In carcere e poi assolto per lo stupro in treno di Venegono. Ora chiede i danni

VENEGONO INFERIORE – Accusato di un doppio stupro, detenuto per un anno e mezzo e poi assolto: adesso chiede di essere risarcito per ingiusta detenzione. Hamza Elayar fu arrestato a fine dicembre 2021, insieme a Anthony Fusi Mantegazza, con l’accusa di una doppia violenza sessuale. Una commessa in treno, all’altezza di Venegono Inferiore, l’altra avvenuta pochi minuti dopo in stazione a Vedano Olona.

L’assoluzione

Il 7 marzo di quest’anno entrambi gli imputati furono assolti con formula piena. A pesare sulla decisione del collegio del Tribunale di Varese presieduto da Cesare Tacconi furono due punti in particolare. Il primo: le due ragazze non hanno compiutamente riconosciuto i due imputati in aula come gli aggressori. Fatto comprensibilissimo vista la situazione. Per contro, però, una delle due ha riconosciuto come uno degli stupratori un terzo uomo che si trovava nello stesso appartamento dove furono arrestati i due imputati. Va detto che, a istruttoria ormai conclusa, la procura ha identificato questo terzo uomo nel frattempo sparito dai radar.

Mancato riconoscimento

Altro punto. Uno degli aggressore indossava un cappello, poi identificato come un colbacco. Cappello repertato dagli inquirenti e analizzato. Sul quale, però, non erano presenti tracce biologiche appartenenti ai due imputati. Vi erano, per contro, altre tracce biologiche che forse sarebbe valsa la pena analizzare. Ci sono infine la geolocalizzazione di Fusi Mantegazza in un locale a Tradate distante dai luoghi degli stupri in quei momenti, e un teste che ha scagionato entrambi gli imputati.

Il DNA

Questi elementi sarebbero emersi sin da subito; nonostante questo i due imputati sono rimasti in carcere per quasi un anno e mezzo. Elayar, assistito dagli avvocati Fabio Bascialla e Maurizio Punturieri, chiede di essere risarcito per quell’anno e mezzo di ingiusta detenzione (la Procura non ha appellato la sentenza di assoluzione). Parliamo di uno standard di 240 euro al giorno per ogni 24 ore trascorse in carcere da innocente; ma i giudici della Corte d’Appello di Milano potrebbe anche maggiorare l’indennizzo.

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