Venegono, stupro in treno: vittime credibili. Bisogna trovare gli aggressori

VENEGONO INFERIORE – «Le due persone offese sono credibili e pertanto i reati contestati sussistono. La loro credibilità oltre ad essere intrinseca è supportata dalle altre risultanze dibattimentali». Il fatto è quello del dicembre 2021 quando due giovani donne furono aggredite sessualmente: una su un treno all’altezza di Venegono Inferiore, l’altra in stazione a Vedano Olona. Nell’arco di una manciata di minuti, due aggressioni.

La dignità delle vittime

Per quei fatti furono arrestati pochi giorni dopo Anthony Fusi Mantegazza e Hamza Elayar. Entrambi assolti a marzo, dopo quasi un anno e mezzo di detenzione, con formula piena. Ora, che il giudice estensore Cesare Tacconi (presidente del collegio) nelle 39 pagine di motivazione alla sentenza tenga a precisare che le due ragazze sono credibili e il fatto sia accaduto è importantissimo, anzi fondamentale. In un momento storico in cui il “te lo se andata a cercare” è la moda social, metterlo nero su bianco è un segno di rispetto nei confronti delle vittime. Anche gli stessi difensori lo hanno più volte ribadito: il fatto è accaduto, due donne sono state sessualmente aggredite. È il 2023, ma purtroppo corre ancora l’obbligo di ribadirlo. Ma non sono stati i due imputati a compiere quella violenza: quindi dovere della giustizia è trovare i responsabili.

Il terzo uomo

Nelle motivazioni il giudice estensore ripercorre l’istruttoria dibattimentale. Si parte dai riconoscimenti: le due ragazze non hanno compiutamente riconosciuto i due imputati in aula come gli aggressori. Fatto comprensibilissimo vista la situazione. Per contro, però, una delle due ha riconosciuto come uno degli stupratori un terzo uomo che si trovava nello stesso appartamento dove furono arrestati i due imputati. Va detto che, a istruttoria ormai conclusa, la procura ha identificato questo terzo uomo nel frattempo sparito dai radar.

Il colbacco e le tracce biologiche

Altro punto. Uno degli aggressore indossava un cappello, poi identificato come un colbacco. Cappello repertato dagli inquirenti e analizzato. Sul quale, però, non erano presenti tracce biologiche appartenenti ai due imputati. Vi erano, per contro, altre tracce biologiche che forse sarebbe valsa la pena analizzare. Ci sono infine la geolocalizzazione di Fusi Mantegazza in un locale a Tradate distante dai luoghi degli stupri in quei momenti, e un teste che ha scagionato entrambi gli imputati.

La caccia continua

In estrema sintesi «Si impone – scrive il giudice estensore – l’assoluzione per non aver commesso il fatto». La prova, tanto cercata, in dibattimento non si è formata. Sul fronte indagini vige il massimo riserbo ma è chiaro che, visti gli elementi emersi, la procura non stia lavorando tanto su un appello all’assoluzione di primo grado, quanto alla cattura dei veri stupratori sui quali, durante il dibattimento, sono emersi elementi utili all’identificazione.

venegono stupro treno – MALPENSA24