Varese, preso a mazzate e rapinato da due fratelli: chiesti 8 anni

VARESE – «L’unica certezza è che si sono presi a botte», ha detto l’avvocato Alberto Zanzi davanti al collegio del tribunale di Varese nel chiedere l’assoluzione del suo assistito in un processo per minacce, lesioni e rapina, legato a un fatto di droga per il quale il pubblico ministero ha chiesto invece una pesante condanna: 8 anni di reclusione.

L’agguato

I fatti risalgono al 2019. Due fratelli albanesi, stando alla ricostruzione dell’accusa, tesero un agguato ad un connazionale 53enne, sorpreso in una zona residenziale di Varese, dove viveva un conoscente. Lì l’uomo sarebbe stato colpito con delle mazze da baseball, usate anche per rompergli un vetro della macchina.

La droga

Il motivo dell’aggressione? Probabilmente un debito di droga, anche se con l’indagine e il successivo dibattimento al processo non è stato possibile ricostruire nel dettaglio la genesi della vicenda, ragione per cui il pm ha chiesto l’assoluzione per alcuni reati contestati ad uno dei due fratelli. L’altro, non ancora maggiorenne all’epoca dei fatti, è a giudizio davanti al tribunale dei minori.

Persona offesa e imputato «si accusavano a vicenda dei rispettivi problemi con la giustizia, legati al mondo dello spaccio», ha aggiunto l’avvocato difensore. E il giorno del pestaggio, forse, si erano dati appuntamento per risolvere la questione.

Le lesioni e i dubbi sulla rapina

Il 53enne dopo l’aggressione fu portato in ospedale dalla compagna. Aveva delle ferite al braccio e alla spalla (venti i giorni di prognosi) e non aveva più con sé lo zaino con cui era uscito, che conteneva documenti e due cellulari, e che è l’oggetto dell’accusa di rapina. Uno zaino sparito insieme alle mazze che sarebbero state usate nel pestaggio e all’auto danneggiata dai due fratelli. E insieme alla certezza, secondo la tesi difensiva, che quel giorno ci fu davvero una rapina.

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