Al Teatro di Varese la storia di Wiesenthal: Remo Girone è “Il cacciatore di nazisti”

varese teatro wiesenthal girone 05

VARESE – “Non voglio che le persone pensino che è stato possibile che i nazisti abbiano ucciso milioni di persone e poi l’abbiano fatta franca. Ma io voglio giustizia, non vendetta”: a cavallo tra un avvincente thriller di spionaggio e l’indagine storica, rivissuta con umana partecipazione e un tocco di caustico umorismo ebraico, giovedì 23 febbraio al Teatro di Varese “Il cacciatore di nazisti” racconterà alle 21 la storia di Simon Wiesenthal, che dopo essere sopravvissuto a cinque diversi campi di sterminio dedicò il resto della sua esistenza a dare la caccia ai responsabili dell’Olocausto.

Cinquantotto anni di inseguimento dei criminali di guerra

Lo spettacolo si apre nel 2003, in quello che idealmente è l’ultimo giorno di lavoro di Wiesenthal al Centro di documentazione ebraica da lui fondato: prima di andare in pensione ripercorre per ellissi ed episodi emblematici cinquantotto anni di inseguimento dei criminali di guerra nazisti, responsabili della morte di più di undici milioni di persone, di cui sei milioni di ebrei.
La vita di Wiesenthal, ironicamente apostrofato come “il James Bond ebreo”, ha dell’incredibile: con il suo lavoro di ricerca e investigazione è riuscito a consegnare alla giustizia circa 1100 criminali nazisti tra cui Karl Silberbauer, il sottoufficiale della Gestapo responsabile dell’arresto di Anna Frank, Franz Stangl, comandante dei campi di Treblinka e Sobibor, e Adolf Eichmann, l’uomo che pianificò quella che Hitler amava definire “la soluzione finale”. Quello a Eichmann fu uno dei processi più importanti del secolo scorso. Iniziato nell’aprile del 1961 a Gerusalemme, terminò otto mesi dopo con la condanna a morte per impiccagione dell’imputato per “crimini contro l’umanità”.

Combattere la rimozione e l’oblio

Lo spettacolo di Giorgio Gallione, basato sui libri dello stesso Wiesenthal e affidato all’interpretazione di Remo Girone, si interroga non solo sulla feroce banalità del male, ma anche sulla sua genesi. Un modo per reagire a quella che Simon Wiesenthal ricorda come la più cinica delle armi psicologiche utilizzate dalle SS contro i prigionieri dei lager: “Il mondo non vi crederà. Se anche qualche prova dovesse rimanere, e qualcuno di voi sopravvivere, la gente dirà che i fatti che voi raccontate sono troppo mostruosi per essere creduti”.
Così “Il cacciatore di nazisti” diventa un tentativo epico e civile per combattere la rimozione e l’oblio. “Non dimenticate mai, mi fido di voi!” è l’esortazione che Wiesenthal scopre nel messaggio lasciato dalla piccola Sara, protagonista di una delle tante vicende narrate nello spettacolo, e che lui stesso rivolgerà al pubblico a fine spettacolo.

La famiglia Wiesenthal fu catturata dai nazisti nel 1941

Quando la Germania invase l’Unione Sovietica nel 1941, Wiesenthal e la sua famiglia furono catturati dai nazisti e avviati verso i campi di concentramento. Sua moglie riuscì a nascondere la propria identità ebraica grazie a documenti falsi, che le vennero forniti dalla resistenza polacca in cambio degli schemi degli scambi ferroviari disegnati da Wiesenthal. Simon non fu così fortunato, e fu internato in vari campi di concentramento, dove sfuggì all’esecuzione in varie occasioni.
Simon Wiesenthal fu un sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti e, con la Liberazione alla fine della Seconda Guerra Mondiale, dedicò l’intera vita a documentare i crimini relativi all’Olocausto, consegnando i colpevoli alla giustizia. Wiesenthal fondò e fu a capo del Jewish Documentation Center di Vienna, dove furono intraprese le sue ricerche. Fu autore di testi memorabili, “The Murderers Among Us”, “Sunflower” e “Sails of Hope”.

varese teatro wiesenthal girone – MALPENSA24