assessore al Bilancio uscente. Riganti “saluta” dopo il complicato lavoro fatto per raddrizzare i conti dell’Ente. E’ evidente che con Riganti in “libera uscita” (anche se Forza Italia cercherà di far tornare il consigliere uscente sui propri passi) c’è da capire dove andranno a finire i voti degli amministratori di riferimento (un tempo e forse ancora adesso) di Agorà. Resteranno in Forza Italia oppure prenderanno la via civica? Giochi aperti per il momento.

Il Colombo tessitore

E’ chiaro che la domanda a questo punto è: “Con chi va Magrini?”. Più di un indizio porta a Daverio, dove alle ultime amministrative è stato eletto sindaco Marco Colombo (omonimo del consigliere regionale leghista ed ex sindaco di Sesto Calende) e ad Angera dove a tenere le redini dell’amministrazione è Alessandro Paladini Molgora. I due primi cittadini, infatti, stanno lavorando per mettere insieme una squadra di amministratori civici. Con un ruolo più da registi che da protagonisti in prima linea, poiché nessuno dei due dovrebbe essere in lista. Colombo e Molgora stanno, infatti, tessendo una rete di amministratori dei Comuni medio piccoli, dialogando anche con Marco Magrini e cercando qualche sponda tra i consiglieri eletti nei grandi Comuni (Varese, Gallarate, Busto e Saronno), poiché nelle elezioni di secondo livello hanno un peso maggiore e possono essere decisivi per eleggere un riferente in consiglio a Villa Recalcati.

A sinistra, unica certezza il Pd

Lo schema da questa parte di campo prevede due liste: una più legata al Partito democratico e l’altra civica, battezzata lista Del Torchio (sindaco di Besozzo). Tandem che alla luce degli ultimi risultati elettorali alle amministrative potrebbe finire ai box. Perché se da un lato la lista Pd ci sarà, dall’altro quella civica deve fare i conti con Italia viva. O meglio con quell’ala riformista che dopo il voto di ottobre conta diversi consiglieri di peso nelle grandi città.

Le voci di corridoio, infatti, rivelano che la “lista Del Torchio”, com’è stata concepita un anno fa, non ha più ragione di esistere e che l’intesa con i dem più che sui principi politici è fondata sull’opposizione alla presidenza meloniana di Antonelli. Ciò significa che l’area riformista degli amministratori locali sta lavorando, sotto la regia di Giuseppe Licata, per mettere in pista una squadra “sbilanciata” al centro con la consapevolezza di avere, rispetto a tre anni fa, un buon numero di consiglieri “pesanti” soprattutto nei grandi Comuni. Ora resta da capire se in condominio con i civici di centrosinistra oppure, cosa che al momento sta più nelle intenzioni che nella realtà, in solitaria.