Pensotti di Legnano fallita, sindacati: fatto tutto il possibile per i lavoratori

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LEGNANO – «Comprendiamo la rabbia e la delusione nel vedere fallita l’azienda per cui hai lavorato per anni, un’azienda storica e unica nel suo panorama. Ma non c’è mai stato un incontro sindacale ufficiale senza la presenza delle RSU e con l’accordo siglato lo scorso 25 luglio abbiamo tutelato tutti i lavoratori»: così i sindacati FIM-CISL, FIOM-CGIL e USB Lavoro Privato replicano alle accuse mosse dalla RSU Pensotti sulla trattativa seguita al fallimento dell’azienda legnanese. «In tutto il processo di crisi iniziato nel lontano 2017 abbiamo garantito il supporto – affermano i sindacati in una risposta a Franco Lizzi della RSU e ai lavoratori –. A novembre del 2018, attraverso il Decreto Genova, siamo riusciti dopo aver fatto una manifestazione il 4 luglio a Legnano e dopo aver incontrato il sindaco, Confindustria, ottenuto un’audizione in Regione Lombardia e fatto un presidio sempre in Regione, un ulteriore anno di CIGS fino a fine ottobre 2019, per dare più copertura possibile ai lavoratori più sfortunati che ancora oggi non hanno trovato un’altra collocazione».

CISL, CGIL e USB: «CIGS garantita nonostante fallimento»

I sindacati entrano quindi nel merito della complessa trattativa per garantire la cassa integrazione ai dipendenti, in tutto una quarantina, rimasti senza lavoro. «Abbiamo proceduto ad attivare tutte le iniziative attraverso la Regione Lombardia e il ministero del Lavoro, con la collaborazione del curatore fallimentare, per far sì che non venissero meno gli ammortizzatori sociali. Il 22 maggio 2019, presso il ministero del Lavoro è stato siglato un nuovo accordo per garantire la CIGS fino al 31 ottobre, nonostante l’azienda fosse fallita e la normativa vigente prevedesse la chiusura della CIGS. Il fatto che il curatore fallimentare (non la Pensotti) con l’accordo del 25 luglio paghi le eventuali quote ticket per la NASPI più basse, significa che ci sono potenziali risorse aggiuntive, per le spettanze dei lavoratori che vengono insinuate al passivo, oltre al TFR che è comunque garantito dal fondo di garanzia dell’INPS. È inesatto e falso dire che i sindacati hanno lasciato che la Pensotti pagasse la quota più bassa per ogni lavoratore: non esiste più la Pensotti, e dulcis in fondo i soldi pagati in meno potrebbero essere risorse per le spettanze dei i lavoratori insinuate nel passivo».

«Pagata cattiva gestione dell’azienda, fare luce su responsabilità»

Da ultimo, FIM-CISL, FIOM-CGIL e USB sottolineano che con l’accordo siglato a luglio è stato tutelato «non solo chi ha già i requisiti per andare in pensione, ma anche chi è già fuori dall’azienda, chi ha chiesto di poter usufruire della CIGS fino all’ultimo giorno e insinuare nel passivo anche il preavviso e anche chi purtroppo, rischia per effetto del preavviso di rimanere dal 1° novembre senza retribuzione e senza NASPI per due/tre/quattro mesi». Poi, un’ammissione su quanto denunciato più volte dalla RSU e ripreso da Malpensa24. «È vero che questa crisi deriva da una gestione della Pensotti Caldaie di Legnano che ha accumulato milioni di euro di debito che non derivano da una crisi per mancanza di commesse, ma da una crisi puramente economica, bancaria. Tutto questo è stato da noi denunciato attraverso i vari passaggi con le istituzioni. Ci auguriamo che chi di dovere faccia chiarezza in merito alle responsabilità di questo fallimento e verifichi se ci siano responsabilità di bancarotta».

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