A che cosa serve uno Stato?

patrini stati chiesa

di Luigi Patrini

Tutto ciò che nasce, prima o poi muore. Uomini, animali, piante, montagne, fiumi, nascono e muoiono. Anche gli Stati nascono e muoiono. Talvolta possono anche risorgere, ma prima o poi ri- moriranno. Penso alla Polonia: sorta verso la fine del primo millennio della nostra era, dopo essere stata spartita per tre volte tra Prussia, Russia e Austria (1772, 1793, 1795) scomparve dalle carte geopolitiche d’Europa per oltre un secolo, ritornando a nuova vita alla fine della prima guerra mondiale, nel 1918. Vent’anni dopo, la Prussia, ormai diventata Germania, e la Russia tentarono ancora di dividersela con il famigerato accordo tra Hitler e Stalin sottoscritto alla vigilia della seconda guerra mondiale. Adesso esiste ancora!

Qualcosa di simile è accaduto a Cecoslovacchia, Jugoslavia e URSS: tre Stati che oggi non esistono più, dissolti dopo la caduta del Muro di Berlino. La Francia ha preso coscienza della sua realtà statuale al termine della Guerra dei cent’anni (conclusa nel 1453; molti ricorderanno il ruolo importante di Giovanna D’Arco!); la Spagna nasce nel 1492 con la fine della Reconquista e la caduta del Regno di Granada, l’ultimo Stato islamico della penisola iberica; per lo Stato italiano c’è una data di “nascita” precisa: il 17 marzo 1861.

Le vicende alle quali ho accennato e quelle occorse in questi ultimi anni, soprattutto la recente vicenda legata al conflitto tra Russia e Ucraina, impongono agli studiosi una riflessione su quanto avverrà in futuro: sempre più evidente è il fatto che nel Villaggio Globale che è oggi il mondo intero, occorre rispettare due esigenze fondamentali: il rispetto delle identità nazionali e l’attivazione di forme di governance molto ampie, a dimensioni almeno continentali. L’unità di misura “naturale” del corpo sociale è – e sarà sempre – la persona, cioè l’essere umano nella sua unicità ed irripetibilità; “naturale” è anche la famiglia, come unità di esseri umani che possono riprodursi e creare un ambito educativo e di servizio reciproco (non si dimentichi che il termine famiglia indica l’insieme delle persone che, convivono “servendosi” e sostenendosi reciprocamente, come suggerisce il termine “famulus”, servitore); “naturale” è pure la nazione, cioè l’insieme di persone e di famiglie che condividono determinati valori, usi e costumi ed hanno una tradizione comune.

Lo Stato, invece, non è “naturale”: è una creazione umana, artificiale, che la società si dà nel tempo e che può assumere forme organizzative diverse, per facilitare un’organizzazione migliore della vita di relazione e di aiuto reciproco tra le persone, favorendo una pacifica armonizzazione di interessi che rendano più bella e vitale la stessa vita associata. La Politica, quella con la “p” maiuscola, quella che Paolo VI chiama, con espressione di profonda densità, “Ars politica” (Oct. Ad. 46) è l’arte di regolare questo obiettivo dell’organizzarsi e dello strutturarsi dei poteri dello Stato; è questo il motivo profondo per porta la Dottrina sociale della Chiesa ad avere grande stima di questa attività che appare oggettivamente indispensabile per regolare la vita della società.

patrini stati chiesa
Luigi Patrini

Gli Stati dovranno “modificarsi” profondamente, per conciliare le due esigenze a cui ho accennato sopra: dovranno federarsi attribuendo poteri ad organismi unitari di vaste dimensioni, i quali dovranno – come loro primo compito – garantire il rispetto delle identità nazionali, senza pretese di far prevalere le più vaste e forti su quelle più piccole e deboli: dovrà essere una sorta di “Famiglia di Stati”. Lo Stato diventerà probabilmente più piccolo e circoscritto, una sorta di stato-regionale. L’esempio a cui penso è la situazione del Medioevo Europeo: la persona era anzitutto “cristiana”, cioè “europea”, in secondo luogo era borgognona, sassone, catalana, siciliana, fiamminga, bretone, lombarda, slovena, montenegrina o appartenente ad altre “nazioni”, solo in terzo luogo era francese, spagnola, tedesca o italiana.

Questo processo sarà lungo, tormentato ancora e tortuoso, ma è ineluttabile. Perché si realizzi occorrerà che si ri-costruisca una identità culturale comune, con Valori forti di riferimento. Credo che sia una questione, questa, sulla quale è opportuno cominciare ad avviare un confronto ed un dibattito, perché gli Stati non “muoiano” per distruzione reciproca, ma siano come i bruchi che si trasformano in farfalle variopinte e vivaci. C’è nella storia una realtà di popolo davvero esemplare: mi riferisco alla Chiesa. Nella Chiesa ci sono tante differenze etniche, culturali, ci sono santi e peccatori, uomini e donne saggi e meno saggi, pieni di difetti e di pregi come tutti, eppure, dopo duemila anni dalla sua nascita, è una realtà ancora viva e vitale, piena di giovinezza e di energia.

Ecco: forse sarebbe il caso che questa “identità etnica sui generis” – come la definì Paolo VI in una memorabile udienza di mezzo secolo fa – fosse vista e studiata con attenzione dal mondo laico e politico, credente e non credente! Osservata e studiata per capirne i segreti, per capire perché, pur con l’adesione di tanti popoli diversi, nessuno in Essa si sente mai straniero, come disse con semplicità ed efficacia il Cardinal Benelli quando, uscito dal Conclave che nel 1978 aveva eletto Karol Wojtyła, gli fu chiesto cosa pensasse dell’elezione di un “Papa straniero”. Era vero: da quattro secoli e mezzo sul soglio di Pietro si erano succeduti solo Papi italiani ed ora era arrivato un Papa polacco! “Nella Chiesa – disse Benelli al giornalista – non ci sono stranieri”. Già: nella Chiesa si litiga, ci si divide, magari, ma poi ci si riconcilia. Inesorabilmente, perché il Valore è più forte di ogni spinta centrifuga: il Valore è il riconoscimento dell’esistenza di un Essere che è “Via, Verità e Vita”. Il riconoscimento che esiste una Paternità reale per tutti gli uomini è l’unico vero motivo della fraternità universale di ogni essere umano.

Nel 1789, anno che tradizionalmente segna l’inizio della modernità, si teorizzò una “fraternité” di tutti gli uomini che era, in realtà, solo un fatto ideologico, senza sostanza reale: due secoli dopo, nel 1989, cadde il Muro di Berlino, rendendo evidente la menzogna alla base di quella ideologia. Non tutti se ne accorsero: la violenza esplose in modo tragico: guerre, attentati, violenze di ogni genere si susseguono e si susseguiranno ancora. Sarà sempre peggio, a meno che gli uomini non comincino a rendersi conto che la loro esistenza non è scaturita dal nulla, ma è il segno di un dono che l’Essere, il Solo che può dire di Sé “Io Sono”, ha fatto loro, chiamandoli all’esistenza dal nulla in cui erano, per far loro percepire la bellezza travolgente dell’essere in un mondo bello come quello che meravigliò il suo stesso Creatore, che, già mentre lo creava, si accorse di quanto fosse “buono” ciò che stava facendo.

patrini stati chiesa – MALPENSA24