Varese saluta il suo Fico d’India: «Bruno ora ti chiediamo un sorriso dal cielo»

VARESE – Tanta gente. Piena la basilica di San Vittore per salutare Bruno Arena, compagno d’arte di Max Cavallari che per anni ha strappato risate con i Fichi d’India. Al funerale di Arena c’erano tanti colleghi, comici di Zelig, che hanno calcato i palcoscenici. Tra i tanti c’erano il presentatore Paolo Ruffini, Katia Follesa e Linus di Radio Deejay.

Fede nerazzurra

Il feretro è arrivato con circa un’ora d’anticipo e quando sul sagrato della basilica c’è già un po’ di gente per dare l’ultimo saluto al Fico. Fiori gialli e bianchi e una maglia nero e azzurra a certificare la sua fede calcistica per l’Inter.

Il ricordo dell’altro Fico

Non poteva certo mancare Max Cavallari (nella foto sotto), l’altra metà dei Fichi d’India e amico di Bruno Arena. «Ha improvvisato anche stavolta come faceva sul palco – ha detto Cavallari prima di entrare in basilica – Adesso sarà su a festeggiare con i grandi come Tognazzi, Vianello e Mondaini. Sarà dura, intanto gli ho dato i copioni e poi lo raggiungo. Io rimango da solo, ma nella valigia c’è sempre lui con le sue parrucche e prima o poi ci rincontreremo».

L’omelia di don Cadonà

A celebrare le esequie don Giuseppe Cadonà. «Le nostre lacrime oggi ci cementano tutti – ha detto nell’omelia – è duro questo momento per voi e per chi amava Bruno». Quindi ha ricordato il libro scritto nel 2015 da Bruno Arena con la moglie Rosy. «Rosy, scrivevi che la forza del vostro amore vi avrebbe permesso di superare ogni ostacolo. Ed è questo amore, tuo e dei tuoi figli, che ha permesso a Bruno di andare avanti in questi 9 anni difficili».

Don Giuseppe ha poi ricordato i momenti felici vissuti con la famiglia Arena nella casa di Barasso. «Raccogliamo le lacrime del nostro affetto per Bruno, è solo il calore di un cuore caldo che può portare consolazione a chi sta vivendo questo momento». Quindi ha definito la carità di Bruno attraverso quattro parole. «Generosità, perché Bruno ha fatto molto bene, ad esempio con il suo ruolo di allenatore. Forza e coraggio, che ha sempre trasmesso a tutti. Semplicità, cioè essere sé stesso e non montarsi la testa. Allegria e divertimento: per molti è stato segno di qualche momento di leggerezza. Ai suoi amici dello spettacolo dico che abbiamo bisogno dell’allegria, momenti in cui qualcuno ci faccia sorridere con delicatezza». Infine il saluto finale. «Nessuno è perfetto Bruno, chiederò al Padre di perdonarti le piccole leggerezze che hai avuto nella vita. Tifare Inter è proprio il peccato peggiore per me da milanista… Ti chiediamo di sorridere dal cielo, abbiamo bisogno ancora di qualche battuta».

Il ricordo del figlio Gianluca

Al termine del rito religioso il ricordo del figlio Gianluca. «Bruno non era solo nostro, anzi era proprio di tutti noi. Bruno il comico lo avete conosciuto tutti, ma avete conosciuto anche la persona: lui è uno di quei rari casi in cui il personaggio è uguale alla persona». Poi un ricordo personale. «Tanti mi hanno scritto “Per me lui è stato un amico e un padre“, mentre con me lui doveva essere duro. Una sera quando ero alle medie è entrato in cucina tardi mentre io ero ancora in piedi e mandandomi a letto mi ha strappato un disegno. Poi sono tornato in cucina per recuperare l’album e ho trovato lui che piangeva e cercava di riattaccare con lo scotch le pagine rotte e ci siamo abbracciati. Quello è stato l’unico momento della mia vita dove Bruno Arena dei Fichi d’India era solo mio padre. Ora lui è in paradiso in bicicletta e a fare le cene coi suoi amici. Se avesse potuto scegliere non sarebbe qui oggi, ma sarebbe fuori a raccontare le barzellette in pantaloncini corti. È tutta la vita che sono il figlio dei Fichi d’India. Mi ha sempre dato fastidio questa cosa. Non azzardatevi a smettere adesso».