Nel suo post di fine anno, Giorgia Meloni parla dell’azione di governo che “guarda all’ottimismo di questa nazione”. Ottimismo, sostantivo da pronunciare con prudenza alla luce di un 2022 che lo scrittore Paolo Giordano definisce con gli aggettivi “duro, metallico, livido”. Anno che, per diverse, pesantissime circostanze, mette alla prova le nostre coscienze e, con esse, minaccia la serenità collettiva. Eccome. La premier, dotata di un talento indiscusso e per certi aspetti quasi sorprendente, accenna all’ottimismo per dovere istituzionale e di ruolo. Guarda al futuro del Paese in scia alle scelte sue e del suo esecutivo, sempre le migliori possibili per chi le decide, soprattutto se è un politico.
Ma il Paese, legato a filo doppio al contesto internazionale, ora dominato dalla guerra, vive davvero una condizione di ottimismo? Bisogna fare uno sforzo per concedere a Giorgia Meloni un’incondizionata apertura di credito, soprattutto alla luce delle difficoltà economiche, sociali e sanitarie che caratterizzano questo sciagurato periodo della nostra storia. Non possiamo nemmeno lasciarci vincere dallo sconforto per gli avvenimenti degli ultimi dodici mesi, per essere rimasti in equilibrio precario per tutto quello che abbiamo vissuto. Persino il clima ci ha voltato le spalle, annunciando, con l’anno più caldo e siccitoso di sempre, un futuro ambientale tutt’altro che rassicurante.
Premesse che, appunto, inducono all’amarezza e alla disillusione. E’ difficile essere ottimisti. Difficile però non si significa impossibile. Per questo l’augurio di Malpensa24, dell’editore Fabrizio Iseni, del direttore Vincenzo Coronetti e di tutta la redazione, è di ritrovare finalmente nel 2023 nuovi motivi di speranza, magari occultati tra le pieghe della nostra quotidianità, soltanto oscurati dalle nostre paure. Come sosteneva Jim Morrison, mitico a carismatico frontman dei Doors, “Non c’è notte tanto lunga da non permettere al sole di risorgere il giorno dopo”. Buon anno.