Busto, le educatrici tremano dopo la sentenza: indennità di turno da restituire?

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BUSTO ARSIZIO – Caso educatrici, la sentenza d’appello sui ricorsi per il riconoscimento dell’indennità di turno, che ha dato ragione al Comune che aveva smesso di pagarle, apre le porte al rischio di dover chiedere alle maestre d’asilo di restituire le indennità di turno percepite negli anni precedenti alla battaglia legale.

Restituzioni?

La cifra complessiva delle eventuali restituzioni, di cui si parla nei corridoi di palazzo Gilardoni, è di quelle da far tremare i polsi: ben 700mila euro, pari a circa 70mila euro all’anno moltiplicato per 10 anni di indennità versate alle educatrici. Che ricevevano, ciascuna, una somma che si aggirava attorno ai 100 euro al mese a titolo di indennità. Non dovute, secondo la sentenza del Tribunale. Resta da capire se non dovute dal 2016, quando il Comune smise di versarle, oppure già da prima. Ad oggi nulla è ancora deciso, ma la sentenza potrebbe obbligare Palazzo Gilardoni a recuperare le somme erroneamente versate, il cosiddetto “danno erariale”, pena il rischio di vedersi in casa la Corte dei Conti con i suoi rilievi. Una vicenda che per molti versi ricorda quella già vissuta più di dieci anni fa in seguito alle ispezioni della Ragioneria Generale dello Stato: circa 300 tra dirigenti e dipendenti dovettero restituire parte degli aumenti di stipendio legati a progressioni giudicate illegittime. «Seguiremo le indicazioni della Corte dei Conti – ammette il sindaco Emanuele Antonelli – mi spiace tantissimo per questa sentenza, sono il primo a soffrirne perché le educatrici lavorano tanto e bene. Ma dovrebbero farsi consigliare meglio. E lasciatemi dire che è troppo comodo affermare, quando si perde, che perdono tutti». Una stoccata riferita al commento del sindacalista di ADL Fausto Sartorato.

Organizzazioni sindacali contro

Una partita estremamente complessa che si intreccia con un’aspra contrapposizione sindacale tra chi, come le sigle ADL, CGIL e CUB, aveva sostenuto e promosso la battaglia legale delle educatrici e chi, come la sigla CSA, aveva suggerito un approccio più dialogante nei confronti dell’amministrazione comunale. «A costo di perdere iscritti al sindacato e di venire tacciati come filogovernativi – fa notare Angiolino Liguori, già rappresentante sindacale e oggi dirigente locale del sindacato CSA – eravamo l’unica organizzazione contraria ad intraprendere un contenzioso legale ma non ci fu data la possibilità di aprire un dialogo con l’amministrazione. Oggi nessuno gioisce, ma se c’è una strada giuridica per non arrivare agli estremi, troviamola. Io ho già chiesto al sindaco di aprire una discussione su questo tema».

La prudenza di Farioli: niente allarmismi

Invoca «prudenza», anche per evitare di infondere allarmismi tra le dirette interessate, l’assessore al personale Gigi Farioli. «Per prima cosa occorre leggere le motivazioni della sentenza – mette le mani avanti l’assessore, che da sindaco ebbe ad affrontare la bufera della Corte dei Conti – dal punto di vista giurisprudenziale, emerge la correttezza dell’interpretazione dell’amministrazione comunale rispetto ad una questione che è stata chiarita dal contratto decentrato del 2016. Ora si dovrà valutare la sentenza, approfondendo quanto serve, per capire quali passaggi sarà indispensabile assumere. Lo faremo con un atteggiamento rigoroso, secondo i criteri di legge, ma altrettanto attento e con sensibilità, nella consapevolezza della delicatezza del ruolo delle educatrici. Mai ci permetteremmo di compiere delle scelte non approfondite, non responsabili e non sensibili».

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