Visita della Regione al reattore nucleare di Ispra: sarà smantellato entro il 2040

ISPRA – Il 2040 è l’orizzonte temporale per la dismissione dell’impianto nucleare Essor situato presso il Jrc (Joint Research Centre), il Centro comune di ricerca della Commissione Europea che ha sede in provincia di Varese. Il piano di dismissione del reattore è stato al centro della visita da parte di Regione Lombardia che ha visto protagonista oggi (venerdì 29 aprile) nel sito di Ispra l’assessore regionale ad ambiente e clima Raffaele Cattaneo. «Tutto avverrà in sicurezza e nel massimo rispetto della salute e dell’ambiente», ha commentato.

Visita istituzionale

La visita dell’assessore ha fatto seguito al parere positivo giunto da Regione Lombardia lo scorso marzo in merito allo smantellamento del sito. La delegazione regionale è stata accolta dal direttore del sito Rien Stroosnijder (foto sopra) e la prima tappa è stata proprio un tour dell’edificio che ospita il reattore Essor, a partire dalla sala di controllo (foto sotto). Un ambiente rimasto esattamente com’era negli anni Sessanta, quando il reattore entrò in funzione, precisamente nel 1969. A fare da ciceroni il responsabile degli impianti nucleari di Ispra Paolo Peerani e il direttore tecnico Lorenzo Di Cesare.

“Dentro” il reattore

Quindi la visita ha toccato il cuore dell’edificio, ovvero l’interno del reattore, che ha un’altezza di 45 metri, con una potenza di 25 megawatt. L’impianto (nella foto sotto) restò in funzione fino al 1983: a partire dai primi anni Ottanta i programmi quadro dell’Unione Europea per la ricerca e l’innovazione si orientarono sempre meno su ricerca e sviluppo nucleare, portando alla progressiva messa fuori servizio degli impianti, posti in uno stato di conservazione in sicurezza. L’impianto Essor era un reattore di ricerca e non veniva utilizzato per la produzione di energia elettrica. In tutto il suo periodo di attività ha consumato 20 chili di uranio. Oggi il reattore, pur essendo spento da anni, viene sottoposto frequentemente a controlli da parte di ispettori di sicurezza.

Obiettivo 2040

Il responsabile degli impianti Paolo Peerani ha spiegato che è stata completata la fase preparatoria in vista della disattivazione, che avrà dei tempi tecnici particolarmente lunghi. Per arrivare al “Green Field”, ovvero il ripristino dello stato originario del luogo l’obiettivo è infatti quello del 2040. Nel dettaglio la disattivazione di un impianto nucleare consiste in un processo graduale che ha inizio con I’allontanamento dei materiali nucleari, per poi passare allo smantellamento e alla rimozione dei sistemi e delle infrastrutture. Successivamente, dopo la rimozione della radioattività residua e le indagini finali, il processo si conclude con il rilascio del sito in una condizione di totale assenza di rilevanza radiologica. Al momento il centro di Ispra è già dotato di un deposito temporaneo interno, pronto a ricevere tutti i rifiuti radioattivi in attesa di essere trasferiti definitivamente al deposito nazionale, che però non è ancora pronto. Un fattore che potrebbe causare un allungamento dei tempi. L’assessore regionale Raffaele Cattaneo ha sottolineato come tutto si svolgerà con i massimi criteri di sicurezza per la salute e l’ambiente.

In autunno il nuovo centro visitatori

L’occasione di oggi è stata utile anche per presentare uno dei prossimi progetti del Jrc di Ispra, ovvero il nuovo centro visitatori, che verrà spostato dall’interno all’esterno del sito comunitario. L’area informativa sarà trasferita in una nuova struttura in costruzione situata proprio al di fuori del gate di ingresso, in modo da ampliare l’apertura alla popolazione, che potrà visitare il centro senza dover effettuare le procedure di accesso al sito. L’apertura è prevista per il prossimo settembre, con una prima fase dedicata alle visite istituzionali e di scuole e gruppi. Quindi tra il 2022 e il 2023 ci sarà la graduale apertura al pubblico generico. Nel centro visitatori vengono illustrate le attività svolte all’interno del sito di Ispra, dove in circa 200 ettari di superficie sono operative 2400 persone che si occupano di diversi campi di ricerca.