BUSTO ARSIZIO – «Una foglia di fico per nascondere l’immobilismo». Il capogruppo Pd Maurizio Maggioni, a freddo rispetto al consiglio comunale di ieri (27 aprile), “bolla” così il «tanto decantato Fondo per praticare sconti sulla Tari a favore delle utenze non domestiche, inventato all’ultimo momento da una maggioranza che ha scoperto solo ieri sera che il sistema bustocco di raccolta dei rifiuti urbani e di misurazione non è stato rinnovato».
«Occorreva agire prima»
«Le tariffe TARI – spiega Maggioni – in alcuni casi salgono perché sono commisurate alla necessità di coprire i costi del servizio che storicamente si collocano attorno ai 15 milioni di euro l’anno. Che occorra agire per modificare la struttura del servizio e del computo dei rifiuti è problema conosciuto da anni: artigiani e commercianti potrebbero ricorrere per certe tipologie di rifiuto al mercato libero, famiglie e singoli cittadini potrebbero vedersi assegnata una tariffa commisurata alla propria produzione e non ad una stima potenziale. Non è compito facile, ma è strada obbligata. Se oggi Busto Arsizio deve constatare che questa strada non è stata nemmeno imboccata è effetto di una guida politica che non crede nell’innovazione e non la pratica anche quando assicura di volerlo fare».
Invenzione fantasiosa
Come affermato in aula, per il Pd il fondo di compensazione non è la soluzione: «L’invenzione di un Fondo destinato a sconti TARI per utenze non domestiche che dovrebbe essere finanziato dal Governo è fantasiosa, perché il Governo sta indirizzandosi a sostenere i costi delle bollette energetiche soprattutto in direzione dei privati, imprenditori e famiglie, e gratuita, perché eventuali ed auspicabili fondi destinati ai Comuni prenderanno forma e dettagli che solo allora verranno definiti ma che prevedibilmente riguarderanno gli oneri energetici non il servizio di raccolta rifiuti. I costi del servizio rifiuti sono strutturali, storici e a dimensione comunale e solo l’Amministrazione è protagonista obbligata di ricerca innovativa. Le dichiarate promesse secondo le quali si faranno studi e valutazioni per applicare i metodi e le possibilità da anni offerte dal legislatore, tanto più sono ripetute (solo nel nuovo mandato amministrativo tre volte dal mese di novembre scorso) tanto più dimostrano inefficienza».