Paolo Galbiati presenta il derby di Milano. “Al Forum per giocarci le nostre carte”

Varese Milano Paolo Galbiati
La coppia Paolo Galbiati&Matt Brase vuole stupire ancora. Al Forum senza timori reverenziali

VARESE – Per presentare il derby di Santo Stefano al Forum abbiamo pensato ad un ex molto particolare. Paolo Galbiati. Cresciuto a pane&Olimpia nei suoi primi anni da allenatore e, da quest’anno, assistente di Matt Brase a Varese. Molto più che un semplice assistente, un associated head coach per usare un linguaggio americano (insieme nella foto Alberto Ossola nel ritiro di Gressoney)). In questa chiacchierata ci racconta il suo modo di intendere la panchina, il ricordo degli anni milanesi, il bilancio di questa stagione a Varese. E, naturalmente, la preview del derby.

Contro Milano da ex. Il ricordo di quegli anni

Quelli di Milano sono stati anni molto belli. E’ stato un percorso molto lungo, dalle giovanili fino a essere parte dello staff della prima squadra con Luca Banchi e Jasmin Repesa. L’Olimpia è un mondo particolare, perché vivi di pressioni, indipendentemente dal livello in cui alleni. Senz’altro un ambiente molto stimolante e che mi ha fatto crescere.

Paolo Galbiati, definito nell’ambiente degli allenatori “il più americano dei coach italiani”

Confesso che non conoscevo questa definizione, ma ammetto anche che mi fa molto piacere sentirla. Sono sempre stato affascinato dalla Nba per mille motivi, per la qualità dei giocatori e per il talento diffuso. Per me il basket americano rappresenta un sogno. Come allenatore mi definisco uno studioso. Sono stato fortunato perché ho sempre lavorato con coach bravissimi oppure mi sono ritagliato opportunità per “spiarli” da dietro le quinte. Metto grande curiosità nel mio lavoro: sicuramente ho questa deformazione professionale che associo allo studio. Per dire, da giovanissimo allenatore mi fermavo a guardare gli allenamenti della prima squadra e andavo molto presto alle partite per analizzare la preparazione.

L’esperienza di Varese dal punto di vista sportivo e umano

Sono sincero, mi sto trovando benissimo. La società in estate ha fatto delle scelte molto particolari: per dirne due tra le tante, ha preso un americano come head coach e un italiano ex capo allenatore per farlo diventare suo assistente. Siamo partiti con molte certezze: una società forte, un ufficio con parecchie persone che lavorano tanto tutti i giorni, un’ottima organizzazione per continuare a crescere in prospettiva. E anche questa è stata una scelta, investire sullo staff prendendo magari un giocatore in meno. Il progetto lo trovo assolutamente stimolante per l’oggi e in prospettiva, perché hai la consapevolezza di essere parte di una visione, anzi di vivere all’interno di una visione. Questo riguardo la parte tecnica. Dal punto di vista umano l’ambiente è eccellente. Abbiamo la fortuna di avere due parafulmini con le spalle larghissime come Luis e Mike, che per noi sono fondamentali: pretendono tanto, ma ti ridanno ancora di più e ciò rappresenta uno stimolo per migliorarci sempre. Come staff tecnico lavoriamo molto bene insieme, anche perché ciascuno porta un pizzico della propria cultura cestistica, che è differente da quella degli altri. Siamo tutti accomunati da una enorme passione per il basket, che abbiamo vissuto in contesti diversi e che adesso proviamo a mettere in comune e a riprodurre nel campionato italiano con elementi di novità.

Il pubblico di Masnago

Mia mamma spesso mi chiede ridendo se in campo i giocatori riescono a sentire quello che diciamo dalla panchina. In effetti non è sempre facile. Giocare a Masnago è una esperienza bellissima. Io l’avevo vissuta su altre panchine, ma quando ti siedi sulla panchina di Varese e giochi in un palazzetto sold-out e così caldo… che dire… wow! Mi guardo spesso in giro in alcuni momenti particolari, per esempio all’inno nazionale e mi vengono i brividi. Durante la partita i tifosi ci spingono letteralmente. Ho in mente un paio di flash contro Venezia e domenica contro Trieste. Nei momenti di difficoltà, quando il match sembrava sfuggirci dalle mani, abbiamo sentito la spinta del pubblico che ci ha dato forza per recuperare. Mio papà è sempre stato tifoso di Varese: è stato lui ad insegnarmi ad arrivare al palazzetto molto presto e mi ha trasmesso questa curiosità per guardare oltre la partita. I miei genitori vengono sempre a Masnago e spesso anche in trasferta: è bellissimo vederli esultare in tribuna con i nostri tifosi.

Il campionato della Openjobmetis

Ogni tanto leggiamo qualche critica e devo dire che la accettiamo con serenità perché fa parte dei lavori. Ci sta. Ognuno ha il suo modo di vedere il basket. In estate la società aveva un budget da rispettare e soprattutto una volontà da tradurre sul campo. Sono convinto che le squadre si costruiscano con idee e visioni, non con le figurine. In questo momento il budget non è elevatissimo e la società ha fatto scelte diverse, non necessariamente per investire tutto sul mercato. Un bilancio sul campionato della Openjobmetis? Conosciamo i nostri limiti, ma ci sbattiamo per rimediarli. Facciamo errori, ma lavoriamo tantissimo per toglierli. Sicuramente proponiamo una pallacanestro divertente, ad altissimo rischio di infarto, ne siamo consapevoli. Poi tutti vorremmo vincere ogni partita. Purtroppo non sempre si può, però ci proviamo. Abbiamo avuto un pre-campionato particolare e tante partite senza Justin. Noi andiamo avanti a testa bassa per raggiungere i nostri obiettivi. Sicuramente siamo cresciuti, abbiamo ancora tante sbavature e l’assenza di Justin è pesante. Alla fine del girone d’andata tireremo le somme. Noi andiamo sempre avanti provando ad essere meglio del giorno prima. E se non ce la facciamo, torniamo in palestra o in ufficio con ancora maggiore determinazione per riuscirci.

Il derby Milano-Varese

Giochiamo contro una squadra fortissima, che magari non è nel momento migliore di forma a causa di infortuni e di problemi fisici che hanno tolto alcune opzioni primarie, una su tutte Shevon Shields. Sicuramente il grande dispendio di energie tra Europei e Eurolega non li ha favoriti per superare alcuni problemi. Stiamo comunque parlando di un top team, allenato da un super allenatore. Premesso ciò, incontreremo una Olimpia che gioca in maniera opposta alla nostra: tenderà ad abbassare i ritmi, con una applicazione difensiva feroce e con grande fisicità. Noi dovremo essere bravi a giocare la nostra pallacanestro, tenendo alto il numero di possessi, nonostante qualche acciacco di troppo. Andremo al Forum per fare la nostra partita e per giocarci le nostre carte. Gli schiaffi subiti in pre-campionato a Desio e a Sassari? Posso assicurare che ci fecero molto bene, perché aprirono immediatamente gli occhi a tutti sul livello dei top team del campionato italiano. Spero di vedere tanti tifosi varesini in tribuna al Forum. Non prometto che vinceremo, però posso assicurare che andremo là non per essere vittime sacrificali, ma anzi per giocare la nostra partita a viso aperto. Poi il campo parlerà.

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