Da Europa Verde Varese il Manifesto del Lago: «Prima risanamento. Balneazione secondaria»

VARESE – Il nostro Lago-il futuro da preservare: dall’evento organizzato ieri, giovedì 19 maggio, da Europa Verde Varese nasce il Manifesto per il Lago prodotto dal Comitato Tecnico Scientifico del partito. Il Manifesto è stato firmato in coda all’evento da circa 30 persone, e sarà diffuso nei giorni e nelle settimane successive tramite i canali social di EV Varese e in presenza con postazioni in centro città, affinché anche chi non fosse stato presente abbia la possibilità di consultarlo ed eventualmente di firmarlo anche telematicamente. Il documento con form per firma è già reperibile all’indirizzo https://forms.gle/YEAazJfhfh1XCkVK6 e sul sito https://www.verdivarese.eu .

Salvaguardia e risanamento

«Finalmente 4 anni fa abbiamo visto venire alla luce il progetto di risanamento del Lago di Varese, promosso da Regione Lombardia, sostenuto dagli enti locali e gestito attraverso AQST (Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale Lago di Varese), che sta finora producendo risultati apprezzabili, grazie all’impostazione su collettamento scarichi, efficientamento del sistema fognario e prelievi da fondale, con una versione rivista e corretta», ha spiegato Alessandro Pennati, geografo, educatore ambientale e membro del CTS Europa Verde Varese.

Balneazione secondaria

«L’obiettivo principale riguarda la salvaguardia e il risanamento e questo è chiaro a tutti – ha proseguito Penati – Per fare tutto ciò occorrono decine di milioni di euro, se vogliamo aggiungere anche un ammodernamento del depuratore che ha una quarantina d’anni. Ma adesso è il momento buono per chiedere e ottenere i fondi necessari», ha aggiunto Penati sottolineando come la balneazione, al momento, debba essere secondaria.

«Ovviamente, se le ricerche dovessero avere esito negativo, occorrerà avere il coraggio di dire che il bagno nel lago di Varese non si può fare: non perché le acque siano inquinate, ma perché si rischia di danneggiarne gli ecosistemi. In caso contrario, ovvero se indagini scientifiche e non solo empiriche dovessero dimostrare che alcuni siti possono diventare balneabili senza alcuna conseguenza per gli equilibri ecosistemici e per la biodiversità del lago, allora non avremmo nulla in contrario, anche se comunque auspicheremmo che, in tal caso, la balneazione non fosse oggetto di speculazione, ma uno strumento per migliorare la qualità della vita dei concittadini rivieraschi».

«Fondamentale è la necessità di considerare centrale per il futuro del Lago di Varese la sua funzione ambientale e il suo unicum naturalistico, valutando coerentemente ogni intervento e pianificazione nel tempo che verrà: dopo tanti anni, è giunto il momento di ripristinare un rapporto virtuoso tra persone e ambiente, nella tutela del tesoro di biodiversità che il nostro territorio custodisce – ha concluso Penati -Se siete d’accordo con questa visione, vi invitiamo adesso a farla vostra e a firmare il manifesto a titolo personale o istituzionale».

Manifesto del Lago

Il progetto di risanamento del Lago di Varese, promosso da Regione Lombardia, sostenuto dagli enti locali e gestito attraverso AQST (Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale Lago di Varese), sta finora producendo risultati apprezzabili, grazie alle azioni di collettamento degli scarichi, di efficientamento del sistema fognario e di prelievo delle acque di fondo.

È il futuro a preoccuparci, anche in virtù di alcune recenti dichiarazioni pubbliche: le proposte di destinazione del nostro Lago comparse le settimane scorse sulla stampa ne prevedono un utilizzo ancora prima che le sopracitate operazioni di depurazione e risanamento siano completate, sono centrate sulla sua fruizione e lo assimilano di fatto ad un normale Parco urbano. Ci preme ricordare che il Lago di Varese, insieme a Palude Brabbia, Lago di Biandronno e Lago di Comabbio, forma un’area umida di vitale importanza biologica, conservata con cura e passione dalle comunità locali e dai pescatori, nonostante il suo inquinamento; inoltre, Rete Natura 2000, il sistema europeo di difesa della biodiversità, lo riconosce quale area protetta ZSC (Zona Speciale di Conservazione) e ZPS (Zona di Protezione Speciale).

Grazie ai suoi canneti, alle sue sponde, alla sua fauna ed al suo ruolo per le rotte stagionali degli uccelli, costituisce un vero e proprio scrigno di biodiversità. È anche un punto nevralgico della rete ecologica, e in particolare del TIB (Trans Insubria Bionet), il principale corridoio ecologico di collegamento tra Appennini ed Alpi fino al Parco del Campo dei Fiori. I suoi principali problemi, olre all’inquinamento delle acque, sono l’invasione di specie esotiche animali (come gambero della Luisiana, cormorani, gabbiani e pesce siluro) e vegetali (Ludwigia etc.), e in parte il disturbo causato dagli esseri umani e dalle loro abitudini. D’altro canto, la sua quiete è molto apprezzata dalle migliaia di cittadini che hanno imparato ad amarlo.

È nostra solida convinzione, pertanto, che in ogni progetto riguardante il Lago di Varese debba essere data assoluta priorità alle sue funzioni naturali, da tutelare in un sistema integrato di utilizzo sostenibile. Da tempo la sofferenza del Pianeta Terra è evidente a chiunque osservi: cambiamento climatico e perdita di biodiversità generano squilibri, epidemie e un peggioramento generale delle condizioni di salute di milioni di persone, e questo perché l’umanità ha voluto comportarsi come padrona della Natura, invece che co-abitante della stessa.

Europa Verde Varese auspica dunque che si ripensi il futuro del nostro Lago in maniera radicalmente diversa, privilegiando la convivenza equilibrata con la presenza di risorse faunistiche e floristiche uniche e sostenendo il sistema naturale. Il territorio può anche essere valorizzato dal punto di vista dell’uomo, come risorsa turistica e antropica, ma solo se tale sviluppo serve, non reca alcun danno e non altera l’equilibrio ambientale. Chiediamo alle Amministrazioni comunali, alla Provincia di Varese e a Regione Lombardia di considerare centrale per il futuro del Lago di Varese la sua funzione ambientale e il suo unicum naturalistico, valutando coerentemente ogni intervento e pianificazione nel tempo che verrà: dopo tanti anni, è giunto il momento di ripristinare un rapporto virtuoso tra persone e ambiente, nella tutela del tesoro di biodiversità che il nostro territorio custodisce.

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