Boccia (Confindustria) alla Liuc: «I negozi aperti di domenica sono un atto di civiltà»

liuc inaugurazione boccia

CASTELLANZA – «Bisogna fare scelte per il futuro distinguendo quali sono le cose urgenti. Lo ha fatto la Liuc e dovrebbe farlo anche la politica». Non mancano i riferimenti al governo nel discorso tenuto dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia intervenuto questa mattina, 12 novembre, all’inaugurazione del nuovo anno accademico della università di Castellanza. Presente, oltre al ministro all’Istruzione Marco Bussetti, anche il prefetto di Varese Enrico Ricci, il sindaco di Castellanza Mirella Cerini, il sindaco di Busto Arsizio Emanuele Antonelli, il presidente dell’Unione industriali della provincia di Varese Riccardo Comerio e il suo predecessore Giovanni Brugnoli.

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«La politica moderi i toni»

liuc inaugurazione bocciaIncalzato sulla manovra economica, il presidente commenta la situazione politica attuale. Un Paese che «non ha materie prime o fonti energetiche deve il suo futuro ai suoi cittadini e alle imprese. Bisogna porre attenzione all’occupazione, aprire cantieri: se non si investe sulle infrastrutture sarà difficile avere una crescita in linea con le aspettative del governo». Il lavoro al centro: è la risposta anche allo scontro fra Sala e Di Maio sulle aperture domenicali: «Sala capisce con coscienza il ruolo del lavoro in questo Paese, che noi condividiamo: è un dono e una missione. Avere i negozi aperti di domenica è un atto di civiltà per chi lavora durante la settimana». Circa il pericolo di una deriva illiberale, spettro annunciato da Berlusconi, commenta con parole critiche verso il governo: «Dall’uno e dall’altro lato la politica sta usando parole forti: è il caso che si abbassino i toni e che la priorità sia il bene del Paese».
Nel rivolgersi agli studenti, Boccia parte dai cardini su cui si fonda la società – lavoro, conoscenza, informazione – che hanno al centro la persona. Grande e importante dunque il lavoro dei luoghi del futuro, le università come la Liuc che costruiscono le coscienze e le professionalità da cui dipendono le sorti dell’Italia e dell’Europa. Che i giovani coltivino «la cultura della complessità da cui deriva la certezza del futuro», quella certezza grazie alla quale i nostri nonni nel dopoguerra ricostruirono il Paese. Il monito di Boccia è di non cadere nell’ansia, nell’assuefazione «che nulla possa cambiare: sarebbe la fine. Non siamo la periferia ma il cuore dell’Europa: lavorate sulle soluzioni cogliendo le sfide».

No a Giurisprudenza

Ed è un educazione alle sfide per sostenere lo sviluppo del territorio e del Paese la mission che anno dopo anno la Liuc si propone di portare avanti. Lo ha ricordato il presidente dell’università Michele Graglia che nel riportare, insieme al rettore Federico Visconti, i risultati del nuovo anno (tra cui 900 nuove matricole, oltre duemila iscritti in totale), pone l’accento anche sulle scelte forse poco popolari portate avanti dall’ateneo proprio per essere in sintonia con il mercato del lavoro. Dopo vent’anni alla Liuc non è stato quest’anno attivato il corso di Giurisprudenza, «non prioritario e in sintonia rispetto alle reali esigenze delle aziende del Paese». Un’istituzione, anche quella universitaria, capace dunque di innovarsi e rivedere i propri progetti per cambiare insieme al mondo che lo chiede, facendo crescere l’Italia: «Siamo geneticamente bravi a fare industria. Dobbiamo porci il lavoro come obiettivo, con imprese senza confini». Il senso di un percorso universitario oggi è quello di formare giovani inclini allo sviluppo, consapevoli che «isolandoci non si può cambiare il mondo. Ma abbiamo bisogno che anche chi guida il nostro Paese sia convinto di questo e operi coerentemente», affinché le generazioni di oggi abbiano davanti orizzonti senza limiti.

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